Newsletter, Omaggi, Area acquisti e molto altro. Scopri la tua area riservata: Registrati Entra Scopri l'Area Riservata: Registrati Entra
Home / Articoli / L'individualista di massa chiede disperatamente attenzione, ma non la trova, perché non la merita

L'individualista di massa chiede disperatamente attenzione, ma non la trova, perché non la merita

di Francesco Lamendola - 22/09/2009


Colpisce, per la sua profondità e per la sua inaspettata attualità, un passo dell'Epistola di Giacomo (3, 13-18; 4, 1-3):

«Qualcuno, tra voi, pensa di essere saggio e intelligente? Bene! Lo faccia vedere con i fatti, comportandosi bene; mostri insieme gentilezza e saggezza. Se invece il vostro cuore è pieno di amara gelosia e di voglia di litigare, fate a meno di vantarvi e non dite menzogne che offendono la verità. Una saggezza di questo genere non viene da Dio; è sapienza di questo mondo, materiale, diabolica.
Infatti, dove regnano la gelosia e l'istinto di litigare,  ci sono inquietudini e cattiverie di ogni genere. Invece, la saggezza che viene da Dio è assolutamente pura; è pacifica, comprensiva, docile, ricca di bontà e di opere buone; è senza ingiuste preferenze e senza alcuna ipocrisia. Le persone che creano la pace attorno a sé, sono come seminatori che raccolgono nella pace il loro frutto: una vita giusta.
Da dove vengono le lotte e i contrasti che ci sono tra di voi? Vengono dalle passioni che continuamente vi agitano e combattono dentro di voi. Voi desiderate qualcosa, e se non potete averlo, allora siete pronti a uccidere. Voi avete voglia di qualcosa, e se non riuscite a ottenerlo, allora vi mettete a lottare e a fare la guerra. In realtà, voi non ottenete ciò che desiderate perché non sapere chiederlo a Dio. E se anche chiedete, voi non ricevete niente perché le vostre intenzioni sono cattive: volete sprecare tutto nei vostri piaceri.»

Questo è il ritratto inconfondibile dell'uomo o della donna ambiziosi, ma privi di talento e, quindi, incapaci di realizzare le proprie aspirazioni; e perciò frustrati, gelosi, invidiosi, maldicenti, litigiosi, pieni di malizia e di cattiveria.
Il nesso con la società moderna consiste nel fatto che essa, per i meccanismi che la regolano e per il tipo di immaginario collettivo che evoca, tende ad esasperare questi caratteri, che sono già, in potenza, presenti nell'essere umano, o almeno nella maggioranza degli esseri umani, i quali trovano più semplice odiare chi è migliore di loro e ostacolarlo in mille modi, piuttosto che rassegnarsi alla propria mediocrità o, magari, affrontarla virilmente, per cercare di migliorarsi.
L'essenza dell'individualismo di massa sta appunto nella pretesa degli individui più massificati, e dunque più mediocri, più conformisti, più privi di talento e di coraggio, di essere apprezzati e ammirati da tutti per non si sa quali meriti speciali; di essere oggetto di particolare attenzione e considerazione, in virtù di una supposta dose di creatività, intelligenza, fantasia, o semplicemente bellezza fisica ed eleganza nell'abbigliamento: insomma, di non passare inosservati nella massa cui appartengono, ma di distinguersi in qualsiasi modo.
Cosa assolutamente impossibile, dal momento che la prospettiva da cui essi muovono, il tipo di attenzione che vorrebbero suscitare e le stesse dinamiche che li spingono compulsivamente a mettersi in mostra, sono il concentrato di tutto ciò che è banale, ripetitivo, vuoto e insignificante e, soprattutto, di ciò che è completamente, irrimediabilmente privo di originalità e di personalità. Sarebbe come se una donna cannone pretendesse di concorrere, e di vincere, alla finalissima di Miss Universo: una contraddizione in termini.
Una donna di un quintale può essere, perché no?, interessante, simpatica, brillante, forse perfino affascinante; ma non può gareggiare sullo stesso terreno delle ragazze snelle e slanciate. L'individualista di massa pretenderebbe qualcosa di simile: farsi notare ed essere ammirato e ricercato per la sua supposta eccezionalità; mentre non sarebbe capace nemmeno di annodarsi la cravatta con un briciolo di personalità.
Eppure possiamo vedere ogni giorno all'opera queste dinamiche, sempre più asfittiche e ripetitive, sempre più circolari e distruttive. Più la società di massa avanza e penetra massicciamente negli stili di vita delle persone, più aumenta il numero di coloro che si immaginano di essere diversi, creativi, in qualche modo speciali, ragionando all'interno di quel paradigma e ponendosi di fronte alla realtà con quegli strumenti concettuali, con quella sensibilità, con quelle modalità di socializzazione, che sono proprie dell'appiattimento conformistico.
La dinamica che si manifesta è quella tipica dell'ego possessivo e narcisista.
Il guerriero greco voleva sempre più gloria per sé, quindi sempre più umiliazione per gli altri: e ciò innescava una spirale inarrestabile di conflittualità permanente di tutti contro tutti. Basta leggere la descrizione dei giochi funebri in onore di Patroclo, così come ci viene narrata nell'«Iliade», per renderci conto che il guerriero greco raramente conosceva l'amicizia: ogni occasione era buona per sfogare la propria smania di superiorità; e, se non poteva farlo combattendo contro i nemici, la rivolgeva contro i suoi stessi compagni.
Achille, Agamennone, Menelao, Diomede, Aiace, Odisseo e tutti gli altri, hanno in se stessi qualcosa di demoniaco: sono demoni assetati di gloria, e perciò di sangue; le stragi sono il vanto ed il significato della loro vita, non tanto per amore del sangue in se stesso, quanto per il bisogno incoercibile, nevrotico, di mettersi in mostra, di eccellere, di sopravanzare gli altri nella considerazione del gruppo, a scapito dei compagni. Il mondo dell'«Iliade» è l'Inferno, nel senso quasi letterale della parola: un luogo totalmente privo di luce, perché privo di bontà, di compassione, di amicizia e di solidarietà; un mondo ove tutti sono lupi per gli altri uomini, fossero pure i compagni e gli amici più cari.
Ebbene, il moderno individualista di massa si comporta esattamente alla stessa maniera, con la sola differenza che non cerca di mettersi in mostra attraverso la guerra, ma attraverso le sfilate di bellezza, la partecipazione ai reality televisivi, magari rubando una inquadratura alle telecamera di qualche telegiornale per poter mostrare il proprio volto ad alcuni milioni di telespettatori. L'importante è che si parli di lui, e sia pure per dire che è un imbecille; l'importante è che egli  acquisti il massimo della visibilità, e sia pure per essere criticato.
Al livello della vita di tutti i giorni, l'individualista di massa è il collega smanioso di primeggiare, anche se non possiede alcun merito per riuscirci; è la donna che vorrebbe essere ammirata e corteggiata, anche se non è in grado di esibire alcun fascino, ma, al massimo, una bellezza brutalmente provocante; è l'uomo che vorrebbe colpire per la sua eleganza, o per la sua intelligenza, o per la sua cultura, anche se non possiede nessuna di queste cose, o ne possiede solamente una misera caricatura e un vuoto simulacro. Per dire la verità, sovente nemmeno essi saprebbero dire con precisione per quale ragione il mondo dovrebbe fermarsi in atteggiamento di stupita ammirazione davanti a loro: sanno solo che dovrebbe essere così, e, se ciò non avviene, diventano  malinconici, depressi, o, al contrario, aggressivi e rancorosi.
Vi sono poi due sottogeneri di individualista di massa, accomunati peraltro da un carattere fondamentale comune: quello che cerca dell'ammirazione altrui per compensare la scarsa stima che ha di sé, e quello che la cerca per trovare una conferma nella stima esageratamente alta che nutre nei propri confronti: ma, in fondo, entrambi si stimano poco. La vera differenza fra i due è che il primo lo sa, il secondo fa finta di non saperlo e preferisce trasferire sugli altri, che mostrano di non apprezzarlo, la rabbia che deriva dal proprio senso di inadeguatezza.
L'uno e l'altro sono creature infelici, in perenne conflitto interiore, straziate dai mille demoni e dai mille fantasmi dell'ambizione fallita, del narcisismo inappagato, del bisogno di riconoscimento eternamente negato. Sono delle mine vaganti, che possono fare del male a sé e al prossimo: non possiedono alcun equilibrio interiore, vivono in uno stato di perenne tensione, di nevrosi permanente, di cui non sanno la vera causa, perché non hanno abbastanza fegato per guardarsi dentro con un po' di onestà intellettuale.
Inoltre, il bisogno patologico di attenzione e riconoscimenti da parte dell'individualista di massa non si accontenta di rivolgersi agli altri uomini-massa, ma si dirige di preferenza verso coloro i quali egli intuisce essere distinti e superiori alla massa. La sua ambizione segreta sarebbe quella di fare colpo proprio su costoro; ma la cosa, evidentemente, è impossibile: tutto il suo modo di fare è tale da provocare disgusto, o, nel migliore dei casi, indifferenza, proprio da parte di coloro che egli vorrebbe conquistare.
La conseguenza di tutto ciò è che l'attrazione che l'uomo-massa prova nei confronti dell'individuo realmente creativo e indipendente, si trasforma fatalmente in rancore, odio e desiderio di rivalsa:; egli vorrebbe ricambiare l'indifferenza con l'indifferenza e il disgusto con il disgusto, ma non gli è possibile, perché continua a sentire il suo «nemico» come una persona a lui superiore, anche se non sarebbe mai e poi mai disposto ad ammetterlo. Non gli restano, quindi, che le armi della vendetta più o meno plateale, come accade agli amanti delusi, i quali convertono tutta la loro amarezza in aggressività e volontà punitiva.
Non ci sarebbe nemmeno bisogno di aggiungere che tali dinamiche appaiono ancora più evidenti nel contesto della relazione fra uomo e donna, perché è all'interno di quest'ultima che esse vengono enfatizzate e moltiplicate dalla particolare attrazione istintiva che si verifica fra i due sessi, e che cerca inconsapevolmente la propria soddisfazione, sia pure su un piano del tutto separato da quello concreto e tangibile, come avviene nei sogni ad occhi aperti.
Non c'è niente di più terribile, per un uomo-massa, che vedersi trattato con indifferenza, o addirittura ignorato, da un una donna creativa e indipendente sul piano intellettuale e spirituale, la quale, dal proprio punto di vista, lo trova assolutamente insignificante, se non addirittura ridicolo e un po' disgustoso; e la stessa cosa può dirsi se le parti sogno rovesciate, ed è l'uomo a ignorare i tentativi della donna di farsi prendere in considerazione.
Come si può uscire da una dinamica così intimamente distruttiva, così evidentemente priva di sbocchi positivi?
Non esistono scorciatoie, né astuzie, né strategie, che permettano di aggirare l'ostacolo: perché l'uomo-massa è il prodotto degenere di una società che si è irrimediabilmente allontanata dalla Tradizione: una specie rumorosa e invadente, che tende a distruggere tutto quello che tocca, a contaminare con la propria trivialità tutto quello che è nobilmente puro, originale e disinteressato, tutto quello che è contemplazione e non utilitarismo.
Le società pre-moderne non conoscevano l'uomo massa, questa creatura nevrotica e infelice, eternamente protesa verso un miraggio di affermazione che si trova al di fuori della sua portata e delle sue possibilità. Nemmeno gli individui che si trovavano ai limiti più infimi della piramide sociale erano ridotti ad uomini-massa: l'ultimo mendicante possedeva uno status sociale che non ne intaccava le caratteristiche più strettamente individuali, né il suo cuore albergava sogni febbrili e smisurati di rivalsa e di autoaffermazione. Se non altro, a lui rimaneva sempre aperta, almeno in via teorica, la strada dell'ascetismo, dell'eremitaggio, della santità: poteva diventare un uomo di Dio, ed essere ammirato e perfino venerato. Ma allora la sua personalità risultava ingigantita, i suoi tratti specifici venivano esaltati: e, alla sua morte, persino i brandelli del suo saio venivano divisi e d erano contesi come sacre reliquie.
Ma nessuno sbocco positivo è consentito all'uomo-massa in quanto tale, fino a quando egli rimane all'interno della propria condizione e del sistema di valori, o disvalori, che la società di massa fabbrica per ottenere e conservare il livello più efficace di omologazione degli individui, dei comportamenti e degli stili di vita.
L'unica maniera di ottenere l'attenzione e la considerazione degli altri esseri umani è quella di uscire dalla massa, di sottrarsi alle logiche della società massificata e dei suoi riti vuoti e demenziali, per ridiventare persone, nel senso più forte e pregnante del termine. È una strada faticosa e bisogna imparare a percorrerla in solitudine: perché solo chi è capace di stare da solo, può imparare a conoscere se stesso e ad emanciparsi, così, dall'alienazione collettiva in cui siamo immersi.