Israele o della monotonia
di Alessandra Colla - 24/03/2010
Si apprende che stamane all’alba l’aviazione da guerra israeliana ha condotto 4 attacchi aerei contro il campo profughi di Jabaliya, nel nord della Striscia di Gaza.
Unica reazione, uno sbadiglio. Tutti i santi giorni la stessa storia.
Ma dov’è finito il genio ebraico? Dove la creatività, l’originalità, la trovata scoppiettante che da sempre caratterizzano la straordinaria intuizione di questo popolo?
Benedetta gente, possibile che non vi passi mai per la testa l’idea di fare qualcosa di diverso? Che so, stare qualche settimana senza bombardare niente e nessuno; dichiarare il venerdì “giornata-in-cui-lasciare-in-pace-i-nativi-palestinesi-ai-quali-noi-israeliani-rompiamo-quotidianamente-le-scatole-dal-1948″; organizzare posti di ristoro ai check point così mentre i palestinesi sono costretti a fare la fila per entrare a casa loro possono bere o mangiare qualcosa; stabilire che da qui fino al 2020 almeno non si spara ai ragazzini e alle donne… Cose così, insomma. Non ci vogliono menti elette per arrivarci, basta usare un po’ di buon senso.
Invece macché, niente. Il piattume più desolante. La ripetitività più stravolgente. Sempre lì a usare i nativi palestinesi come bersagli da tirassegno: mai pensato a un bel gioco da tavolo? Non dico il gioco dell’oca, ma Risiko, magari: tanto voi le carte geografiche le conoscete perfettamente e sapete benissimo come muovervi in giro per il mondo.
Pazienza. Ormai l’andazzo è questo; e una volta presa un’abitudine, per quanto riprovevole, è difficile staccarsene. Potreste stupire il mondo, se voleste. Ma fra “stupiti” e “stupidi” passa una sola consonante, e voi ci preferite con la “d”: fate bene, costa poca fatica e frutta molto — non a voi soltanto. Però che noia. E che voglia di cambiare.


