Parlando delle uccisioni di Ft. Hood, il portavoce della Casa Bianca Robert Gibbs ha detto, “L’indagine è in corso per scoprire cosa può aver motivato un individuo a eseguire il tipo di attacco che questo maggiore ha compiuto”.
Mentre le indagini sui motivi vanno avanti, sarà interessante vedere quanta influenza ha avuto la politica dell’esercito USA riguardo agli obiettori di coscienza nell’orrore di Ft. Hood.
Ovviamente, è chiaro che indagando sui motivi, Gibbs non sta giustificando quel che ha fatto il presunto killer, il Maggior Nidal Hassan. (Vedi il mio articolo “Motivazione vs. Giustificazione”)
Sotto il regolamento dell’esercito USA, l’unico modo con cui un soldato può dichiarare il proprio status di obiettore di coscienza, è con un’opposizione in buona fede a tutte le guerre, e non solo ad una guerra in particolare.
Ma cosa succede se il presidente ordina ai soldati di partecipare ad un’invasione illegale di un altro paese, un paese che non ha attaccato gli Stati Uniti e non ha nemmeno minacciato di attaccarli ? Cosa succede se il governo USA è l’aggressore, e non il difensore, in una particolare guerra ? Cosa succede se il presidente ordina ai soldati di uccidere delle persone che non hanno fatto niente contro gli Stati Uniti ? E se lo stesso governo USA inizia una guerra contro una nazione molto più debole ?
Tutto ciò potrebbe per un attimo far riflettere un soldato. Un soldato potrebbe pensare, “Non posso uccidere qualcuno sotto queste condizioni perchè la mia fede religiosa mi impedisce di uccidere ingiustamente un’altra persona”. O potrebbe pensare, “Le guerre di aggressione sono state punite come crimini di guerra a Norimberga e, quindi, devo rifiutarmi di eseguire questi ordini”.
Sotto la politica USA, cosa succede se un soldato in crisi di coscienza si scontra con gli ordini militari ?
Non ci sono dubbi su questo. Il governo richiede che la coscienza della persona venga subordinata agli ordini dell’esercito. Ad un soldato che soffre di una simile crisi viene detto, “Non ci interessa della tua piccola crisi. Finiscila. Andrai in Iraq, ragazzo, e andrai per uccidere o venir ucciso. Potrai sistemare la tua relazione con Dio quando torni, se torni”.
Ora, è vero che ai soldati viene insegnato di disobbedire agli ordini illegali. Ma tutti quanti sanno che l’eccezione non scritta a questa regola è proprio riguardo alle guerre illegali d’aggressione. Se un soldato rifiuta gli ordini di partecipare ad una guerra illegale di aggressione, verrà punito severamente.
Il miglior esempio di questo fenomeno è stato il caso del Tenente Ehren Watada, che si rifiutò di partire per l’Iraq sulle base che la guerra era immorale, illegale e incostituzionale.
Infatti, sarebbe difficile trovare un esempio migliore di guerra di aggressione della guerra del governo USA contro l’Iraq. Nè il popolo Irackeno nè il loro governo partecipò negli attacchi dell’11 Settembre, e nessuno di loro aveva mai attaccato gli Stati Uniti. Il governo USA è stato l’iniziatore di questa guerra. L’invasore. L’aggressore. E ha iniziato la guerra senza la dichiarazione di guerra richiesta per costituzione dal congresso, rendendo la guerra illegale anche sotto il nostro stesso governo.
In una crisi di coscienza, Watada dichiarò che semplicemente non poteva uccidere altre persone sotto queste circostanze. Quindi, si rifiutò di obbedire agli ordini.
Quale fu la risposta dell’esercito ? Considerarono Watada come un soldato cattivo e non-patriottico per avere messo la sua coscienza al di sopra dell’obbedienza agli ordini. Lo perseguirono con un processo penale, nella speranza che venisse punito severamente per la sua “cattiva condotta”.
In queste fasi iniziali delle indagini su Ft. Hood, sembra che ci siano almeno alcune prove secondarie secondo cui Hasan venne colpito da una crisi di coscienza sia per la guerra in Iraq che quella in Afghanistan, una crisi che sembra essere cresciuta con intensità dopo che Hasan ricevette gli ordini per partire in Afghanistan. A quanto pare era molto religioso, aveva espresso una profonda antipatia per entrambe le guerre, e si era persino offerto di rimborsare l’esercito per le spese di istruzione in cambio del congedo dall’esercito, un’offerta che l’esercito ha rifiutato.
Se Hasan si trovava dinanzi alla scelta fra l’obbedienza alle leggi di Dio o agli ordini militari, ovviamente il comportamento corretto e onorabile sarebbe stato quello di seguire l’esempio di Watada. Il problema, però, è che quando il governo spinge verso un vicolo cieco delle persone che stanno soffrendo una profonda crisi di coscienza, non c’è modo per prevedere con certezza come reagiranno gli individui instabili. Solo il tempo ci dirà se questo è ciò che ha motivato il Maggiore Hasan a commettere la sua cattiva azione.


