«Una provocazione l’annuncio di nuovi alloggi a Gerusalemme Est. Sono accecati dal fanatismo»
di Yasser Abed Rabbo - 12/03/2010
Se è possibile, le scuse sono ancora più gravi del fatto in questione. In quelle scuse rivolte da Netanyahu a Biden c’è tutta l’ambiguità del primo ministro israeliano e del suo governo di falchi oltranzisti. Un governo che fa di tutto per chiudere ogni spazio reale al negoziato; un governo che gioca col fuoco». A sostenerlo è una delle figure più autorevoli della leadership palestinese: Yasser Abed Rabbo, segretario del Comitato esecutivo dell’Olp, promotore, assieme all’israeliano Yossi Beilin, dell’Iniziativa di Ginevra, il piano di pace elaborato da politici, militari, intellettuali palestinesi e israeliani.
Siamo di nuovo al punto di partenza tra Israele e Anp? «Ciò che è accaduto in questi giorni è sotto gli occhi di tutti. In Medio Oriente arriva il vice presidente Usa, Joe Biden, con l’obiettivo dichiarato di rilanciare le trattative e rimarcare la linea dell’amministrazione Obama, che punta a una soluzione “due popoli, due Stati”. Ebbene, Israele accoglie Biden annunciando un nuovo piano di colonizzazione di Gerusalemme Est. Se questa non è provocazione». Netanyahu si è scusato con Biden... «Ma quali scuse! Netanyahu ha solo affermato che è stato un errore il momento dell’annuncio, non la sostanza. Il fatto è che Netanyahu è parte attiva di quella politica unilateralista e colonizzatrice che mira a svuotare di ogni significato concreto un ipotetico negoziato di pace». Lei è andato giù molto duro nei confronti dei dirigenti politici israeliani, definendoli “una banda di ladri fanatici” che si comportano da “bulli e rapinatori” anche in presenza di uno dei massimi rappresentanti degli Stati Uniti. Non le sembra di aver esagerato?
«Ammetto che sono parole forti, posso mitigare i termini ma la sostanza non cambia: a scandire la politica israeliana sono personaggi come Avigdor Lieberman che non ha mai nascosto di considerare improponibile qualsiasi compromesso con i palestinesi, liquidando in modo sprezzante il presidente Abbas (Abu Mazen) bollato come interlocutore “inaffidabile”. Il loro atteggiamento è improntato all’arroganza del più forte, ad una esibizione muscolare che copre un vuoto di strategia di pace. Costoro sono animati da un fanatismo nazionalista che nulla ha a che fare con il diritto alla sicurezza rivendicato da Israele».
Diritto sacrosanto, non crede?
«Certo che lo credo, come credo che quel diritto non è scindibile dal diritto dei palestinesi a vivere da donne e uomini liberi in uno Stato indipendente, senza insediamenti israeliani al suo interno, con confini riconosciuti e garantiti internazionalmente. Uno Stato con Gerusalemme Est sua capitale; quella Gerusalemme che Netanyahu e il suo governo di oltranzisti vorrebbero preclusa ai palestinesi».
Da dove ripartire?
«Dallo stop totale della colonizzazione. In Cisgiordania e a Gerusalemme Est. Questa, è il caso di chiarirlo, non è una richiesta pregiudiziale da parte palestinese. Ciò che chiediamo è che Israele rispetti gli accordi sottoscritti e quella Road Map che a parole Netanyahu dice di accettare».
Cosa chiedete agli Stati Uniti e all’Europa? «Semplice: chiediamo loro di essere arbitri imparziali e attivi tra le due parti, non limitandosi a denunciare le forzature israeliane ma intervenendo per rimuoverle».
Netanyahu ribatte denunciando la vostra rigidità. «Evidentemente per lui flessibilità è sinonimo di resa, di capitolazione. È una strana idea di “pace” quella di Netanyahu, che nessun dirigente palestinese, neanche il più disposto al compromesso, potrà mai avallare».
Biden ha ribadito che la pace con i palestinesi è nell’interesse d’Israele... «Ma evidentemente non lo è per coloro che governano oggi Israele».
C’è chi sostiene che la destra israeliana è la migliore alleata di Hamas... «Su questo non ho mai avuto dubbi.
di U.D.G.

