La redditizia ”guerra al terrorismo” degli statunitensi
di Tom Burghardt - 26/02/2010
La Suprema Corte Usa ha rigettato il procedimento giudiziario contro la NSA (l’agenzia per la sicurezza nazionale) per spionaggio e si è schierata dalla parte della Casa Bianca per quel che riguarda la vigilanza illegale.
Alla fine di gennaio, l’Ufficio dell’ispettore generale del dipartimento della Giustizia ha pubblicato un rapporto che forniva nuovi dettagli sulle operazioni illegali della Communications Analysis Unit dell’Fbi (Unità di analisi delle comunicazioni, Cau) e delle imprese di telecomunicazione fraudolente.
Da due anni, At&t, Verizon, Mci e altre compagnie hanno alimentato questo ufficio di controllo delle bollette telefoniche che appartenevano a giornalisti e a cittadini Usa, sotto l’apparenza dell’interminabile e redditizia “guerra al terrorismo” dichiarata dagli Stati Uniti.
Tra il 2002 e il 2007, l’Fbi ha raccolto illegalmente migliaia di bollette telefoniche adducendo minacce terroristiche fasulle o semplicemente persuadendo le compagnie telefoniche a consegnarle. Perchè? Perchè l’Fbi poteva farlo e le compagnie erano più che disposte ad aiutare un “amico” e a raccogliere i benefici acquisiti stracciando in un colpo solo la Costituzione.
Queste pratiche erano diventate cosi evidenti che “sulla base di niente più che una mail o di una richiesta scarabocchiata su un post it, gli impiegati delle compagnie di telecomunicazione consegnavano le bollette telefoniche dei clienti” all’Fbi: lo ha riportato il New York Times.
E quando le questioni sono state sollevate a proposito di queste pratiche losche, gli alti dirigenti dell’ Fbi “tra i quali anche coloro che erano nei più alti livelli direttivi” hanno approvato la metodologia palesemente illegale del Cau e hanno risposto raffazzonando una lettera di “copertura” relativa la sicurezza nazionale per “autorizzare ogni ricerca anteriore che non fosse stata coperta dai casi in corso” così il Washington Post.
Secondo il Times, “in qualche occasione gli impiegati di queste compagnie hanno permesso all’FBI di televersare i registri delle chiamate in database governativi. In altri casi essi hanno permesso agli agenti di visionare le bollette sullo schermo dei loro computer, una pratica presto conosciuta con il nome di colpo d’occhio furtivo”.
“Tuttavia, l’ispettore generale rivela ugualmente una sorpresa nascosta alla fine del rapporto di 289 pagine ossia un regolamento segreto emanato dall’amministrazione Obama, che stabiliva che l’Fbi aveva agito legalmente aggirando le misure di protezione relative la vita privata”: così lo Wired.
Il giornalista investigativo Ryan Singel ha svelato che “l’amministrazione Obama ha legalizzato retroattivamente la violazione della libertà privata dei cittadini americani con un regolamento segreto emanato dal Gabinetto del Consulente giuridico”.
Singel scrive: “E’ in questo stesso studio che John Yoo ha approvato le tecniche per le torture e per l’ascolto clandestino senza mandato, creazioni del presidente George W.Bush che hanno ampiamente passato ogni limite”.
Mentre i media embedded giudicano queste storie come se si trattasse di pratiche di un lontano passato bushista, il denunciante ed ex tecnico telefonico Mark Klein che lavorava da At&t pensa il contrario.
E’ lui che ha divulgato alcuni documenti sull’esistenza delle sale di spionaggio controllate dalla National Security Agency (Nsa) e integrate agli uffici di commutazione di At&t nel paese.
Klein ha dichiarato il 29 gennaio al giornalista di Wired David Kravets che il Programma di sorveglianza del presidente (President’s Surveillance Program o Psp) e alcuni documenti interni all’At&t suggeriscono che questo programma “era solo la punta dell’iceberg che costituiva l’ascolto illecito”.
Secondo Klein, questi programmi non individuano i presunti terroristi ma (dimostrano) piuttosto un importante scansione automatica non stabilita delle comunicazioni di milioni di persone ad ogni secondo.
Pertanto, malgrado tali prove evidenti di violazione della legge da parte dello Stato e dei suoi collaboratori, il giudice del distretto, Vaughn Walker ha rigettato il 21 gennaio il procedimento giudiziario per Electronic Frontier Foundation (Eff), Jewell c. Nsa avviato per conto dei clienti di At&t che lottano contro le operazioni illecite della Nsa che individua le chiamate, le mail e le ricerche sul Web di milioni di cittadini.
Con una sentenza eterea che evita di approfondire la questione dei diritti della vita privata degli statunitensi, il giudice Walker ha riaffermato i poteri illimitati del sedicente “esecutivo unitario”, il doppio discorso bushista che significava “dittatura presidenziale”, una posizione abbracciata dall’attuale residente dell’ufficio ovale, il discreditato presidente del “cambiamento”, Barak Obama.
Altro segnale che il ramo esecutivo e le agenzie dello Stato segreto sono al di sopra delle leggi. Walker ha giudicato che il male fatto ai cittadini statunitensi e ai residenti legali in virtù del Psp non era un’ “accusa dettagliata” ma piuttosto una “lagnanza generica” perché quasi tutti negli Stati Uniti possiedono un telefono ed un accesso ad Internet.
Questo giudice Walker ha decretato in maniera sinistra che “un cittadino non può ottenere qualità per agire rivendicando il diritto di vedere il governo rispettare la legge”.
Un tale penoso giudizio sommario riafferma semplicemente l’evidenza:gli Stati Uniti sono uno Stato senza legge in cui né i cittadini né i loro rappresentanti possono contestare le decisioni politiche quintessenziali prese in segreto dal ramo esecutivo.
Malgrado il fatto che un’udienza dall’Ufficio dell’ispettore generale del dipartimento della Giustizia ha riconosciuto che l’Fbi e le fraudolente compagnie telefoniche hanno cospirato per violare le leggi federali contro lo spionaggio telefonico - ad esempio l’Electronic Communications Protection Act (Ecpa): la legge sulla protezione delle comunicazioni elettroniche - e che continuano a farlo al momento attuale, il giudizio di Walker significa che gli statunitensi sono privi di tutela legale per porre rimedio alla distruzione sistematica dei loro diritti.
E dire che, secondo le disposizioni di esecuzione dell’Ecpa, “un tribunale che delibera un’ordinanza conformemente a questo articolo contro un’impresa di telecomunicazioni, un fabbricante di sistemi di trasmissione di telecomunicazione o di attrezzature di commutazione o ancora un fornitore di servizi di sostegno alla telecomunicazione può imporre una azione civile che arriva fino a 10.000 dollari per ogni giorno di violazione dopo il rilascio dell’ordinanza o dopo un’ulteriore data, che può essere specificata dal tribunale”.
E’ evidente che se questi procedimenti avessero proseguito in maniera spedita e le compagnie di telecomunicazioni avessero perso, le grandi imprese di telefonia e i fornitori di Internet avrebbero dovuto affrontare multe astronomiche. Il dipartimento della giustizia è stato d’altronde costretto ad ammettere in alcuni documenti giudiziari che le compagnie sono “un ramo del governo (…) quando si tratta di fare spionaggio”, come ha riportato Wired.
Se si elimina il ragionamento menzognero di Walker ci ritroviamo con un ulteriore tentativo di dittatura che va aggiungersi ad una interminabile serie di azioni dello Stato capitalista che mira a difendere gli interessi dei suoi managers politici: l’oligarchia e i truffatori finanziari ricorrono a particolari metodi per governare lo Stato di polizia e per consolidare un impero che sta per crollare.
Il principale avvocato di Eff, Kevin Bankston, ha denunciato il verdetto ed ha dichiarato: “Il risultato allarmante della decisione della Corte è che mentre il governo spia tutti gli Statunitensi , i tribunali non hanno nessun potere di controllare o di fermare una tale sorveglianza di massa , anche quando questo è categoricamente illegale ed incostituzionale”.
Nel giugno scorso, il giudice Walker ha scartato il perseguimento giudiziario di Eff Hepting contro At&t stabilendo la “legalità” della collaborazione illegale tra At&t e la Nsa.
In questo dossier , la corte ha ritenuto che le compagnie di telecomunicazione godevano di un’immunità di responsabilità retroattiva: peraltro era stato lo stesso Congresso controllato dai democratici insieme al senatore dell’epoca nonché candidato presidenziale Barak Obama ad aver votato a favore degli odiosi Fisa Amendments Act (Faa).
L’amministrazione Obama ha dunque sostenuto che il procedimento giudiziario di Jewell doveva essere scartato per le stesse ragioni.
Riferendosi ad una pagina del documento strategico Bush/Cheney, il governo di Obama ha dunque sbandierato il suo timore che se questo procedimento fosse proseguito, ciò avrebbe comportato una divulgazione dei segreti di Stato.
Come avevo già scritto a suo tempo, le affermazioni de “l’immunità sovrana” e del privilegio dei “segreti di Stato” significa che il governo non può mai essere ritenuto responsabile di evidenti illegalità in virtù di nessuna legge federale.
In altri termini, in tali condizioni, quando sanzionati ai più alti livelli dello Stato, “il primato del diritto” costituisce un esercizio fraudolento e un atto criminale rozzo che diventa una norma nel momento in cui le forme di autoregolamentazione democratica e repubblicana scivolano ineluttabilmente verso l’abisso della dittatura democratico-presidenziale.
Seguendo i passi del suo predecessore alla Casa Bianca, la natura cinica della retorica di Obama è sempre più sorprendente se si considera che il presidente aveva annunciato in pompa magna a settembre che la sua amministrazione, (New YorkTimes) “imporrà nuovi limiti di tutela della democrazia sulle impugnazioni governative sul segreto di Stato volte a bloccare i procedimenti con gli allarmi sulla sicurezza nazionale”.
A dispetto di tale posizione (preventiva) di governo che voleva che questa amministrazione fosse la più “aperta” della storia , “più di 300 comitati hanno incalzato inutilmente il governo per ottenere le desecretazioni” da quando Obama ha preso il suo posto - riferiva il Washington Post il 27 gennaio.
Lo stesso Post rivelava che “da una pratica all’altra i querelanti affermano come pochissime cose sono cambiate dagli anni dell’amministrazione Bush, tempi in cui la maggior parte di codeste persone avevano iniziato a reclamare le decretazioni”.
Le agenzie continuano a frenare le richieste di divulgazione, sostenendo che “la sicurezza nazionale e le decisioni interne governative devono essere protette”.
Questa tendenza al segreto è stata comprovata anche dal rifiuto tenace dell’amministrazione Obama di rendere noti i nomi dei lobbisti delle imprese delle telecomunicazioni che hanno comprato i loro alleati del Congresso nella corsa all’adozione del Fisa Amendments Act del 2008. L’Eff ha avviato dei procedimenti contro il governo e ha fatto una richiesta in virtù della Legge di accesso all’informazione chiedendo all’amministrazione di consegnargli i nomi dei lobbisti che avevano contattato il Congresso, il dipartimento di Giustizia e l’Ufficio del Direttore dei servizi segreti nazionali per conto dei clienti delle compagnie di telecomunicazione chiedendo una immunità retroattiva in virtù del Faa.
Secondo l’Eff, i lobbisti di At&t, di Sprint e di Verizon hanno sborsato un sacco di soldi così come è stato attestato dai cani da guardia di MapLight nel 2008 quando venne pubblicata una lista di contributi alla campagna dei democratici del Congresso. Questi ultimi infatti avevano modificato il loro voto sul Faa una volta che il terreno era stato sufficientemente preparato.
Malgrado le dichiarazioni di “apertura” e di “trasparenza” l’amministrazione ha continuato a lottare aspramente per nascondere i nomi di questi lobbisti al popolo statunitense.
In dicembre, l’Eff citava che il dipartimento della Giustizia sosteneva davanti la Corte d’appello che la “divulgazione obbligatoria dell’identità dei rappresentanti non è di pubblico interesse”.
Avendo promesso al popolo statunitense che la sua amministrazione si sarebbe basata sul primato del diritto e sull’obbligo di rendere conto alla gente, la presidenza Obama si è rivelata essere tanto segreta e menzognera quanto la combriccola Bush/Cheney che ha dettato legge per otto lunghi e sanguinosi anni.
Il nostro presidente “rivolto verso l’avvenire” unitamente al fior fiore della classe dirigente, ha provocato la distruzione della nostra democrazia mettendo quotidianamente in evidenza la cultura refrattaria all’obbligo di rendere conto e tale obbligo è sempre stato per decenni il pilastro della vita politica statunitense.
Con i tribunali federali che rigettano i procedimenti dei cittadini che reclamano il diritto di avere una vita privata indenne dai maneggi dei vari organismi di spionaggio degni di uno Stato di polizia, gli architetti della tortura e della sorveglianza generalizzata hanno ottenuto il loro intoccabile passaporto.
Newsweek riferiva il 29 gennaio di un rapporto atteso da molto tempo dall’Office of Professional Responsability del dipartimento di Giustizia (Opr) nel quale si discolpavano gli avvocati dell’amministrazione Bush che avevano redatto il memoriale sulla “tortura” e che erano stati accusati per “indegnità professionale”.
Tralasciando di sottolineare come Newsweek abbia messo le virgolette sulla parola “tortura” (un modo di scrivere che corrisponde completamente al consenso dei media embedded, che vogliono che tali pratiche abominevoli ci abbiano ”tenuti al sicuro”), Michael Isikoff e Daniel Klaidman scrivono che quando un’inchiesta è “seriamente critica” circa il “ragionamento legale” utilizzato per giustificare i crimini della Cia e del Pentagono, “un alto funzionario della Giustizia che aveva redatto la valutazione finale del rapporto ha tuttavia attenuato la conclusione preliminare dell’Opr”.
Il rapporto concludeva che due degli autori chiave della relazione sui politici implicati in torture e sorveglianze bushiste - il giudice della Corte d’appello federale Jay Bybee e il professore di diritto dell’Università della California John Yoo – “hanno violato i loro obblighi professionali come avvocati nel momento in cui hanno redatto un memoriale cruciale nel 2002 approvando l’uso di tattiche rigorose”.
“Tuttavia il revisore, il veterano David Margolis, ha minimizzato la valutazione dicendo che loro avevano dato prova di “cattivo giudizio”- concludeva Newsweek.
Svalutando così la conclusione originale dell’Opr, il dipartimento di Giustizia non è più obbligato a rinviare il rapporto all’avvocatura dello Stato per attuare le “possibili misure disciplinari che, nel caso di Byee avrebbero potuto condurre ad un’inchiesta per destituzione”.
A dispetto del ragionamento tortuoso dei lealisti ciechi di Obama, l’ “esecutivo unitario” di Dick Cheney è dunque tuttora vivo e vegeto.
Dopo tutto più si cambia e più le cose restano come prima.
(da mondialisatio.ca traduzione di Stella Bianchi)

