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L’alternativa bolivariana si rafforza

di Cristiano Tinazzi - 29/04/2006


Anche se il presidente Evo Morales si sta apprestando a firmare questo sabato un TCP (Tratado de Comercio de los Pueblos) non è ancora chiaro quali prodotti saranno inseriti in questo scambio né quali sono i termini che porteranno ad abbattere i dazi commerciali tra i Paesi interessati. Le associazioni degli industriali hanno fatto notare che in un contesto del genere, dove non sono definiti né i prodotti interessati né quando saranno messa in atto l’abolizione delle tariffe doganali, l’accordo che il governo pretende di stipulare è più politico che commerciale, mentre la Comunità Andina della Nazioni (CAN) si dibatte tra la vita e la morte.
Morales intanto prepara il suo viaggio a La Habana dove sottoscriverà il trattato con Venezuela e Cuba. Mercoledì il cancelliere boliviano, David Choquehuanca, durante una conversazione telefonica ha dichiarato alla stampa che il trattato si inserisce nel solco della ‘Alternativa Bolivariana para América Latina’ e del Caribe (ALBA) per consolidare la ricerca di mercati alternativi non solo per la soia (la produzione boliviana della soia si è vista tagliare fuori dal mercato colombiano dopo la firma di Uribe del Trattato di Libero Commercio con gli Usa) ma anche per la vendita della foglia di coca e dei suoi derivati legali.
“Abbiamo un accordo dettagliato che però è ancora sui generis; saranno poi le commissioni tecniche che stanno lavorando in Venezuela a definirlo”, ha detto Choquehuanca. Sulla stessa lunghezza d’onda, il ministro per la produzione e la microimprenditoria, Celinda Sosa, ha sostenuto che si stanno studiando quali prodotti potranno essere venduti ai Paesi caraibici e in che modo.
Il viceministro dell’Esportazione e del Commercio, Gustavo Barbery, ha anche espresso il desiderio che nell’accordo possano essere inseriti anche i prodotti di gioielleria e i famosi ‘chompas’, i maglioni di alpaca boliviani. Il presidente Morales ha fatto sapere poi che spera in una mediazione del Brasile per risolvere la crisi che sta attraversando la Comunità Andina delle Nazioni, ridotta ormai ad un simulacro vuoto e inutile dalle recenti firme dei TLC di Perù e Colombia con gli USA.
Morales ha ricordato poi che è stato uno dei primi a richiedere un incontro ‘a cinque’ tra i Paesi andini del CAN per evitare il tracollo finale dell’organizzazione, ma ha anche ricordato che Bolivia e Venezuela potranno tornare sui propri passi soltanto se Colombia e Perù faranno marcia indietro con gli Stati Uniti. Stati Uniti che stanno dando non poco filo da torcere alla Bolivia. Secondo quanto riportato dal presidente Morales durante una conversazione con i giornalisti stranieri, gli Stati Uniti stanno mantenendo una politica di aperta provocazione e aggressione contro la Bolivia. Il presidente ha negato che il suo Governo persegua il peggioramento delle relazioni con gli USA, “Ma sentiamo che è in corso un’aperta provocazione e aggressione del Governo degli Stati Uniti”; Morales ha detto di sperare in un cambiamento della politica di Washington, che veda la cessazione delle provocazioni “al nostro Governo e al nostro popolo” e ha dato per finito il tempo in cui alcuni ambasciatori e imprese si imponevano in Bolivia. “Se prima questo Paese era una terra di nessuno, adesso i padroni assoluti di questa nobile terra sono i popoli indigeni e faremo rispettare la sovranità e il territorio del nostro Paese”, ha aggiunto. Morales, dopo aver garantito che verrà difesa la dignità boliviana, ha considerato inaccettabile che gli Stati Uniti pongano il veto in ogni momento a funzionari o legislatori della sua amministrazione, com’è avvenuto la settimana scorsa con il viceministro dei Servizi di Base René Orellana, al quale l’Ambasciata degli USA ha negato il visto d’ingresso nel Paese. “A quanto sembra occorre essere corrotto, massacratore e assassino per ottenere il visto di ingresso negli USA”, ha commentato, segnalando che in questo caso si ottiene perfino la protezione del Governo di Washington. Il capo dello Stato ha così alluso alla permanenza negli Stati Uniti dell’ex presidente Gonzalo Sánchez de Lozada, la cui estradizione viene richiesta dalla Bolivia perchè venga giudicato per genocidio e altri gravi reati.