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Iran e Afganistan 2010

di Osvaldo Pesce - 14/01/2010


In questi giorni si parla di intervento militare di fatto contro il Pakistan e si minacciano
rappresaglie nello Yemen ed in Somalia. Inoltre, resta sempre all’o.d.g. il problema nucleare
iraniano.
Obama, dopo vari tentennamenti invia altri 30000 soldati statunitensi in Afghanistan; non solo, su
richiesta americana ulteriori militari sono o stanno per essere inviati in quel paese dalla UE (
compresi gli ultimi mille dall’Italia ).E’ lecito a questo punto domandarsi dove ci si sta dirigendo e,
con quali le conseguenze ?
Il comando militare americano in Afghanistan ha richiesto un aumento di truppe per neutralizzare i
Talebani e poi tra un anno ritirarsi da quel paese pacificato. Nella realtà i soldati sono stati inviati
ma, nonostante ciò, la guerriglia afgana guadagna terreno e si intensifica. Nel quadro raffigurato,
appare di difficile realizzazion l’idea americana della spartizione del paese in tre parti per impedire
che una volta avvenuto il ritiro USA dall’Afghanistan i capi tribali, oggi al soldo delle truppe
d’occupazione, si scontrino tra loro favorendo i Talebani che diverrebbero subito padroni del
campo. A questo punto, se si considera che la pacificazione dell’Iraq non c’è stata e, constatato che
la guerra si è estesa anche al Pakistan, quello che si prospetta alle truppe Nato, tra un anno, è una
fuga da Kabul, simile a quella di Saigon.
Il quadro sviluppato ci pone una serie di interrogativi:
a) ci troviamo di fronte a guerre diverse dal passato, dove soggetti centri di potere non sono
statali ?
b) che cosa è cambiato dopo la caduta del muro di Berlino?
c) quale la strategia di Washington?
d) come viene affrontato il problema Iran?
Gli Stati Uniti non hanno una strategia proiettata al futuro. Le loro scelte sono la conservazione
dell’impero, l’arroganza, la sopraffazione. Ma cosa faranno con l’Iran? Si tenga presente che il
dissidio interno iraniano non consiste nell’allearsi o meno con gli Usa, ma nel come affrontare
l’attacco esterno.
E’ vero che per la Russia, la Cina, l’India il progetto nucleare iraniano è un disturbo perché li
indebolisce, ma chi minaccia la guerra all’Iran è l’imperialismo americano. Inevitabilmente, se ciò
dovesse avvenire, contrariamente ai propositi degli autori, i costi, i contraccolpi, il crollo di quel
poco di immagine che gli resta segnerebbe la fine della supremazia americana: gli Usa si
dissanguerebbero, mentre la Cina col suo velocissimo sviluppo economico, nettamente superiore in
velocità rispetto a quello della Germania degli anni trenta, uscirebbe da questo frangente come se
avesse vinto, senza combattere, la prima potenza del mondo.
Un tema, questo, quanto mai caldo che è destinato a far riflettere i diretti interessati, ma resta per
tutti un aspetto delicato, di strategia generale e di timori più o meno nascosti per la stabilità, la pace
e lo sviluppo economico.
In questo schema si colloca una domanda: i vincitori nello scontro con l’URSS sono stati capaci di
governare i cambiamenti? Di dare esito positivo alle aspettative dell’umanità? La risposta è no!
Se ripercorriamo gli avvenimenti viene spontaneo porsi i seguenti quesiti:
- La caduta del muro di Berlino ed il crollo dell’URSS, al di là dell’immaginazione che ipotizzava
un mondo di pace e democrazia ha avuto esito differente. La superpotenza statunitense si è sentita
vittoriosa come se avesse vinto la terza guerra mondiale senza combattimento, si è eretta a padrona
del mondo sostenuta dalla sua superiorità economica, tecnologica e militare. Da questa visione si è
propagandata la teoria della fine della storia, con un futuro senza titanici scontri d’ideologie. Un
futuro dove gli Usa si ergono a superpotenza globale con un secondo strato di potenze regionali e
un terzo strato di potenze regionali secondarie.
- Il cosiddetto occidente, sulla scia di Washington, ha assunto l’atteggiamento di chi ha stravinto, i
paesi del blocco sovietico e quelli emergenti sono stati visti come terre di conquista. Anziché
ricercare con essi una collaborazione costruttiva in funzione di vantaggi reciproci, del come il
superamento delle disuguaglianze sociali, il creare pace e stabilità e il rispetto delle diverse
tradizioni culturali.
Sicuramente esistevano in occidente anche visioni diverse, restano ad esempio aperti casi come
quello di Moro o del banchiere tedesco Herrhausen (ucciso poco prima che si recasse ad una
riunione importante del FMI), entrambi caduti sotto i colpi del terrorismo mentre sviluppavano un
approccio ad est più come una missione che come conquista, omicidi dei quali ancora oggi non si
conoscono i mandanti ed i veri esecutori. Ancora, i casi di Ceausescu e di Saddam decisamente
contrari al mondo monopolare.
Attualmente ci troviamo a fare i conti non rispetto a come sarebbero andate le cose, ma bensì a
come sono andate. Le guerre contro la Serbia, le ingerenze dell’occidente in Ucraina e nel Caucaso,
ecc. ad esempio hanno creato perplessità, diffidenza e timore: come qualcuno ha già sottolineato: si
è ricostruito, in senso figurato, il muro di Berlino.
- L’11 Settembre ha sconvolto il carattere trionfale di vittoria del sistema Ovest su quello dell’Est.
Sono esplose guerre, si sono sviluppati attacchi alle istanze culturali che rifiutano l’omologazione
come per es. le religioni in particolare quella islamica.
- La scomparsa della concorrenza reale e della qualità mette in dubbio anche la stessa esistenza del
liberalismo. La concorrenza al ribasso sul lavoro, col prevalere del precariato, delle delocalizzazioni
e sulla mancanza delle garanzie sociali sono diventati dramma per i lavoratori.
Infine, le masse prendono sempre più consapevolezza che la globalizzazione, voluta delle grandi
lobby economiche con l’uniformazione del pensiero e dello stile di vita, blocca quella creatività e
originalità che da sempre ha caratterizzato il genere umano e incrementa il rischio di annullare
l’individuo.
Pochi paesi hanno una strategia di sviluppo. La Cina, la Russia, l’India hanno obiettivi a lunga
scadenza, sanno dove vogliono arrivare, probabilmente anche l’Iran, ma non gli Stati Uniti. Gli
USA legati ad una visione di conservazione dell’ impero, hanno tra l’altro, aperto sul piano
dell’economia e della finanza almeno 4 questioni con la Cina, altre due (militare ed economica)
con la Russia, lavorano con successo per disgregare l’Europa, che é condotta senza una strategia, in
modo sparso, disordinato, con mentalità da orticello dai vari Sarkozy, Merkel, Brown.
La risposta a tutto questo deve essere: affossare il mondo monopolare, favorire lo sviluppo di un
mondo multipolare costruito su pari dignità politica tra le varie aree, basato sul reciproco vantaggio,
con omogeneità su questioni vitali come l’ambiente e l’utilizzo delle materie prime, con un definito
ambito di ricerca mondiale ed una base minima di modernizzazione in tutte le aree del pianeta. Una
riduzione della forbice delle disuguaglianze ed economiche tra ricchi e poveri, che favorirebbe una
migliore qualità della vita per tutti. In pratica, lottare e lavorare per un nuovo modello di sviluppo.