OGM, l'Europa si divide
di Antonio Felice - 09/03/2010
Avevamo visto giusto. A Bruxelles, dopo l'insediamento della Commissione Barroso 2, sugli OGM qualcosa stava maturando, qualcosa di grosso: la svolta pro-OGM, perché questo significa il via libera concesso dalla Commissione martedì 2 Marzo alla coltivazione della patata a genoma modificato "Amflora", prodotta dalla BASF per scopi industriali (dal suo amido si può anche produrre carta).
Che cosa significa?
Questa non è la fine del biologico, questo è invece l'inizio di un grande confronto e di una epocale divaricazione dell'agricoltura europea. Attendiamo di sapere quanti e quali Stati dell'Unione applicheranno la "clausola di salvaguardia", in pratica bloccando la Amflora fuori dai loro confini, e con quali tempi e in quali modi ci arriverà l'Italia, visto che l'anti-OGM Zaia darà addio al ministero dell'Agricoltura entro marzo per approdare alla presidenza della Regione Veneto che lo stesso Zaia vuole trasformare in una Catalogna italiana. Da Bruxelles ci aspettiamo invece una politica della coesistenza: accelerazione sugli OGM, tutela e valorizzazione del biologico nello stesso tempo. Una posizione ipocrita o viceversa una posizione dettata da un sano realismo che contempera le esigenze della grande industria alimentare e zootecnica (che gà utilizza soia e cereali OGM su vasta scala) e quelle dei piccoli e medi agricoltori che puntano sulle produzioni tipiche di qualità e dunque anche sulle produzioni "strettamente" biologiche?
Ma è accettabile la coesistenza?
Sappiamo bene che in linea di principio tutto il settore biologico la respinge. In realtà non si potrà che andare verso una divaricazione, verso una specializzazione anche o soprattutto geografica e territoriale per cui il male minore potrebbe essere la creazione di territori OGM free con oasi biologiche al loro interno. Nazioni, regioni, province, distretti produttivi europei prenderanno strade diverse. Ci auguriamo davvero che dall'agricoltura dell'Europa mediterranea gli OGM restino fuori. Il Mediterraneo ha valori di biodiversità da tutelare a tutti i costi.
C'è anche un altro punto fondamentale: la chiarezza dell'informazione che deve riguardare, nel rispetto dei cittadini e dei consumatori, la ricerca scientifica, la produzione e ciò che compare sulle confezioni dei prodotti alimentari. Poi ci vuole mobilitazione per ribadire ad alta voce che cos'è il biologico e qual è il suo significato nel mondo di oggi. Ripetiamo, da giornalisti e comunicatori, non c'è abbastanza comunicazione sugli interessi del settore.
La grande industria e l'agricoltura estensiva industrializzata hanno vinto una loro battaglia.
Vediamo che non vincano la guerra.
Che cosa significa?
Questa non è la fine del biologico, questo è invece l'inizio di un grande confronto e di una epocale divaricazione dell'agricoltura europea. Attendiamo di sapere quanti e quali Stati dell'Unione applicheranno la "clausola di salvaguardia", in pratica bloccando la Amflora fuori dai loro confini, e con quali tempi e in quali modi ci arriverà l'Italia, visto che l'anti-OGM Zaia darà addio al ministero dell'Agricoltura entro marzo per approdare alla presidenza della Regione Veneto che lo stesso Zaia vuole trasformare in una Catalogna italiana. Da Bruxelles ci aspettiamo invece una politica della coesistenza: accelerazione sugli OGM, tutela e valorizzazione del biologico nello stesso tempo. Una posizione ipocrita o viceversa una posizione dettata da un sano realismo che contempera le esigenze della grande industria alimentare e zootecnica (che gà utilizza soia e cereali OGM su vasta scala) e quelle dei piccoli e medi agricoltori che puntano sulle produzioni tipiche di qualità e dunque anche sulle produzioni "strettamente" biologiche?
Ma è accettabile la coesistenza?
Sappiamo bene che in linea di principio tutto il settore biologico la respinge. In realtà non si potrà che andare verso una divaricazione, verso una specializzazione anche o soprattutto geografica e territoriale per cui il male minore potrebbe essere la creazione di territori OGM free con oasi biologiche al loro interno. Nazioni, regioni, province, distretti produttivi europei prenderanno strade diverse. Ci auguriamo davvero che dall'agricoltura dell'Europa mediterranea gli OGM restino fuori. Il Mediterraneo ha valori di biodiversità da tutelare a tutti i costi.
C'è anche un altro punto fondamentale: la chiarezza dell'informazione che deve riguardare, nel rispetto dei cittadini e dei consumatori, la ricerca scientifica, la produzione e ciò che compare sulle confezioni dei prodotti alimentari. Poi ci vuole mobilitazione per ribadire ad alta voce che cos'è il biologico e qual è il suo significato nel mondo di oggi. Ripetiamo, da giornalisti e comunicatori, non c'è abbastanza comunicazione sugli interessi del settore.
La grande industria e l'agricoltura estensiva industrializzata hanno vinto una loro battaglia.
Vediamo che non vincano la guerra.