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Continuano le incursioni israeliane: leder di Hamas lancia monito Tel Aviv

di Matteo Bernabei - 14/02/2010


Il capo dell’ufficio politico Hamas in esilio a Damasco, Khaled Meshaal, ha lanciato ieri un monito alle alte cariche del governo israeliano avvertendole del fatto che se ci dovesse essere una nuova guerra, questa non si limiterà soltanto alla Striscia di Gaza ma coinvolgerà tutta la regione viconorientale. La dichiarazione del leader del movimento islamico che controlla l’enclave palestinese si affianca a quelle precedenti del presidente siriano Bashar al Assad e di quello libanese Saad Hariri. Tutti e tre hanno lanciato lo stesso identico avvertimento a Tel Aviv, un segnale chiaro che i tre fronti ancora aperti di Israele agiranno da adesso in poi come uno solo.
Una presa di posizione forte che arriva dopo una lunga serie di provocazioni perpetrate dall’entità sionista. Il Libano nelle ultime settimane ha visto più volte i caccia israeliani violare il proprio spazio aereo tanto da costringerlo nell’ultima occasione ad aprire il fuoco verso i velivoli per scongiurare ogni altra eventuale incursione oltre confine. Il leader siriano Assad, nonostante la piena disponibilità alla ripresa dei negoziati e l’apertura all’amministrazione democratica di Washington, si è visto sbattere la porta in faccia dal primo ministro di Tel Aviv Benjamin Netanyhu il quale ha anche pensato bene di consolidare la stretta israeliana sulle Alture del Golan con un’apposita legge. Per quanto riguarda la Striscia di Gaza, infine, è solo di ieri l’ultima incursione fatta registrare dall’esercito con la stella di Davide.
Con l’ausilio di carri pesanti ed elicotteri, all’altezza del kibbutz di Kissufim, le forze armate israeliane hanno ingaggiato uno scontro a fuoco con alcuni membri della resistenza palestinese per circa due ore uccidendone due. Salgono così a tre i miliziani morti negli ultimi due giorni a causa delle incursioni dell’esercito di Tel Aviv. Secondo le autorità locali, inoltre, alcuni colpi di artiglieria sarebbero caduti anche sul campo profughi di al Magahzi, il secondo ad essere colpito dal fuoco israeliano in appena 48 ore. Incursioni come queste sono divenute ormai il pane quotidiano per la gente di Gaza, per la quale l’offensiva iniziata il 27 dicembre 2008 non è mai finita. Difficile pensare che azioni come queste siano state messe in atto casualmente in concomitanza con l’anniversario della rivoluzione iraniana che ha attirato l’attenzione della quasi totalità dei media occidentali. Ma nonostante tutto Tel Aviv tace, nessuna risposta al capo politico di Hamas o al presidente libanese e neppure nessun commento al discorso pronunciato l’11 febbraio scorso dal capo di Stato iraniano Ahmadinejad.