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Obama e la colomba della pace radioattiva

di Giordano Alimonti - 11/10/2009

Fonte: katechon.it


 
l presidente degli Stati Uniti d’America il 24 settembre, ha presieduto eccezionalmente il Consiglio di Sicurezza dell’ONU.  Cosa mai accaduta dalla costituzione stessa del Consiglio stesso. Nulla di allarmante, tuttavia, e dunque non c’è da preoccuparsi, perché non stiamo parlando di Bush J. ma del nuovo guru della pace mondiale, cioè del suo successore Barack Obama. Infatti il presidente americano, dopo il suo intervento ha intascato una vittoria storica, come la definita Ban Ki-moon sudcoreano presidente generale delle nazioni unite. E’ stata sottoscritta la risoluzione USA che impegna alla non proliferazione nucleare (Tnp); una cosa indubbiamente onorevole e bella, ma vediamo un po’ più da vicino di cosa si tratta e dove il Mahatma Obama va a parare.

Il Tnp, ha come obiettivo un mondo senza armi atomiche, chiedendo ai paesi firmatari di non sviluppare armi nucleari ed accenna ad un disarmo generalizzato. Ma se quest’ultimo è bello sognarlo ed è utile politicamente sbandierarlo, non è però realistico crederlo. Infatti, la nuova risoluzione ha in realtà lo scopo di aumentare la pressione sui paesi che ad oggi sono sprovvisti di armi nucleari, attraverso minacce di sanzioni, embarghi ed altre azioni punitive da parte del Consiglio di Sicurezza. Guarda caso gli Stati presi di mira sono Iran, Giappone e Corea del Nord, oltre che India e Pakistan, definiti potenze non legali visto che sono in possesso di armi nucleari ma non fanno parte del “club atomico”.

Eh sì, cari lettori: perché chi ha la bomba atomica, non è disposto a rinunciarci così facilmente ed è ben lieto e sollecito ad impedire l’accesso all’atomicfest a qualsivoglia altro paese. Certo verrebbe da dire che stiamo esagerando perché in fondo le buone intenzioni di Obama sulla questione della pace mondiale si sono viste quando ha liberamente rinunciato al progetto di realizzazione dello scudo missilistico in Europa orientale. Ma, guarda un po’, il presidente russo Dimitry Medvedev, durante i lavori in Commissione ONU, cambia improvvisamente la linea di politica estera nei confronti dell’Iran e dichiara che “le sanzioni portano raramente risultati positivi, ma in alcuni casi sono inevitabili”, dimostrando che i contatti con Israele oltre che con gli Stati Uniti servono a qualcosa. Infatti il ministro israeliano per le questioni di intelligence e nucleari, Dan Meridor,  che ha recentemente dichiarato che “non c'è più tempo da perdere” per fermare la corsa iraniana alla bomba nucleare, ha ammesso che Netanyahu, nonostante le smentite israeliane e russe, si sia recato in visita segreta in Russia. Non è difficile ipotizzare di cosa il premier israeliano abbia parlato. Se le pressioni diplomatiche su Teheran - potrebbe aver detto - non porteranno ad un cambiamento nella politica nucleare iraniana, il governo russo non potrà sottrarsi alla responsabilità di eventuali danni causati da una azione israeliana ai tecnici russi che lavorano alle centrali atomiche iraniane. Per cui non è difficile escludere connessioni fra questo "misterioso" viaggio e la pioggia di dichiarazioni che lo hanno seguito anche in sede ONU.

Ed a guardar meglio la cosa non ci stupisce più di tanto perché, a parte il do ut des tra i vecchi nemici-amici, la Russia, Stati Uniti, Gran Bretagna, Francia e Cina, secondo il nuovo assetto dettato dal Tnp, sono gli unici paesi legittimati al possesso di testate nucleari. Ora, anche se di fatto e senza sanzioni ed intimidazioni, ne controlli subiti da parte della Commissione di Sicurezza ONU, nel club c’è anche Israele che, pur non avendolo mai ammesso, si stima abbia tra 200 e 400 testate montate su 150 missili balistici basati a terra, missili Harpoon americani, cacciabombardieri e missili da crociera lanciabili da sottomarini. Da indiscrezioni della marina israeliana sappiamo che il Centro di studi strategici di Tel Aviv (Inss), dispone nello specifico di tre sottomarini di produzione tedesca: 'Dolphin' (delfino), 'Leviathan' (balena) e 'Tkuma' (risurrezione) e ad essi se ne aggiungeranno in un prossimo futuro altri due, pure di produzione tedesca.  Ma quanto detto fin qui è facilmente intuibile da qualsiasi occhio attento.

Quello che invece sfugge ai più è la premeditazione di un piano occulto per la realizzazione di un nuovo assetto mondiale che muove le fila anche dei governi nazionali e tutto ciò con l’avallo dell’estrema destra ebraica, il Likud. Purtroppo a rendere questa lettura più ardua è la scarsa memoria dei più. Allora cerchiamo di ricordare alcuni avvenimenti che hanno preparato a questo grande successo ottenuto dal paladino dell’umanità pacifica Barack Obama. Nel novembre del 2005 Michael Ledeen e Richard Perle, neoconservatori americani, dietro input di Cheney e Rumsfeld, tentarono, attraverso una serie di pressioni verbali, di mettere a tacere le resistenze delle Nazioni Unite al fine di ottenere un avallo di largo consenso teso a lanciare un attacco atomico contro l’Iràn. Esaminiamo bene chi sono i due personaggi suddetti. Richard Perle è un ebreo legato al Likud, partito di estrema destra israeliana e specialmente a Benjamin Netanyahu, che ha scavalcato anche Ariel Sharon, troppo moderato verso i palestinesi. Perle assieme a Michael Ledeen dirige l’American Enterprise Institute, un think tank noto anche in Italia per i contatti con la P2.

Già dal 1993 lo staff della Casa Bianca si avvaleva di consiglieri preziosi, come Karl Rove, legato al Likud, e come Dick Cheney, che ha al suo fianco Lewis Libby, anche lui vicino a Bibi Netanyahu, capo del Likud. Cheney è stato uno dei più ferventi fautori della politica estera di Bush tesa a controllare il mondo con la forza, a mezzo di guerre preventive. Una politica che ha tentato di coinvolgere anche l’Europa e che, dopo Afghanistan ed Iraq, ha preso di mira l’Iran”. In fondo, Barack Obama cerca di fare la stessa cosa, ossia controllare zone strategiche per gli Stati Uniti e per l’egemonia americana sul mondo, nel nome, però, della pace e della concordia mondiale. In realtà basta guardare una qualsiasi cartina geografica, verificare la posizione dell’Iran (paesi confinanti, sbocchi sul mare etc. etc.), fare uno più uno con quanto detto e potrete capire benissimo che la conquista delle risorse petrolifere del Medio Oriente, l’allargamento del controllo geografico degli Usa, assicurare l’egemonia atomica regionale del solo Israele contro le vere o presunte minacce del presidente iraniano Mahmud Ahmadinejad, sono i veri motivi di fondo che si muovono tra le pieghe di quello che sta avvenendo. Per la stessa ragione non è difficile capire come, dopo l’Iran, la Siria sarà il prossimo obiettivo dell’America.

Tuttavia, questa volta, l’Iran non è l’Iraq, e la sua forza militare e nucleare è reale e non può essere sottovalutata. Infatti il potenziale militare dell’Iran è notevole. Teheran è in possesso di più di 500 missili balistici Sheab-1e Sheab-2 con una gittata da 300 a 500 km; e di un numero indeterminato di Shehab-3 che hanno una portata di 3000 km ed una carica esplosiva di 700 kg e sono in grado di raggiungere le città e le basi israeliane. Nel frattempo  Teheran fa sapere tramite Mohammad Mohammadi-Golpayegani, capo dell’ufficio della Guida suprema che il nuovo sito per l’arricchimento dell’uranio diventerà presto operativo mentre l’ayatollah Ali Khamenei, ha fatto sapere che l'Iran è "al culmine della nostra potenza, e questo nuovo impianto ne è una dimostrazione" e "A Dio piacendo - ha affermato- il sito accecherà gli occhi dei nemici".Comunque Ali Akbar Salehi, capo dell’Organizzazione iraniana per l’energia atomica, ha garantito che Teheran non impedirà l’accesso degli ispettori internazionali al nuovo sito per l’arricchimento dell’uranio, concordando con l’AIEA (agenzia internazionale per l’energia atomica) le date per le ispezioni, dal momento che, nessuno lo ha rilevato tra i media occidentali, le autorità iraniane, tenendo fede agli impegni sottoscritti in ambito internazionale, hanno comunicato l'esistenza di questo sito nei tempi previsti dalla stessa agenzia internazionale.