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Usa, boom di arruolamenti nell'esercito

di Paolo Valentino - 15/10/2009

La crisi economica e le prospettive dei bonus economici spingono molti giovani americani a imbracciare le armi



 

 

La crisi dell’economia sorride all’esercito degli Stati Uniti. La disoccupazione più alta degli ultimi 26 anni spinge ai massimi storici anche i livelli di arruolamento nelle forze militari Usa, che per la prima volta dal 1973, quando fu introdotta la leva volontaria, centrano e superano gli obiettivi annuali del reclutamento. Spinti anche dai sostanziosi incentivi economici concessi dal Pentagono, decine di migliaia di giovani americani hanno scelto d’indossare l’uniforme, nonostante la quasi certezza di partire in guerra.

 

RECESSIONE E ARRUOLAMENTI - «Siamo andati ben oltre le più ottimistiche attese in tutte le componenti militari, attive e di riserva, superando sia i livelli quantitativi che quelli di qualità», ha detto il sottosegretario alla Difesa, Bill Carr, nel dare l’annuncio. Carr ha ammesso che la recessione e il numero record di disoccupati abbiano fatto da traino principale, ma ha ricordato anche il ruolo della campagna pubblicitaria lanciata dal Pentagono e il sistema dei bonus. In cifre, il Dipartimento della Difesa ha infatti speso in media 10 mila dollari di marketing per ognuno dei quasi 170 mila arruolati di quest’anno. Ogni nuovo soldato ha ricevuto in media una buona-entrata di 14 mila dollari, 2 mila in più del 2008, con i livelli del bonus che variavano di arma in arma: quello più alto lo ha offerto l’esercito, che ha le missioni più rischiose e che ha avuto la parte del leone, arruolando oltre 70 mila volontari.

SORPRESI ANCHE I GENERALI - Il successo della chiamata alle armi ha sorpreso gli stessi generali, che non avevano visto nulla di simile in 35 anni, da quando cioè sull’onda del trauma nazionale provocato dalla guerra del Vietnam, il Congresso aveva abolito il servizio di leva obbligatorio. Ma ancora più importante, per il Pentagono, è che anche la qualità delle reclute sia tornata a migliorare. Negli ultimi anni, infatti, cronicamente in ritardo sugli obiettivi del reclutamento e preoccupata di infoltire i ranghi per reggere l’impegno di due guerre, la Us Army aveva abbassato i requisiti, accettando giovani senza titoli di studio, fisicamente non idonei e perfino con passato criminale. Questo ha esposto il ministero della Difesa a pesanti critiche. Il raccolto del 2009 vede invece il 95% dei reclutati con un diploma di scuola media superiore, contro l‘83% dello scorso anno. L’obiettivo fissato era del 90%. Il numero di dispense per chi aveva trascorsi con la giustizia o test medici insufficienti è sceso del 37%. Anche questi dati qualitativi sono stati pesantemente influenzati dalla recessione economica e dall’alta disoccupazione, ormai quasi vicina al 10%: storicamente, la correlazione è sempre stata fortissima e a ogni aumento del 10% nel numero complessivo dei senza lavoro negli USA, ha corrisposto un incremento del 5% in quello dei giovani diplomati che cercano una prospettiva nei ranghi militari.

STRESS DA MISSIONE - Le buone notizie sul fronte del reclutamento sono ossigeno puro per il complesso militare americano, sottoposto a stress e sovraccarichi di lavoro dal duplice impegno in Iraq e Afghanistan, dove gli Stati Uniti schierano complessivamente 189 mila soldati. L’insufficienza dei reclutamenti negli ultimi anni ha infatti costretto il Pentagono ad allungare i turni di permanenza e rallentare gli avvicendamenti, mentre alcune unità sono state addirittura schierate non al completo dei loro effettivi sulla carta. «Sul piano delle vite private, gli sforzi affrontati dai militari sono tragici, ma lo stato d’animo sta lentamente migliorando», ha detto al Washington Post Michael O’Hanlon, esperto della Brookings Institution.