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Declino dell'egemonia o diplomazia pratica?

di Zachary Fillingham - 29/09/2009


 

Sebbene la decisione del presidente Obama di cancellare i piani dell'era Bush volti a costruire basi di difesa missilistica in Polonia e nella Repubblica Ceca possa essere considerata come una conseguenza del declino del potere egemonico americano, si regge su diverse considerazioni pratiche, militari e diplomatiche.


 

La decisione del presidente Obama, simbolicamente, incrina la supremazia militare globale degli Stati Uniti ed il pregiudizio che spesso ad essa si accompagna, cioè che l'America possa impunemente ignorare gli interessi delle altre potenze mondiali emergenti (più specificamente: Brasile, Russia, Cina e India). Questa iniziativa scatenerà di sicuro una tempesta di dibattiti sul declino dell'egemonia statunitense, anche se possiamo aspettarci che questo si verifichi solo nei prossimi decenni, quando la potenza militare globale degli Stati Uniti sarà ridimensionata proprio come ora accade alla sua economia.

 

La supremazia americana si è cristallizzata nella mentalità collettiva statunitense fin dalla conclusione della Guerra Fredda, ed ha trasformato in un bersaglio per critiche forsennate ogni linea politica che potesse essere interpretata come troppo conciliante. Pare che il presidente Obama abbia anticipato queste critiche ed abbia tentato di escluderle dal dibattito, inquadrando la sua decisione come una risposta alla diminuzione della minaccia posta dai missili iraniani. Si è anche sforzato di riassicurare gli alleati degli USA, menzionando l'impegno americano alla difesa dell'Europa che è sancito dall'Articolo 5 della NATO.

 

La cessazione dello scudo missilistico europeo presenta molti vantaggi potenziali per la politica estera statunitense. I rapporti con la Russia sono in coma farmacologico fin da quando la breve luna di miele tra Bush e Putin si è conclusa, e questa svolta potrebbe trasformarsi nel vero “reset” di cui la ministra Clinton era alla ricerca.

 

Mentre è scontato che alcuni opinionisti ritornino a leggersi qualche pagina del manuale della Guerra Fredda ed interpretino la mossa di Obama come un chinare il capo all'amministrazione belligerante di Mosca, questa situazione dovrebbe essere analizzata da una prospettiva più ampia, alla luce dei rapporti tra USA e la Russia negli ultimi vent'anni. In questo periodo l'orgoglio nazionale russo è stato strapazzato per bene, a causa del processo che ha spezzettato la superpotenza URSS e l'ha portata sull'orlo del baratro della crisi economica. In quell'epoca volubile, l'amministrazione Eltsin è stata costretta ad ingoiare parecchi bocconi amari a causa dell'insistenza di Washington; la maggior parte di queste politiche di “adeguamento strutturale” hanno avuto conseguenze devastanti per l'economia russa.

 

Il popolo russo non ha scordato il ruolo interpretato da Washington nella brusca transizione all'economia di mercato, e questo potrebbe essere il motivo per cui la corsa autoritaria con cui Putin ha fatto tornare la sua nazione alla rispettabilità globale è stata accolta così calorosamente. In breve, la decisione del presidente Obama dimostra un occhio di riguardo nei confronti degli interessi russi che fino a dieci anni fa sarebbe stato inconcepibile. Questo fatto favorirà il disgelo tra gli Stati Uniti e la Russia.

 

Potrebbero risultarne influenzate anche le dinamiche tra Medvedev e Putin, tra il liberale ed il falco, che attualmente si stanno sviluppando all'interno della politica interna russa, perché gran parte della popolarità di Putin deriva dalla sua resistenza alle sbruffonerie americane. Un approccio conciliante da parte degli Stati Uniti, inoltre, sarebbe efficace nello sfilare il tappeto dell'antiamericanismo da sotto i piedi di Putin, dando spazio a persone più liberali, come Medvedev, e facendo sì che possano meglio collaborare con Washington.

 

La principale area in cui la Russia potrebbe rendere il favore è la sua politica nei confronti dell'Iran. Ora, Mosca potrebbe essere disposta ad appoggiare un'estensione moderata delle sanzioni ONU. E' anche improbabile che la Russia decida di spedire i famigerati carichi di missili S-300 in Iran (partendo dal presupposto che le voci di corridoio che testimonierebbero la già avvenuta consegna in gran segreto siano menzognere). Mosca potrebbe inoltre assumere un atteggiamento meno aggressivo nei confronti della Georgia.

 

E' stata tolta una grossa spina dal fianco dei rapporti USA-Russia, e si può presumere che, oltre a queste possibilità nel breve termine, Mosca sia disposta a diventare un partner più ricettivo a proposito di vari temi globali, come ad esempio il riscaldamento globale e la necessità di riformare i regimi economici internazionali.

 

La scelta di abbandonare la difesa missilistica statica ha altre implicazioni, di natura tecnologica, militare ed economica. Come la Future Force dell'era Bush, la difesa missilistica statica è un sistema di armamenti non testata e molto costosa, che avrebbe dovuto rispondere alle esigenze di ipotetiche guerre future: esattamente il genere di guerre che la riforma delle spese per la difesa proposta da Obama mira ad eliminare.

 

Fonte: http://www.geopoliticalmonitor.com/hegemonic-decline-or-practical-diplomacy-1.

Traduzione per Megachip a cura di Massimo Spiga.