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La Terrasanta imprigionata dai Muri

di Umberto De Giovannangeli - 12/01/2010

Israele ha costruito la barriera in Cisgiordania, ora progetta una difesa al confine con l’Egitto e pensa alla Giordania. Il Cairo blinderà l’area di Gaza


Prigioni ed enclavi
La Striscia isolata totalmente, la West Bank frantumata
Sicurezza
Al primo posto, ma in gioco c’è anche il controllo dell’acqua
Le opere
Sensori, cemento, acciaio, fossati, trincee per oltre 800 km
La risposta a Obama
Il presidente Usa parla di «ponti», la realtà è opposta

uFilo spinato. Cemento. Acciaio. Sensori ottici. Fossati. Altro che «ponti». In Terrasanta è tempo di Muri. Muri contro i kamikaze. Muri contro il contrabbando. Ora Muri contro l’immigrazione clandestina. Muri o Barriere che spezzano in mille frammenti territoriale la Cisgiordania. Muri che chiudono in una morsa d’acciaio e non è una immagine metaforica la Striscia di Gaza. Muri che costeggiano la frontiera tra Israele ed Egitto. E in prospettiva, Muri che dovrebbero anche spezzare la Valle del Giordano. Il «Nuovo Inizio» per il Medio Oriente evocato a più riprese da Barack Obama nel suo discorso all’università islamica del Cairo, nella sua prolusione per l’assegnazione del premio Nobel per la Pace era costellato di «ponti» di dialogo tra l’Occidente e il mondo musulmano, tra israeliani e palestinesi. Bella immagine. Ottimi propositi. Ma la realtà che segna questo inizio 2010 è ben altra. È la realtà dei Muri o Barriere che dir si voglia.
L’ultima «barriera» in ordine di tempo è quella, «tecnologica», annunciata l’altro ieri sera dal premier israeliano Benyamin Netanyahu in funzione di contenimento dell'immigrazione clandestina e di potenziali infiltrazioni terroristiche dall'Egitto. La Barriera sarà completata nel giro di due anni. Lo confermano i media israeliani, secondo i quali il progetto costerà un milione di shekel (poco meno di 200 milioni di euro al cambio attuale) e prevedrà l'innalzamento di reticolati sotto l'ombra di un sofisticato sistema di controllo radar lungo l'intera linea di confine che separa l'estrema propaggine meridionale del deserto israeliano del Neghev dal Sinai egiziano. Il Muro-Barriera rappresenterebbe una sorta di continuazione ideale della barriera sotterranea che lo stesso Egitto sta realizzando qualche chilometro più a ovest, lungo il proprio confine con la Striscia di Gaza.
Netanyahu, da parte sua, ha giustificato l'iniziativa con ragioni di sicurezza, ma soprattutto di difesa della stabilità di Israele di fronte al flusso degli immigrati clandestini. «Ho preso la decisione di chiudere la frontiera sud d'Israele a infiltrati e terroristi», ha detto seccamente. «Si tratta di una scelta strategica diretta a tutelare il carattere ebraico e democratico di Israele», ha aggiunto, sottolineando come non sia a suo parere possibile sostenere l'ingresso di «decine di migliaia di lavoratori illegali che (provenienti dal continente africano) inondano il Paese attraverso i suoi confini meridionali». I Muri, ovvero la sanzione di un fallimento della politica.
Per Israele è la Barriera di sicurezza. Per i palestinesi il «Muro dell’apartheid». La Barriera-Muro si estende per una lunghezza di 709 chilometri e il suo tracciato corre per l’85% all'interno del territorio palestinese della Cisgiordania e solo per il 15% a ridosso della linea di frontiera. Nei punti più alti, il «Muro» in questione raggiunge l’altezza di 8 metri e si estenderà, al suo completamento, per oltre 700 chilometri. Al suo confronto, il Muro di Berlino era un «nano», lungo «solo» 155 km e alto 3,6 metri. Una volta completato, il Muro annette di fatto il 50% della Cisgiordania, isolando diverse comunità in cantoni, enclavi o «zone militari». Quasi il 16% dei palestinesi in Cisgiordania vivranno «fuori» dal Muro, nelle aree praticamente annesse da Israele, sottoposti a condizioni di vita insopportabili – la perdita di terra, possibilità di commercio, mobilità e mezzi di sussistenza – e minacciati di espulsione. Questi comprendono gli oltre 200.000 abitanti di Gerusalemme Est, che dopo la costruzione del Muro si vedranno completamente isolati dal resto della Cisgiordania. Il Muro in cemento, presente a Qalqilia, parte di Tulkarem e Gerusalemme Est, è alto 8 metri, con torri di guardia armate ed una “zona cuscinetto” larga dai 30 ai 100m destinata a barriere elettriche, trincee, telecamere, sensori ed al pattugliamento dei militari. In altri luoghi, il Muro consiste in diversi livelli di filo spinato, strade per il pattugliamento, zone sabbiose per rintracciare le impronte, fossati, telecamere di sorveglianza e, in mezzo, una barriera elettrica alta tre metri.
Quello sotterraneo è il Muro che l’Egitto ha deciso di realizzare ai suoi confini con la Striscia di Gaza. Quella progettata dalle autorità egiziane è una barriera sotterranea di metallo lunga 11-12 chilometri e profonda fino a 20-30 metri. Un muro che sarà completato entro 18 mesi costituito da paletti di acciaio spinti in profondità nel terreno. La barriera costruita con un metallo estremamente resistente, è a prova di bomba, non può essere tagliata, né sciolta. In breve, è «impenetrabile». Questo muro è accompagnato da una rete di tubature che portano l’acqua del mare, per rilasciarla in prossimità della barriera di acciaio al fine di rendere il terreno più friabile.
Nella valle del Giordano è previsto un altro Muro, scorrendo a 2030 chilometri all'interno della Cisgiordania occupata, con l’obiettivo di tagliare fuori i palestinesi da terre fertili, risorse idriche e da ogni sbocco verso la Giordania. In tal modo verranno annesse a Israele sia la valle del Giordano che il «deserto della Giudea». Qui, ragioni di sicurezza s’intrecciano indissolubilmente a quelle, non meno rilevanti, del controllo delle risorse idriche. Il completamento del Muro porterà di fatto all’annessione da parte d’ Israele della fertilissima Jordan Valley, al confine con la Giordania.