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Un 2010 di Fondi e progetti per il Venezuela bolivarista

di Alessia Lai - 02/02/2010

     
 
Continua la marcia “verso il socialismo”, per usare le parole di Hugo Chávez, del Venezuela. Grosse operazioni finanziarie ed economiche hanno inaugurato il 2010 bolivariano. Dalla svalutazione del bolivar, la moneta nazionale - con la creazione della doppia valuta per il commercio petrolifero -, alla creazione del Fondo Bicentenario, lo strumento col quale Caracas punta a diversificare l’economia rendendola meno dipendente dalle importazioni. Dei 697,7 milioni dollari stanziati per il Fondo, 465,1 verranno destinati a progetti volti a sostituire le importazioni; i restanti 232,6 serviranno invece ad aumentare le esportazioni con iniziative a corto e medio termine. Il Fondo è destinato alla produzione di alimenti, all’agroindustria, a quella manifatturiera, delle risorse di base, per le fonti alternative di energia e macchinari utili alla catena produttiva. Il 28 gennaio c’è stato il “I Encuentro productivo socialista del Fondo Bicentenario”, una serie di tavoli di discussione sparsi in tutto il territorio nazionale per permettere ai lavoratori dei settori produttivi di presentare le proposte che il Fondo dovrà finanziare. Sono stati 4.054 i progetti presentati in questa occasione. Un numero che, secondo il ministro della Scienza, Tecnologia e Industria, Ricardo Menéndez, renderà indispensabile stabilire una proroga in alcune regioni. Il presidente Chávez ha fatto un forte invito a non concedere spazio, in questi tavoli di confronto, a progetti meramente capitalisti: “Non devono avere accesso qui, questo tipo di iniziative (capitaliste, ndr) ha sufficienti opportunità per ottenere crediti dalle banche private, noi non siamo interessati a progetti capitalisti”, ha sottolineato il mandatario ricordando che l’obiettivo del progetto è dare impulso a un nuovo modello di produzione e distribuzione, concepito come il “commercio socialista”, che comporta un finanziamento a tassi di interesse notevolmente più bassi e più comode modalità di pagamento. In un Paese che punta a nuovi metodi produttivi e ad incrementare il mercato dell’esportazione l’aspetto energetico è fondamentale. Non è un caso l’ultimo annuncio, fatto domenica da Chavez, di un fondo nazionale da un miliardo di dollari per “accelerare” lo sviluppo delle infrastrutture del settore elettrico. Un provvedimento nato in risposta alla situazione critica dell’approvvigionamento energetico originata dal fenomeno climatico “El Nino”. La forte siccità causata dal fenomeno ha fatto calare a livelli critici le acque dell’invaso del Guri, il bacino che produce il 70% dell’energia consumata in Venezuela. Da qui il razionamento dell’energia, anche con black-out controllati, con l’obiettivo di ridurre del 20%l’energia utilizzata. Un’iniziativa che, per ammissione del ministro dell’Energia Elettrica, Ali’ Rodriguez, si è rivelata un fallimento, consentendo un “risparmio” non superiore al 4 per cento.  “Abbiamo deciso di creare un fondo nazionale per lo sviluppo elettrico. Trasferirò al ministro dell’Elettricità queste risorse perché non ci sia alcun ritardo”, ha affermato Chávez durante il suo programma domenicale “Aló, Presidente”.
Le risorse saranno destinate allo sviluppo di 59 progetti di generazione e distribuzione elettrica, e 50 di operazioni e mantenimento.  “Tutte le risorse che occorrono per questo piano  - che va molto più in là del 2010, nel quale Petróleos de Venezuela (Pdvsa) ha una parte importante da compiere -, sono disponibili, perché ci sono progetti di investimento in operazioni, mantenimento e distribuzione da eseguire” ha sottolineato il mandatario ribadendo l’importanza della creazione di nuove fabbriche termoelettriche. In questo contesto assume un grosso rilievo, sottolineato dallo stesso presidente venezuelano in un articolo, il recente accordo con l’italiana Eni. Lo scorso 26 gennaio, infatti, Caracas ha stipulato un patto per la costituzione di una impresa mista che svilupperà il Blocco Junín 5 della faglia petrolifera dell’Orinoco. L’accordo permetterà a Eni e Pdvsa di studiare l’applicazione della tecnologia avanzata di idrogenazione per la completa conversione di oli pesanti in prodotti leggeri di alta qualità. Questa tecnologia sfrutterà il gas naturale per consentire la totale eliminazione di residui di raffinazione, apportando significativi vantaggi in termini ambientali e commerciali e permettendo al Venezuela di raggiungere notevoli sinergie nello sviluppo delle sue ingenti riserve di olio e gas. Pdvsa potrà beneficiare degli studi condotti da Eni a livello mondiale per valutare il potenziale dei bacini di gas non convenzionale del Venezuela, e selezionare aree di interesse per lo sfruttamento di questa fonte di energia in forte espansione. E dell’accordo fa parte anche il progetto che l’Eni dovrebbe presentare per la costruzione di una centrale elettrica dalla capacità di 1 GW nella penisola di Guiria.