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Karzai, un corrotto politicamente corretto

di Ferdinando Calda - 09/11/2009

 

 
Karzai, un corrotto politicamente corretto
 

La Nato in Afghanistan “non funziona per niente bene”. È questa l’opinione del ministro degli Esteri francese Bernard Kouchner, che non ha risparmiato critiche agli Stati Uniti per come gestiscono i rapporti con gli alleati, ai Paesi europei, che “vanno a combattere ma non si parlano”, e al “corrotto” Karzai (foto), che, però, “va legittimato” comunque.
Il giudizio negativo del ministro francese, le cui dichiarazioni sono state riportate dal quotidiano statunitense The New York Times, rispecchia i malumori di molti altri alleati degli Usa, stanchi di dover giustificare in Patria una costosa e sanguinosa guerra, di cui faticano sempre di più a comprendere lo scopo. “Qual è l’obbiettivo? Qual è la strada da intraprendere, e in nome di cosa?”, si chiede Kouchner, che ha criticato anche il presidente statunitense, Barack Obama, che a suo avviso dovrebbe consultare gli alleati nella messa a punto della nuova strategia: “Dove sono gli americani? Questo comincia a essere un problema, abbiamo bisogno di un dialogo”.
Ma il capo della diplomazia francese critica soprattutto i membri dell’Ue. “Ci battiamo, andiamo in guerra, ma non ci parliamo tra di noi, e questo è vergognoso”, ha affermato, esortando i Paesi europei a “parlare agli americani come Europa”.
In merito alle recenti elezioni presidenziali, Kouchner ha riconosciuto la corruzione diffusa in Afghanistan, ma ha anche dovuto ammettere che l’occidente non ha alternative al discusso presidente rieletto. “Karzai è corrotto”, ha dichiarato senza mezzi termini, ma “è il nostro uomo” e, di conseguenza, “dobbiamo legittimarlo”. Per molto meno altri presidenti sono stati definiti dittatori e spodestati “democraticamente” senza troppi complimenti. Un termine, quello del “nostro uomo” usato da Kouchner, che rischia di ricordare le dittature a stelle e strisce dell’America Latina. E se il ministro francese, ormai, sembra essersi rassegnato all’inaffidabilità del presidente afgano, di diverso avvisto è il segretario generale della Nato, Anders Fogh Rasmussen, che in un’intervista all’Afp ha fatto sapere che il sostegno al governo di Karzai non sarà più incondizionato.
“La comunità internazionale ha bisogno di sapere con chi tratterà a Kabul, ora che le elezioni presidenziali sono finite”, ha affermato Rasmussen, secondo cui “bisogna assicurarsi che sarà un governo forte, credibile, un governo che faccia beneficiare il popolo afghano dei servizi di base”.
“Siamo in Afghanistan – ha dichiarato inoltre il segretario generale - innanzi tutto e prima di tutto per la nostra propria sicurezza. Se abbandoniamo l’Afghanistan, il Paese tornerebbe ad essere un santuario per i terroristi”.
A chi gli chiedeva se basteranno pochi anni per far sparire la corruzione all’interno del governo afgano, Rasmussen ha risposto che la missione “richiede pazienza”. “La nostra operazione – ha aggiunto - si concluderà quando gli afghani saranno capaci di occuparsi del loro Paese. È per questo che la missione di formazione dei soldati e dei poliziotti afghani deve diventare più ampia”.
Al momento, tuttavia, la capacità dell’Afghan National Army (Ana) di combattere i talibani è ancora tutta da verificare.