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Cuba!

di Paolo Menchi - 23/02/2010

 
 
 
Arrivi a L'Havana la sera tardi e dalla scarsa illuminazione della città ti accorgi immediatamente delle difficoltà che sta attraversando il Paese. Persino il Capitolio, uno dei simboli della città vecchia, è quasi al buio, solo qualche piccola luce per farcelo intravedere, in attesa di visitarlo la mattina successiva.
La mancanza di risorse è facilmente riscontrabile dallo stato di abbandono e fatiscenza in cui si trovano molti edifici, ma i cubani non sembrano intristiti dalla situazione, la musica locale è una colonna sonora che ci accompagna continuamente e la gioia di vivere, grazie anche al clima e al carattere, sembra non mancare.
Se ancora non sai bene come funzionano le cose per un turista a Cuba non ti devi preoccupare, ci penseranno i jineteros a spiegartelo, e ad offrirti vari servizi.
I Jineteros sono ragazzi che ti si avvicinano chiedendoti di dove sei e, guarda caso, avranno sempre qualche amico o parente che vive in Italia, così è più facile che lo straniero ti stia a sentire e si lasci accompagnare in un locale o un ristorante che provvederà a riconoscere al cubano una commissione, oltre a qualche moneta ed un mojito che il turista gli offrirà.
Per molti cubani che vivono nelle zone più turistiche questo è un modo per arrotondare lo stipendio ed in certi casi può diventare un vero e proprio lavoro.
A Cuba esistono due monete ufficiali, una utilizzata solo dai cubani (il peso), l'altra è invece destinata prevalentemente ai turisti (Il Cubano convertibile o CUC) il cui cambio è di circa 0,80 contro dollaro e 1,20 contro euro. Per acquistare un CUC sono necessari 24 pesos.
I cubani sono molto orgogliosi e ad ogni contatto con gli stranieri non mancano di vantarsi del fatto che la violenza a Cuba non è un problema e che sanità ed istruzione non solo sono all'avanguardia, ma sono anche completamente gratuite.
La vicinanza con la nazione simbolo del consumismo ed il contatto quotidiano con i turisti rendono però gran parte della popolazione scontenta di una vita in cui sono garantiti quasi esclusivamente i bisogni essenziali, in parte anche per colpa dell'embargo americano che dura da quasi cinquant'anni.
Lo stipendio viene pagato in pesos e garantisce un sufficiente potere di acquisto solo dove si può utilizzare tale moneta. Per esempio per acquistare saponi o shampoo è necessario andare dove si usano i Cuc. Il problema è che se si cambia tutto lo stipendio nella moneta "turistica" si ottengono in media dai 15 ai 20 cuc (dai 13 ai 17 euro).
Salvo rari casi il sistema è accettato come un male necessario, ma la maggior parte delle persone sono convinte che espatriando andrebbero a vivere meglio, anche se mancano le controprove.
Il loro termine di confronto è il turista che con una cena spende più di quanto loro guadagnino in un mese.
Ma andrebbero tenuti in considerazione molti altri parametri, non tutti economici, che sarebbe troppo lungo esaminare in questa sede, oltre che di difficile valutazione.
Una delle colpe maggiore dell'attuale sistema consiste nella "spersonalizzazione" dell'individuo che confluisce nello Stato e non gli permette di distinguersi e di emergere dalla massa anche qualora fosse estremamente motivato a farlo.
Forse per questa ragione non è un problema assistere alle partite del tanto amato baseball alle dieci di mattina evitando di andare al lavoro, tanto il padrone è sempre lo Stato.
Pur con tutti i problemi e le critiche che si possono fare alla politica castrista, non dobbiamo dimenticare che ancora non è stato individuato il modello ideale di Stato, perché se è vero che il socialismo del vecchio blocco sovietico è fallito, altrettanto vero è che il capitalismo, ed in particolare il liberismo sfrenato, non hanno vinto, come ha dimostrato la crisi economica internazionale.
Forse la domanda che dovremmo farci è se, terminando il regime dei fratelli Castro e incamminandosi verso la democrazia, i cubani andrebbero a stare meglio.
Certo non dobbiamo teorizzare uno stato che possa assomigliare alle vecchie democrazie europee o agli Stati Uniti ma lo dovremmo pensare simile ai vicini stati della Repubblica Dominicana o di altre nazioni del centroamerica che sono riconosciute come democratiche anche dagli Usa e dove si svolgono "libere" elezioni.
Poi se andiamo a focalizzare l'attenzione su quello che avviene negli stati "democratici" del centro e sud America, rileviamo una violenza inaudita che mette in pericolo anche la vita dei turisti, tasso di mortalità infantile alto, analfabetismo ed ampie sacche della popolazione che vivono in stato di povertà assoluta dove è un problema soddisfare anche i bisogni primari, cui fa da contraltare una piccola percentuale che si divide anche il 70-80% della ricchezza. Sì, questa democrazia è veramente bella.
E' probabile che con la morte di Fidel Castro a Cuba non sarà più possibile difendere l'attuale regime e che, oltre che a libere elezioni, forse assisteremo ad un ritorno delle multinazionali con conseguente perdono da parte degli Usa che diverranno uno dei principali partner commerciali. Ma, dopo un periodo di euforia determinato dalle nuove libertà, sicuramente molti degli attuali scontenti rimpiangeranno il vecchio sistema.
Quando i cubani saranno affrancati dal regime castrista saremo tutti più felici perché loro potranno andare a votare e potranno esprimere liberamente le loro opinioni; poi, se dovranno pagarsi (se potranno farlo) l'assicurazione per curarsi o se non potranno far studiare i propri figli, non sarà un problema. L'importante è la democrazia!