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Porci con le ali

di Alberto Buela - 09/02/2010

     
  
Un anno fa l’ intellighentsia inglese lanciò l’acronimo BRIC per inglobare in tale sigla i grandi spazi statali emergenti: Brasile, Russia, India e Cina. Una maniera per tenerli sotto controllo. Non a caso, nell’ultima riunione tra questi Stati emergenti, nel maggio 2008 a Ekaterinenburg, era stato proposto di stabilire una moneta internazionale più solida del dollaro: proposta neppure commentata dai grandi mass media occidentali.
La verità è che questi grandi Stati-nazione stanno cercando alleanze “ideologiche” con altri Stati, per superare l’incapacità, fino ad ora manifesta, di creare grandi spazi di comune economia e politica indipendente.  E’, questa, l’idea-forza che questi grandi conglomerati statali ancora non posseggono e che l’Inghilterra ha impedito e impedisce loro di costruire.
Come è un fatto che - per liberarsi tanto dell’imperialismo internazionale del denaro che dell’imperialismo militare- industriale talassocratico - sia necessaria la volontà (e la capacità) originale di costituire un grande spazio politico-economico indipendente dove chi più possiede più apporta alla costruzione comune.
Questa è una sana concezione della geopolitica. Il resto è pura immaginazione.
In questi giorni la stessa intellighentsia ha lanciato una nuova sigla: PIGS (che in lingua inglese significa porci), per definire un gruppo di Paesi: Portogallo, Italia, Grecia e Spagna le cui economie sarebbero in crisi. E per non lasciare dubbi sul fatto che tale sigla sia un prodotto ideologico, è un fatto che già nella “i” di questa sigla era stata a suo tempo incorporata all’Irlanda. Otto anni fa, quando questi Paesi aderirono alla zona euro, i “porci cominciarono a volare”. L’espressione Flying pig è un’ipotesi dell’irrealtà; ma ora i maiali, i pigs, stanno cadendo di nuovo a terra. Così commenta il Financial Times.
Si badi bene. Come ha fatto notare l’economista Pereyra Mele, l’Inghilterra sopporta in questi giorni la crisi più grave degli ultimi 15 anni. Il pil è crollato del 5%. Il debito pubblico in due anni (2007-2009) è raddoppiato e raggiunge gli 800 miliardi di sterline. Ha il maggior deficit commerciale in Europa. Trecentomila inglesi hanno visto svanire i loro risparmi investiti in Islanda e Dubai. In una parola l’economia inglese è in uno stato calamitoso.
E allora perché lancia queste voci infondate, perché queste menzogne a progetto? Perché cerca di provocare, nell’irrequietezza dei paesi maiali, manovre finanziarie che le permettano di aspirare, assorbire capitali da questi Paesi dirottandoli in Inghilterra.
Toh, salta subito agli occhi come tra questi cinque “Paesi maiali” vi sia un filo comune: sono Stati non “riformati”, quindi del tutto esclusi da quel ciclo generatore del capitalismo apolide e globalizzatore già studiato e identificato da Weber, Sombart, Fanfani.
Ma - noi ci chiediamo - è possibile che i governanti dei Paesi maiali abbiano perduto del tutto la coscienza e non sappiano più che l’Inghilterra è il loro nemico storico? 
Tocca ai loro popoli alzare la testa e gridare: “basta!”