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Assassini

di Alessia Lai - 16/02/2010

   

Non c’è altro termine per definire i contingenti Nato e chi li arma per mettere a ferro e fuoco l’Afghanistan. Le sottigliezze semantiche d’oltreoceano continuano ad incantare gli sprovveduti consumatori di telegiornali, ma i soldati che attaccano i villaggi afghani e che facendolo uccidono i civili non solo altro che sicari.
Incaricati dal presidente democratico, nonché Nobel per la Pace, Barack Obama. L’offensiva iniziata venerdì notte nell’Helmand è stata presentata come il primo serio test della “nuova strategia” per l’Afghanistan approvata dall’amministrazione Usa, nonché la prima operazione militare in grande stile dall’insediamento del nuovo presidente e dopo la decisione di inviare 30mila effettivi di rinforzo nell'arco del 2010. Cosa ci sia di “nuovo” nel massacrare la popolazione afghana, sotto bombe e mitragliatrici dal 2001, è veramente difficile da capire.
Forse il nome della missione: “Mushtarak” significa insieme, è il sodalizio è tra 3.500 marines statunitensi, 2.000 militari britannici, 1.500 effettivi delle forze regolari afgane e 500 soldati delle forze speciali. Non si nascondono nemmeno più dietro a termini da “liberatori”.
Le nuove vittime del terrorismo statunitense non sono sulle prime pagine dei giornali. Gli appelli di Croce Rossa ed Emergency perché venga creato un corridoio per soccorrere i feriti finiscono, nel sito del Corriere.it, dopo altre nove notizie, preceduti da un presentatore allontanato dalla Rai perché ha elargito ricette per cucinare il micio di casa. Questa la dignità riservata ai morti afgani, fino a ieri sera 12 di cui 6 bambini, dall’informazione di casa nostra. Ovviamente sono stati il solito “errore collaterale”. Si dice che perseverare è diabolico. Uccisi da un missile, questi nuovi martiri dell’Afghanistan occupato sono stati feriti, isolati, abbandonati. E lasciati a morire perché dei super-tecnologici militi agli ordini di mr Obama e sudditi potessero sbandierare la conquista di uno solo dei 350 distretti afghani.
Ieri, sul New York Times, il generale Larry Nicholson, comandante dei marine nordamericani nell’Afghanistan meridionale ha parlato di un “nuovo modello di guerra” in cui la popolazione non è il nemico, ma il premio: ottenere il sostegno degli afghani sarebbe un obiettivo importante quanto conquistare il territorio. Intanto li uccidono. E passano oltre.
L’americano con le stellette non ha capito…come molti altri d’altronde. La “nuova guerra” è l’ennesima riprova che gli Stati Uniti ed i loro sodali non vinceranno mai.