Visioni oniriche e provocazioni geopolitiche
di Gianni Petrosillo - 26/02/2010
Molti analisti e semplici opinionisti di cose internazionali stanno cercando di avvallare l’ipotesi di una spaccatura all’interno dell’estblishment russo che potrebbe presto segnare una svolta nelle gestione della politica estera di questo paese.
Il primo segnale di detta inversione di rotta, sulla strada tortuosa che conduce alla potenza e all’autonomia decisionale, si sarebbe manifestato con la mancata consegna all’Iran dei missili difensivi S-300. Questo contrattempo ha dato origine ad una serie di comunicati contradditori e ad un balletto di giustificazioni tra dirigenti russi, certamente poco edificante. Ma è altresì evidente che nel commentare la notizia i media mainstream e quelli di “sottobosco” siano andati troppo in là con la fantasia.
Mentre l’entourage vicino al Presidente Medvedev, reduce da un incontro con il leader israeliano Benjamin Netanyahu, faceva sapere che alla base dei ritardi vi erano problemi di natura tecnica non rimediabili in tempi stretti (paventando in tal maniera un procrastinamento a data da definirsi degli ordini all’Iran), gli alti vertici militari e il premier Putin ribadivano che la situazione era sotto controllo ed in via di soluzione rapida. Questo episodio è bastato a moltiplicare le ubbie di quanti guardano alla geopolitica con occhio ideologico e sentimentale ma con altrettanta scadente razionalità e scarso senso dei tempi. In primo luogo, una circostanza non può da sola spiegare un rovesciamento di prospettive strategiche, tanto più che le redini della politica estera russa sono in mani salde. Putin, ovvero chi egli rappresenta, i corpi speciali dello Stato e gli organi militari continuano a costituire un nocciolo duro che orienta le decisioni strategiche della nazione e tesse le proprie trame geopolitiche con grande lungimiranza e comprensione degli eventi. A fronte di uno spiacevole “passaggio” che ha creato disagio con il partner iraniano, esiste un disegno complessivo (ampiamente esplicitato in una catena di documenti ufficiali e non) finalizzato a perseguire una leadership regionale che ha infine trovato organicità con la recente approvazione della nuova dottrina militare del gigante dell’est.
In questo atto viene ribadita l’esigenza per Mosca di respingere le gravi minacce che la Nato porta sui suoi confini – in particolare viene denunciata l’opzione occidentale volta all’accrescimento di una supremazia militare di tipo aggressivo attraverso l’attivazione di progetti attinenti ad infrastrutture estremamente invasive, come lo scudo antimissile, in paesi orbitanti nell’area russa – e di “lanciare il gallo” (modo di dire russo che significa raccogliere la sfida) agli Usa, costituendo nell’ambito della sua sfera egemonica una speculare alleanza militare con gli stessi compiti difensivi del patto nordatlantico. In tali termini, i paesi aderenti alla OTSC (Organizzazione del Trattato di Sicurezza Collettiva) adotteranno un codice di mutua assistenza militare per salvaguardare gli interessi di ciascuno di essi e proteggersi vicendevolmente in caso di aggressione o provocazione esterna.
Questi sono i fatti che smentiscono le immaginazioni e le visioni oniriche di chi crede di poter inglobare la Russia in una NATO trasformata (vedi l’articolo di M. Blondet “La Russia nella NATO), o meglio riverniciata secondo canoni di inclusività, come avanzato da George Robertson ex ministro della difesa britannico, sulla base di obiettivi astratti e slogan “millenaristici” costruiti ad arte da Washington (guerra al terrorismo, ad Al Qaida, ai rogue states ecc. ecc.) per perpetrare la propria dominanza globale.
E’ innegabile che la Nato si stia dando nuovi obiettivi tra i quali spiccano quelli espressi, nella 46° Conferenza sulla Sicurezza di Monaco, dal suo segretario generale Rasmussen: l’azione su scala globale fuori dalle frontiere dei paesi membri; la promozione della “buona cooperazione” come garanzia del successo della missione di “preservazione della sicurezza, la trasformazione della Nato in un forum di consultazione sulle questioni della sicurezza su scala mondiale (vedi “La nuova concezione strategica della Nato, L’ernesto). Ma sono proprio questi riorientamenti che fanno crescere le preoccupazioni dei russi i quali interpretano, ed a ragione, gli annunci occidentali nell’unica maniera possibile: tentativi di frenare le sue legittime ambizioni regionali e mondiali. Infine, tra le chiacchiere rivolte alla cooperazione internazionale e all’amicizia tra i popoli spuntano i missili Patriot prossimamente collocati dall’Alleanza in Polonia. Bastano otto lanciatori per MIM-104 per riportaci tutti quanti alla dura realtà ed allontanare le allucinazioni di improbabili commistioni tra competitor geopolitici. Almeno per questa epoca storica.

