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Mandato di arresto per Tzipi Livni. Tensioni diplomatiche tra Tel Aviv e Londra

di Nicola Sessa - 16/12/2009





Il mandato emesso per l'operazione Piombo Fuso è stato ritirato. Israele chiede al Regno Unito di modificare la legge sulla 'giurisdizione universale'

Il governo israeliano sta, in queste ore, alzando la voce contro quello britannico. Il motivo: un tribunale di Sua Maestà avrebbe emesso un ordine di arresto nei confronti dell'ex ministro degli Esteri Tzipi Livni, ora a capo del partito di opposizione Kadima, in virtù del Criminal Justice Act del 1988 che attribuisce alla Gran Bretagna la giurisdizione universale per i crimini di guerra. Il mandato di arresto, emanato in seguito a un'azione promossa da alcuni attivisti pro palestinesi, si riferisce all'operazione Piombo Fuso, condotta dall'esercito israeliano nella Striscia di Gaza. Le tre settimane di guerra provocarono la morte di circa 1400 palestinesi, in gran parte civili. Tzipi Livni, allora ministro degli Esteri del governo Olmert, appoggiò senza riserve l'operazione dell'esercito per affermare il proprio diritto di autodifesa e sicurezza nazionale nonostante le critiche provenienti dalla comunità internazionale.

Tensioni diplomatiche. Il Ministero degli Esteri israeliano, in una nota, ha invitato il governo britannico a modificare la legge, il Criminal Justice Act, affinché questo non possa essere utilizzato dai 'nemici di Israele' per colpire i suoi cittadini. Successivamente il mandato è stato revocato. Ma proprio sulla revoca si è aperto il mistero: non è chiaro se nel fine settimana scorso Livni si trovasse in Gran Bretagna oppure no. Secondo Shawqi Issa, un esperto di diritti umani e legislazione internazionale, il tribunale britannico non può emettere il mandato se non ha notizia che il destinatario non cittadino (come nel caso della Livni) si trovi su suolo britannico. Le notizie su dove fosse Tzipi Livni al momento dell'emissione del mandato sono contrastanti: alcuni riportano che fosse a Londra, altri che si trovasse nella città israeliana di Herzliya per celebrare il terzo giorno di Hannukkah, una festa ebraica. Ciò aprirebbe la strada, ovviamente, a dei dubbi legittimi sul fatto che, se si fosse trovata su suolo britannico, qualcuno ne abbia favorito la ‘fuga'. Quello che si sa dalla sua agenda politica è che domenica sarebbe dovuta intervenire alla conferenza del Jewish National Found a Londra e, successivamente, a un incontro con il premier Gordon Brown. In un nota, il suo ufficio politico ha riferito che Livni avrebbe annullato la visita londinese già due settimane fa, che nulla avrebbe a che fare la cancellazione della visita con il mandato di arresto e che il capo di Kadima è fiera delle operazioni compiute dell'esercito durante l'operazione Piombo Fuso.

Israele intanto prende le contromisure e il ministero degli Esteri consiglia a tutti i ministri che devono recarsi in Gran Bretagna di fissare incontri con membri del governo britannico così da poter essere coperti da immunità diplomatica come garantito dallo State Immunuty Act del 1978. Da Londra, intanto, un imbarazzato Foreign Office ha dichiarato che: "Il Regno Unito è determinato a fare tutto quanto nelle sue possibilità per promuovere la pace in Medioriente e di essere un partner strategico di Israele. A tal fine, è necessario che i leader politici israeliani siano messi nella condizione di venire in Gran Bretagna e dialogare con il governo. Stiamo esaminando con urgenza le conseguenze di questo caso".

La seconda volta. Tzipi Livni, in risposta al mandato di cattura, ha dichiarato che non accetterà nessun atto di accusa che compari i soldati dell'esercito israeliano ai terroristi. È la seconda volta che gli attivisti palestinesi fanno ricorso alla Corte inglese per chiedere l'arresto di un politico israeliano. A settembre, fu richiesto un mandato per il ministro della Difesa Ehud Barak che si trovava a una convention del partito dei Labour a Brighton. La Corte non emise il mandato, perché a differenza della Livni, Barak gode dell'immunità diplomatica prevista per i ministri degli Stati esteri.