Da un po’ di tempo appaiono esternazioni, articoli, pensieri di una certa parte politica che, orfana di sani principi, cerca di gettare un minimo di base teorica ad una politica persa nei personalismi anziché incentrata sull’interesse della collettività, e che sta portando il Paese verso il declino.
L’operazione di marketing che è cominciata - puntualmente contraddetta dai fatti che seguono a ruota - vede l’apparire di numerose esternazioni in campo economico incentrate sull’etica.

Pur pensando di trovarsi di fronte ad affermazioni che si reputano avverse, non è utile alla discussione censurare, da qualsiasi parte provenga tale pensiero, perché significherebbe nascondere per evitare di affrontare. Infatti a volte, si è portati a rifiutare il confronto ma chi si prefigge un cambiamento non può aspirare a grossi progressi se non è in grado di analizzare un pensiero diverso e controbattere a quanto viene affermato.

Il movimento della decrescita (sempre più esteso in tutte le varianti) che si pone trasversalmente, con tutte le sue peculiarità, deve coinvolgere quante più persone possibili, avendo basi solide ed estendibili ad ampi ranghi di pensiero politico attualmente banalmente sminuiti in “destra” e “sinistra”.

Se persino gli anarchici vendono nella decrescita una teoria da sposare, non automaticamente estendono tutto il loro modo di vedere il mondo a coloro che credono che l’a-crescita sia vincente, ma rifiutano l’anarchia quale pensiero politico. Allo stesso modo, se le varie espressioni della “destra” cominciano ad avere una visione leggermente diversa dello sviluppo economico (vedasi le recenti posizioni di Gianfranco Fini, ma soprattutto di Sarkozy che è andato bel oltre le semplici parole), apprezzare taluni argomenti non significa automaticamente condividerne le politiche od adottarne il pensiero.

L’operazione coraggiosa del governo francese di ricercare parametri alternativi al PIL attuata nominando la commissione Stiglitz-Sen (tra i più grandi economisti contemporanei), che stanno lavorando nella nostra direzione non può essere che ben accolta anche se partita da una determinata parte politica.

Un notevole passo in avanti è sentir affermare, da uomini di una destra storica nostrana (leggasi Gianfranco Fini), che “l’uomo deve essere portato al centro dell’economia” e che “la crescita illimitata non è più possibile”.

Si nota da subito, però, una grossa lacuna sulla visione dell’etica nell’economia che appare distorta o meglio ridotta a quell’etica aristoteliana dell’equità nello scambio e del giusto prezzo, molto riduttiva al giorno d’oggi considerando l’attuale realtà economica globalizzata.

Inoltre, bisognerebbe controbattere a taluni neo-intellettuali che, se vogliamo parlare di economia (e finanza) etica, dobbiamo considerare che tutto il sistema economico (e finanziario) nel suo complesso deve abbandonare logiche egoistiche e ragionare su ciò che è dannoso all’uomo ed all’ambiente e che quindi ogni azione economica lesiva in tal senso andrebbe scoraggiata fino all’azzeramento; per contro andrebbero incentivate e finanziate solo iniziative utili e positive nella visone complessiva dell’interesse dell’intera umanità.

Invece, paradossalmente, per gli attuali pensatori post-liberisti, una fabbrica di armi che produca i propri prodotti di morte, rispettando i diritti (legali) dei lavoratori, pagando il giusto prezzo delle materie prime e la giusta remunerazione del profitto, può essere considerata “etica”, ma non bisogna sforzasi per percepire il palese contrasto di una tale situazione.

Quando si parla di una “finanza positiva” (citando Amantya Sen) ci si riferisce ad una finanza etica che influisca sugli obiettivi delle imprese ma finalizzata allo sviluppo umano anche per i più poveri (un esempio per tutti di finanza positiva è il microcredito); tali concetti non possono essere sminuiti ad un semplice azione di “rispetto delle regole” da parte dei soggetti economici del mondo industrializzato.

Sul tema del sistema finanziario e della recente crisi, nella foga di cercare soluzioni “col senno di poi”, molti hanno dimenticato che uno dei principali intellettuali di destra del passato (filo-fascista), Ezra Pound, aveva centrato il problema. Nelle sue poesie, egli affermava che il mondo è governato dalla finanza e che la democrazia vera non esiste, ma esiste solo l’usurocrazia che distrugge l’uomo in modo subdolo; affermava che le istruzioni “politiche” vengono impartite dalle banche e dalle lobby finanziarie che parlano un’unica lingua, quella della finanza, l’inglese finanziario.
Ecco come le manifestazioni di pensiero “diverse”, che non vengono dalla nostra isola felice, possono essere colte in alcuni aspetti e possono portare un contributo positivo se discusse e confrontate con serietà e spirito critico.

In conclusione, nonostante la grande incoerenza di chi parla di etica ma poi in pratica attua bel altra politica (vedasi i recenti provvedimenti fiscali, i respingimenti degli immigrati, il finanziamento di armamenti e delle basi militari, ecc.), un grosso passo in avanti lo si sta facendo.

Ora abbiamo capito che il nostro principale concetto è diventato un passepartout formidabile: “la crescita illimitata è impossibile”. Cerchiamo di aprire quante più porte possibili!