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Ci risiamo con il nucleare

di Gianfredo Ruggiero - 30/03/2010

Fonte: Circolo Excalibur

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Dal disastro di Cernobyl sono passati 24 anni; la tecnologia in campo nucleare ha fatto notevoli progressi, si parla di reattori di terza/quarta generazione che, assicurano gli “esperti”, saranno più sicuri e affidabili di quelli attuali e, cosa non da poco,  produrranno meno scorie, oltretutto riciclabili.
Di fatto ci chiedono un atto di fede visto che a tutt’oggi queste centrali esistono solo sulla carta.
Nessun passo avanti è stato invece fatto per risolvere il problema del trasporto e dello stoccaggio delle scorie radioattive che rimangono letali per millenni. Alla domanda: "come si pensa di affrontare la questione?" La risposta stizzita degli ingegneri nuclearisti è sempre la stessa: ci penseremo!
E’ da quando è stato attivato il primo reattore nucleare negli anni cinquanta che ci stanno pensando. Intanto a seguito del "piccolo"  incidente di Chernobyl del 26 aprile 1986 migliaia di persone sono morte e altre ne moriranno, almeno fino al 2060 secondo uno studio di Carlo Rubbia.
Il governo di destra sull’onda emotiva dei rincari petroliferi, ora rientrati, e dietro pressione della lobby nucleare, parla di costruire da 4 a 30 nuove centrali.  Le vecchie, che dovevano essere demolite vent’anni fa e i rifiuti radioattivi messi in sicurezza, sono invece  ancora lì in balia di sé stesse, in tutta la loro pericolosità. Vere e proprie bombe ecologiche.
Dopo 20 anni, e qualche figuraccia come quella di Scanzano Jonico dove il governo Berlusconi (ancora lui) è stato costretto a furor di popolo a fare dietro front, non è stato ancora trovato un sito dove stoccare i rifiuti radioattivi. Scorie che, come sanno anche i sassi, ma che politici e scienziati filo-nucleare fingono di ignorare, rimangono letali per millenni.
Un altro aspetto su cui si tenta di sorvolare è quello della fonte. L’uranio non solo è in pochissime mani (si passerebbe dalla dipendenza da petrolio a quella da uranio), ma è oltretutto scarso e, se fosse pienamente utilizzato dai quei paesi che dispongono di un gran numero di centrali, si esaurirebbe nel giro di pochissimi anni.
Tralasciamo poi le considerazioni di ordine morale in quanto il plutonio 239, ricavabile dal decadimento dell’uranio, è utilizzato come detonatore per la bomba al deuteruro di Litio (detta volgarmente bomba H).
Tornando all’Italia la soluzione, per un Paese come il nostro ricco di fonti energetiche naturali ed inesauribili, c’è ed è a portata di mano, basta seguire l’esempio della Spagna che produce già il 25% del suo fabbisogno energetico tramite fonti alternative ed ha in programma la costruzione di 20 centrali ad energia solare che raddoppieranno la produzione pulita d’elettricità; l'Austria produce già ora il 60% del fabbisogno nazionale da fonti rinnovabili; la Germania e la Svezia si accingono a ridimensionare pesantemente il loro programma nucleare a favore dell’energia pulita. In America non si costruiscono nuove centrali da almeno dieci anni.
Non solo: nel silenzio totale dei media italiani in Germania sta per partire il progetto Desertec per la costruzione di una immensa centrale solare nel deserto del Sahara in grado di produrre almeno il 15% del fabbisogno energetico di tutta l'Europa entro il 2025. Secondo gli esperti di Siemens, una superficie di 300 chilometri quadrati nel Sahara, dotata di specchi parabolici, potrebbe essere sufficiente a coprire il fabbisogno energetico di tutto il pianeta.
Mentre noi perdiamo tempo e sprechiamo denaro con le centrali nucleari, i tedeschi si preparano a cambiare il mondo.
"Il sole – ricordano in una petizione oltre 600 docenti e ricercatori italiani - è una stazione di servizio inesauribile che in un anno invia sulla Terra una quantità di energia pari a diecimila volte il consumo mondiale".
Se solo la metà dei fondi attualmente utilizzati per la ricerca nucleare fossero destinati allo sviluppo delle fonti pulite e rinnovabili di cui il nostro Paese è ricco, l’Italia (il paese del Sole) in poco tempo potrebbe raggiungere la piena autosufficienza energetica, senza alcun pericolo e a costi contenuti, attraverso grandi centrali termodinamiche e la diffusione dei pannelli fotovoltaici sui tetti delle case e dei capannoni industriali.
Il problema per il nostro sciagurato paese è che per approntare un programma serio di riconversione energetica associato ad una politica di riduzione dei consumi è necessaria la presenza di uno Stato che sappia agire nell’esclusivo interesse della Nazione. Invece ci ritroviamo ad essere governati da partiti e politici sempre in cerca di scorciatoie. Per loro è più facile costruire una trentina di centrali nucleari e nel contempo soddisfare gli appetiti dei soliti gruppi industriali che hanno il monopolio della costruzione e conduzione delle cattedrali energetiche (da cui trarre magari qualche beneficio economico, come spesso accade nei grandi appalti), che ridurre i consumi e avviare un responsabile piano energetico finalizzato l’autosufficienza. Tanto le conseguenze le pagheranno le generazioni future.