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Afghanistan, la storia che si ripete

di Enrico Piovesana - 30/11/2009





Gli Usa di Obama si trovano oggi nella stessa situazione in cui si trovava l’Urss di Gorbaciov nel 1985

Appena salito al potere, il presidente della superpotenza mondiale si ritrova a dover gestire la grana dell'Afghanistan. Dopo anni di occupazione militare, la guerra sta andando male, anzi malissimo: la guerriglia afgana sta vincendo. I generali chiedono rinforzi, sostenendo che i centomila soldati sul campo non bastano per tener testa ai ribelli: per evitare la sconfitta ci vogliono decine di migliaia di uomini in più. A peggiorare le situazione c'è un presidente afgano - istallato al potere subito dopo l'invasione - che è diventato corrotto, inaffidabile, debole e incompetente, che vive barricato nel suo palazzo. C'è bisogno di un governo locale più forte, in grado di gestire da solo la sicurezza nel paese così da consentire, nel giro di alcuni anni, il ritiro delle truppe straniere.

Gorbaciov 1985 - Obama 2009. Questa è la situazione che sta vivendo il presidente Obama oggi, nel 2009. Ma è anche quella che visse il presidente Gorbaciov nel 1985. Tutto incredibilmente uguale: dal numero delle truppe schierate al presidente afgano inaffidabile, che all'epoca non si chiamava Karzai ma Karmal (che nel 1986 venne rimpiazzato con Najibullah, mentre a Karzai è stata data un'altra chance per mancanza di alternative). Come Obama, Gorbaciov concesse i rinforzi chiesti dai suoi generali e allo stesso tempo iniziò a pianificare un'exit strategy. Il ritiro dell'Armata Rossa dall'Afghanistan iniziò nel 1988, tre anni dopo l'insediamento di Gorbaciov. Le truppe Usa, invece, non se ne andranno dall'Afghanistan prima del 2014-2015.

Mujaheddin e talebani. Gorbaciov ha sconsigliato a Obama di mandare più truppe, invitandolo a non ripetere gli errori commessi in Afghanistan dai sovietici ed accelerare il ritiro.
Obama invece ha deciso di dare ascolto ai suoi generali e ai ‘falchi' del Pentagono, sicuri di riuscire a capovolgere le sorti della guerra anche confidando sul fatto che i talebani di oggi sono più deboli dei mujaheddin di ieri perché dietro di loro non c'è una potenza militare e non godono del pieno sostegno della popolazione. A parte il fatto che i talebani ricevono dall'estero ingenti finanziamenti e armi di ultima generazione (provenienti da soggetti non-statuali pachistani, arabi, iraniani, cinesi e russi), il sostegno della popolazione afgana se lo stanno progressivamente guadagnando proprio grazie al protrarsi dell'occupazione straniera.

Altro che "nuova strategia". "Non siamo ancora come negli anni '80, quando la popolazione era in maggioranza con noi ribelli", ha dichiarato tempo fa Farooq Wardak, ex comandante mujaheddin oggi ministro dell'Istruzione del governo Karzai. "Ma ho paura che se le cose vanno avanti così, presto avverrà lo stesso".
Appena insediatosi Obama aveva promesso una "nuova strategia" per l'Afghanistan basta su più ricostruzione, più aiuti alla popolazione, più democrazia. Invece ha scelto di continuare a sostenere un regime corrotto e illegittimo e di proseguire sulla strada dell'escalation militare.
Più truppe, più guerra, più vittime civili, più sofferenze per la popolazione non faranno che accrescere l'odio verso gli stranieri e la popolarità dei talebani.