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Banderuole, complottardi e lacché Nato: tutti uniti appassionatamente

di Giancarlo Chetoni - 22/11/2009

Fonte: cpeurasia


Attorno all'Inquilino del Quirinale va coagulandosi tutto il peggio di questa Repubblica delle Banane. In attesa dell'ennesima giravolta dei "Fratelli d'Italia"...


Il 2 Novembre il Ministro del Petrolio dell’Iraq ha firmato un accordo preliminare con Eni, Gruppo Usa Occidental e sudcoreana Kogas per lo sfruttamento del giacimento di Zubair ed è in trattativa con queste società per la ristrutturazione dei pozzi  di estrazione e per l’ampliamento  della raffineria di Nassiriya con investimenti previsti superiori ai 10 miliardi di dollari.
Baghdad riceverebbe 1,9 dollari per ogni barile estratto.
Ammesso che possa reggersi sulle sue gambe, il governo collaborazionista attualmente al “potere”  dopo l’exit strategy (per amore o per forza) USA prevista da Barak Obama per la fine del  2011. 

Il Ministro della Difesa di Baghdad ha chiesto in cambio per la formalizzazione del contratto di assegnazione all’Italia  un ulteriore invio di “istruttori” dei Ros e dei Gis  per la formazione quadri dell’esercito e della polizia di al-Maliki e corsi di perfezionamento dei suoi ufficiali e sottoufficiali nei Reparti di Applicazione dell’Arma.
Tra personale di guardia all’ambasciata d’Italia e per attività di addestramento militare a reparti iracheni, anche se non filtra mezza riga d’agenzia, la Repubblica delle Banane ha, ancora oggi,  in Iraq, tra i 220 e 250 Carabinieri aggregati alla Nato  in “servizio operativo”, con oneri di spesa per 22 e rotti milioni di euro all’anno. Escluso l’ingaggio datato 1° semestre del 2007 di un numero non precisato di “contractors” della Aegis Defence Service per la protezione e la difesa ravvicinata del personale ENI di  Nassiriya e della “cooperazione” della Farnesina che “lavora” nella provincia di Dhi Qar e nella Green Zone di  Baghdad.  

Nell’ambito di un accordo tra il colosso della  “security” di Sua Maestà  sottoscritto  dall’allora ministro degli Esteri D’Alema, la spesa iniziale prevista  fu  di 3.498.000 euro all’anno. 
Impegno che verrà confermato dal suo successore Franco Frattini fino a raggiungere nel corso del 2008 i  6.543.000 euro a causa della lievitazione dei costi d’ingaggio e del numero degli  arruolati  tra i  chiacchieratissimi “mercenari” rastrellati dalla A.D.S., dalla Colombia al Nepal, negli “ambientini” degli squadroni della morte e dei tagliagole.
L’on. Sgobio commenterà  l’ “accordo” sottoscritto  dal Baffo di Gallipoli  in questo modo:  “Meglio un ‘contractor’ di un carabiniere”.

Si dimenticherà di dire quanti ne restavano già a quei tempi a far da “consiglieri” in quel Paese, dopo aver contribuito con l’intero gruppo del  PdCI  e della quasi totalità di quello di Rifondazione Comunista a Camera e Senato a rifinanziare la “missione di pace” in Iraq e a dare il via libera agli “aggiuntini” in corso d’opera  predisposti  dal bombardiere di Serbia, Montenegro e Kosovo per mantener  bandiera  nella Terra del Tigri e dell’Eufrate. 
Siamo in attesa di conferme, ma a quanto ci fanno sapere dall’Iraq è in arrivo una “chicca”. 
La Repubblica delle Banane starebbe investendo da quelle parti  200 milioni di dollari per l’approntamento di una base militare, questa volta tutta “tricolore”, apparentemente slegata da necessità di  sicurezza per il personale dell’Eni nei campi estrazione di Zubair e Nassiriya.

Ma passiamo ad altro, saltiamo dei parallelismi, e torniamo al Qurinale. Al Consiglio Supremo di Difesa dell’11 Novembre.
Le  “novità“ scaturite dal  summit (si fa per dire) organizzato e presieduto da Giorgio Napolitano con Silvio Berlusconi nella veste di “vicepresidente“, hanno preso forma e sostanza nella settimana successiva, a partire dal 17,  un giorno che porta ancora più sfiga del mese dei morti. 
Tagli agli organici e “privatizzazione“ delle FF.AA., esclusi provvedimenti che peraltro stanno clamorosamente venendo alla luce in queste ore.
“Novità“ apparentemente slegate ma che fanno parte, di fatto, di un unico indirizzo politico e militare di respiro “strategico“ accuratamente nascosto tra le righe del comunicato ufficiale della Segreteria Generale del Quirinale già dal giorno 9.  
Il 17 Novembre, La Russa Ignazio è  in “Israele“ a rendere omaggio (ancora una volta a spese degli italiani) allo Yad Vashem, accompagnato dall’ambasciatore Mattiolo  e dal suo consigliere personale per gli “affari internazionali“ on. Ruben (!), del PdL.
Incontrerà Il Primo Ministro Netanyahu e il Ministro della Difesa Barak, sottolineando l’importanza della visita per… “ampliare i rapporti di collaborazione  tra due Paesi amici e far acquisire all’Italia la tecnologia anti-Ied  per evitare altri lutti alle forze armate italiane in Afghanistan“. Una dichiarazioncina che la dice tutta sulla calibrata perfidia dell’azzeccagarbugli atlantista.
Lo stesso giorno atterra all’aereoporto Ben Gurion, proveniente dal Comando Generale della Nato di Bruxelles, l’ammiraglio Giampaolo di Paola, di cui ci siamo già occupati per la Task Force 45, per una visita di due giorni su invito del Capo di Stato Maggiore Ashkenazy e successivo incontro con il Ministro della Difesa Barak e alti ufficiali dello S.M.  per… “esaminare le forme di un ulteriore approfondimento nella cooperazione militare e di difesa tra Israele e la Nato”. L’ammiraglio visiterà la base aerea di Palmachin e l’Unità Yahalom.

Su Ria Novisti, il 18, il corrispondente Ylia Kramnik dà conto dell’intervista rilasciata 24 ore prima a Londra da  Franco Frattini al “Times” dove il (nostro?) Ministro degli Esteri dice, papale papale, quanto segue: “La Nato sta discutendo attivamente la possibilità di istituire un esercito comune europeo per lungo tempo “(!) .
Il Titolare della Farnesina andrà un po’ più in là sostenendo che “la nuova Europa che uscirà il 19 Novembre dal Trattato di Lisbona al vertice Ue  sarà  sostenuta dal forte appoggio dell’Italia che spinge per la creazione di un nuovo esercito europeo come centro di un potere globale di intervento nelle aree di crisi “.
Dichiarazioni che trovano una collimazione perfetta con l’’odg  discusso nel Consiglio Supremo di Difesa  l’11 Novembre al Quirinale.
Mentre esce Ria Novosti il Ministro dell’Ambiente, Stefania Prestigiacomo, in passato legatissima a un Fini, in odor di giravolte complottarde, è anche lei in  "Israele".
Parteciperà a Tel Aviv al Watec 2009 (Water Technologies and Environmental Control Exhibition) dichiarando: “Vogliamo rafforzare ancora di più la collaborazione tra Israele e Italia nel campo della ricerca, l’utilizzo irriguo e la desalinizzazione dell’acqua“.
Acqua che in Cisgiordania e a Gaza non arriva, e che nel Bel Paese da risorsa pubblica diventa “privata“ con il decreto Ronchi, un altro “ministrone“ in quota a Via della Scrofa.
Poi ci sarà il viaggio, con codazzo di moglie e lacché (e noi… paghiamo)  di Napolitano in Turchia.
E qui la faccenda si farà ancora più gialla. È dalla Corea del Sud  che l’Inquilino del Quirinale & Soci  battono male, molto male.
Niente succede mai per caso.