Piccoli omicidi fra amici
di Christian Bouchet - 09/04/2010

UN OMICIDIO INVOLONTARIO, PRIVO DI MOTIVAZIONI RAZZISTE O RELIGIOSE
Vi sono spesso alcune notizie, in apparenza insignificanti, che rivelano lo stato reale di una società. I fatti di cui parlerò qui di seguito non sono insignificanti e non devono essere considerati un episodio di poco conto, perché si parla di un assassinio tramite linciaggio. Eppure la nostra stampa a grande diffusione si guarda bene dal presentarlo così. Perché? Lo capirete fra poco.
Lo scorso 30 marzo, una coppia di persone, che voleva acquistare un pennello e della vernice, si è presentata intorno alle 19.10 all’ingresso del magazzino di bricolage Batkor di Bobigny. La guardia giurata del magazzino, Saïd Bourarach, ha naturalmente negato loro l’ingresso, visto che il magazzino chiude alle ore 19.00. Ciò ha avuto l’effetto di rendere pazzo di rabbia il cliente, “un biondo tatuato, con una coda di cavallo”. Il quale ha promesso: “Fra poco torniamo qua, ti ammazziamo”. E infatti è tornato poco dopo con altri tre uomini… due dei quali erano muniti di un cric e di una grossa pietra.
Ventiquattr’ore dopo il cadavere della guardia giurata verrà ritrovato nel canale dell’Ourcq, dove tutto lascia pensare che sia stato gettato dopo essere stato massacrato di botte.
La vittima è un magrebino, gli aggressori sono “bianchi”…
Eppure il Procuratore della Repubblica, Sylvie Moisson, ha prontamente fatto sapere da Bobigny che si tratta di un omicidio involontario, per il quale le motivazioni “razziste o religiose” non devono essere prese in considerazione. Le associazioni umanitarie, che su questo affare hanno mantenuto una particolare discrezione, contrariamente alle loro abitudini non hanno contestato le dichiarazioni del Procuratore. Quanto alla stampa, essa non ha fatto troppo chiasso intorno a questa triste faccenda, che è stata evocata solo di sfuggita.
Cosa difficile a capirsi, visto che siamo abituati a veder riservare ad avvenimenti di questo tipo il consueto trattamento mediatico e politico. Ma tutto si comprende benissimo se si è a conoscenza del fatto che gli aggressori sono tutti di confessione ebraica e che uno di essi è titolare di un passaporto dell’entità sionista… E tutto si comprende ancora meglio quando si scopre che essi avevano accusato la loro sventurata vittima di nutrire propositi antisemiti.
Adesso, immaginiamo che i fatti si siano svolti in maniera leggermente diversa. Che il sorvegliante sia stato ucciso nelle medesime circostanze da un gruppo di “bianchi tatuati” di religione cattolica. Peggio ancora, che egli fosse di confessione ebraica e i suoi assassini dei “bianchi tatuati” appartenenti ai gruppi di immigrati delle banlieu. Cosa pensate che sarebbe successo in questo caso? Di sicuro l’avvenimento avrebbe monopolizzato i principali media, le associazioni umanitarie ci si sarebbero avventate con foga, una campagna di stampa della durata di molti giorni avrebbe accompagnato manifestazioni di massa contro – a scelta, secondo la variante preferita – la reviviscenza del fascismo, il razzismo alla “Dupont-Lajoie” [film di Yves Boisset del 1975, in cui l’assassinio di una ragazza ad opera di un borghese viene attribuito ad immigrati nordafricani, NdT] e l’antisemitismo delle epoche più buie della nostra storia.
Esagero? Neanche per sogno. Ricordatevi del 9 luglio 2004. Una giovane donna, mitomane, affermò allora di essere stata aggredita in metropolitana e decorata – per mezzo di un pennarello – con delle svastiche sul ventre, poiché era stata scambiata per un’ebrea. Cosa successe? Jacques Chirac espresse pubblicamente il proprio orrore, il Segretario di Stato Nicole Guedj passò quasi un’ora in sua compagnia, la Licra, il Crif, il Congresso Ebraico Mondiale, la Lega per i Diritti dell’Uomo, ecc. diffusero un comunicato in cui denunciavano i veri colpevoli: Jean-Marie Le Pen e l’umorista Dieudonné!
Così, in Francia, qualunque insulto, qualunque alterco con un ebreo, reale o immaginario, diventa obbligatoriamente un atto antisemita e tutta la Francia, attenzione attenzione, deve sentirsene colpevole, mentre la sua classe dirigente deve andare a manifestare dietro la bandiera israeliana contro l’Idra che rinasce senza posa.
Invece, quando è un francese – di nascita o d’adozione - ad essere aggredito da membri della comunità ebraica, ci viene richiesto, immediatamente e con insistenza, di non scorgere alcun razzismo.
Inutile ribadire, come scrivevo all’inizio di questo articolo, che vi sono spesso episodi all’apparenza insignificanti che rivelano tuttavia la reale condizione di una società.
dal sito www.voxnr.com
Traduzione di Gianluca Freda

