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Il Brasile militare di Lula a difesa delle risorse nazionali

di Paolo Menchi - 15/04/2010

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E' un fatto abbastanza risaputo che negli ultimi anni il Brasile ha avuto uno sviluppo economico eccezionale, tanto da essere inserito nel BRIC, un acronimo che si utilizza spesso per identificare le economie emergenti di Brasile, Russia, India e Cina, accomunate dall'avere una popolazione molto elevata ed una crescita economica nettamente al di sopra di tutto il resto del mondo.
Il fatto poi di essersi assicurato due grandi manifestazioni sportive internazionali come i Mondiali di calcio del 2014 e le Olimpiadi del 2016 danno l'impressione di assistere alla bella favola di una nazione che, pur afflitta da gravi problemi sociali, è in fase di lancio e che, grazie anche all'effetto indotto da questi due grandi eventi sportivi, acquisterà un rilievo mondiale di primissimo piano.
Quello che è invece meno conosciuto è il tentativo del Brasile di diventare anche una potenza militare mondiale, basti pensare che le spese in armamenti sono cresciute dal 1999 al 2008 del 29,9% mentre se si considera solo il periodo in cui è stato presidente Lula l'aumento è addirittura del 50%, fino ad arrivare alla spesa del 2009 di 29.700 milioni dollari, circa 1,7% del Pil.
Nel 2007 Lula firmò un decreto esecutivo che prevedeva la creazione di un "gruppo di formulazione di strategie nazionale di difesa" per recuperare il potere delle forze armate indebolitesi notevolmente negli anni precedenti.
Gli investimenti brasiliani in questo settore hanno fatto passare in secondo piano gli armamenti di Venezuela (grazie all'accordo con la Russia) e della Colombia, beneficiata dagli stretti rapporti con gli Usa, che in cambio hanno anche ottenuto di costruire sette basi militari scatenando le ire di Chavez, che teme per la sicurezza del suo paese.
La strategia di Lula nel settore militare non si limita all'aumento delle spese, ma ha previsto degli accordi specifici con trasferimento di tecnologia.
Questo per il presidente brasiliano era uno dei punti fondamentali da rispettare prima di impegnarsi con altri paesi, tanto è vero che l'accordo con la Russia è saltato immediatamente a causa della disponibilità russa a fornire solo il prodotto militare finito e non il modo di produrlo.
Disponibilità che ha invece concesso la Francia, attraverso un accordo che risale allo scorso mese di Settembre, per la costruzione di cinque sottomarini, uno dei quali a propulsione nucleare, e cinquanta elicotteri, con un esborso da parte del Brasile di 12.300 milioni di dollari.
E' notizia di questi ultimi giorni che è in fase di perfezionamento un ulteriore accordo militare tra Brasile e Stati Uniti che prevede "la cooperazione nei settori dell'investigazione, supporto logistico, sicurezza tecnologica ed acquisto di prodotti e servizi di difesa militare".
Il governo brasiliano ha voluto precisare che si tratta di un accordo bilaterale e che non permette l'accesso alle forze armate americane in Brasile, e resta fermo il principio della sovranità nazionale ed inviolabilità territoriale.
Ci si chiede perché una nazione, seppur in forte crescita economica, destini tanto denaro pubblico agli armamenti, anziché utilizzarli per svolgere attività di sostegno sociale, visto il gran numero di persone che vive ancora sotto la soglia di povertà.
La risposta si può leggere in alcune dichiarazioni del ministro della difesa Nelson Jobim e dello stesso Lula che hanno più volte espresso la necessità di garantire la difesa dei territori con ingenti risorse petrolifere che sono stati scoperti in questi ultimi anni.
In una dichiarazione dello scorso anno Lula diceva "...cercheremo di rafforzare la capacità tecnologica del Brasile per proteggere e rafforzare la sua ricchezza naturale... dobbiamo sempre ricordarci che il petrolio è stata la causa di molte guerre. Noi non vogliamo guerre".
Associare i paesi latino americani con un aumento del potere delle Forze armate fa tornare alla mente i brutti ricordi dei golpe militari degli anni settanta. Speriamo che i tempi siano cambiati.