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Cresce lo Stato ombra di Giudea e Samaria: le colonie sono un bottino da 17,5 miliradi di dollari

di U.D.G. - 25/03/2010

Ci vivono 300 mila persone La stampa israeliana: gli insediamenti non si possono fermare


Uno Stato «ombra». È lo «Stato ebraico di Giudea e Samaria» (i nomi biblici della Cisgiordania). Uno «Stato» realizzato anno dopo anno, giorno dopo giorno. Uno «Stato» che prende corpo, nelle sue dimensioni, dal documentatissimo rapporto del dottor Rubi Nathanson del «Centro Macro di politica economica». Nathanson ha appena concluso quattro anni di raccolta sistematica di dati sugli insediamenti israeliani. Dati che rendono conto di quanto sia sempre più etereo il principio, evocato da Barack Obama, dall'Unione Europea, dal Quartetto di una pace fondata su «due Stati». Il rapporto Nathanson inchioda tutti ad un'altra verità: due Stati già esistono. Lo Stato (ufficiale) d'Israele e lo Stato (ombra) di Giudea e Samaria.
È di 17,5 miliardi di dollari – stima Nathanson – il valore attuale dell'insieme di case private, edifici pubblici, strade e stabilimenti che si trovano nelle colonie israeliane in Cisgiordania. Cifra che non tiene conto del valore delle case private ed edifici pubblici e religiosi realizzati da Israele a Gerusalemme Est. Nelle colonie sono stati costruiti complessivamente 55.708 alloggi (32.711 appartamenti e 22.997 case private). I circa 300 mila coloni beneficiano inoltre di 868 edifici pubblici, 717 stabilimenti ad uso industriale, 555 scuole e asili nido, 321 installazioni sportive, 271 sinagoghe e 187 centri commerciali. Il 71% dei coloni nella West Bank sono concentrati in 8 insediamenti: Muduin ilit, Bitar ilit, Mahalih adumim, Ar-il, Afahat zahif, Alfi manshi, Afrat e Carni shamrun. Nelle colonie occupate degli ebrei religiosi (Al-haridin), come ad esempio Mudihin ilit e Bitar ilit, la percentuale di residenti è in aumento e arriva a più del 10%. Nemmeno i responsabili di governo disponevano finora di una tale mole di dati di insieme sulle colonie ebraiche in Cisgiordania, rileva il quotidiano Haaretz. «In Cisgiordania non è possibile fermare le nuove costruzionicommenta Shalom Yerushalmi, editorialista di punta del quotidiano Maariv -. Basta fare un giro nella regione per vedere centinaia di unità abitative che vengono costruite ovunque. Netanyahu dà oggi un fondamento a tutto questo, e perfino se egli annunciasse all’assemblea generale delle Nazioni Unite che ridurrà le costruzioni, i coloni troverebbero il modo di aggirare la cosa.
Se i coloni in Cisgiordania dovessero continuare ad aumentare al ritmo attuale rileva Sever Plotzker, analista economico che scrive abitualmente sul quotidiano Yediot Ahronot «il numero di abitanti ebrei al di là della linea verde, che è ormai cancellata dalla coscienza degli israeliani, sarà nel 2025 pari a circa 750.000 persone». Ma anche adesso, con il numero di coloni che si aggira intorno alle 500.000 persone, «le colonie ebraiche nei territori decidono in grande misura il destino di Israele». «Non va poi dimenticato che un numero non trascurabile di ufficiali delle “Forze di Difesa Israeliane” risiede negli insediamenti, e addirittura la stampa israeliana afferma che essi collaborano con i coloni in svariati modi», rileva Asaad Abdel Rahman, scrittore e politico palestinese. «È ormai tempo che il popolo israeliano alzi la propria voce e dica chiaramente al primo ministro ed al suo governo che lo scontro in cui essi sono impegnati con la comunità internazionale, e il deterioramento dei rapporti con gli Stati Uniti, non sono il risultato della volontà di migliorare la situazione e la reputazione di Israele, ma – al contrario – di una miope volontà politica di migliorare la situazione dei coloni e di salvaguardare la stabilità del governo», afferma a sua volta Yariv Oppenheimer, segretario generale di Peace Now.