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Il parlamento finanzia censori e razzisti?

di Antonio Serena - 01/06/2010

Fonte: Liberaopinione.net



Circa un mese fa, il 22 aprile, si è tenuta presso la Commissione Affari Costituzionali della Presidenza del Consiglio, Interni e Affari Esteri e comunitari della Camera una riunione il cui fine è stato quello di chiedere l’oscuramento in tutto il mondo di quei siti internet che si permettono di muovere critiche alla politica di Israele. Presieduta dalla vicepresidente della Commissione stessa, Fiamma Nirenstein (PDL ex AN del new deal finiano), giornalista e scrittrice (autrice tra l’altro de Il razzista democratico, Mondadori, 1990), già direttore dell’Istituto Italiano di Cultura a Tel Aviv e portavoce nel Parlamento italiano degli interessi ebraici.
Nel corso della riunione si è proceduto ad una audizione di “esperti”: parlamentari - tra cui Renato Farina, il noto ex “Agente Betulla” dei servizi segreti deviati, e Lucio Malan, ex leghista ora con Berlusconi, militante della Chiesa Valdese, già sostenitore in passato di altre stravaganti iniziative - e “studiosi” che hanno promosso questo paranoico progetto di “Indagine conoscitiva sull’antisemitismo”.
Tra i convocati da Fiamma Nirenstein nell’audizione alla Camera figurano nomi come Andre Oboler, di professione “chief executive officer di Zionism on the Web” e collaboratore di un’organizzazione chiamata “Jewish Internet Defense Force”- JIDF, che si occupa di monitorare ed “aggiustare” costantemente Wikipedia, Facebook e Youtube. Tra l’altro gli obiettivi della JIDF in un recente passato erano quelli di “smascherare Barack Obama e impedirgli di vincere le elezioni presidenziali” e di “continuare a tenere sotto i riflettori le questioni che riguardano i suoi legami con il terrorismo e la sua chiesa razzista e antisemita che ha sostenuto Hamas e il Reverendo Louis Farrakhan”. Oltre a programmi razzisti di deportazione e pulizia etnica del tipo: “I palestinesi dovrebbero essere trasferiti fuori dai territori israeliani. Possono vivere in qualunque dei tanti altri stati arabi… siamo contrari a negoziare con loro”. Secondo Oboler, vista la difficoltà di controllare Internet in un solo Paese, occorre imporre nuove leggi repressive a livello globale, una sorta di censura planetaria.

Gli altri interventi in Commissione sono stati di spessore decisamente mediocre, a partire da quello dell’ex sindaco di Brescia Paolo Corsini, secondo il quale bisogna farla finita conil “presunto problema della libertà di pensiero”, o quello di Stefano Gatti che, muovendo non a caso da una critica allo stravagante sito Holywar, è giunto anch’egli alla conclusione che tutto ciò che non è in linea con Israele debba essere soppresso.
A proposito di Gatti, va ricordato che costui è presidente di quel CDEC (Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea) che ha ricevuto lo scorso ottobre un finanziamento statale annuo di 300 mila euro grazie all’interessamento del deputato PDL Alessandro Ruben, presidente dell’”Anti Defamation League” (Adl) in Italia e consigliere dell’ “Unione delle Comunità Ebraiche Italiane”. Il provvedimento è stato approvato definitivamente in sede di commissione legislativa senza nemmeno venire discusso in Aula.

Sono particolarmente soddisfatto – ha dichiarato Ruben a “Shalom” dopo aver incassato la mancia – per due ragioni: in primo luogo perché la mia proposta ha raccolto il consenso unanime di tutto il Parlamento che ha compreso che la lotta all’antisemitismo e al negazionismo passa attraverso un’opera quotidiana di documentazione e di formazione culturale, opera svolta meritoriamente dal Cdec. In secondo luogo perché, pur nella difficile situazione di finanza pubblica, è stato trovato nelle pieghe del bilancio statale questo rilevante finanziamento e di questo va dato pubblico riconoscimento e un ringraziamento al Governo nella sua interezza”.

Già, “pur nella difficile situazione di finanza pubblica”, mentre è alle porte una finanziaria di lacrime e sangue specie per le categorie più deboli, il nostro governo trova i soldi per finanziare un’associazione che ha come scopo ultimo quello di far tacere le voci dissenzienti sulla situazione in Palestina e sui continui crimini israeliani.

Perché questo è il fine e questi sono i soliti strumenti usati per arrivare a quel fine: ingigantire eventi antisemiti isolati e privi di spessore e confondere le critiche alla politica attuata da Israele con il “negazionismo dell’ olocausto”, il razzismo e l’antisemitismo, per poi giustificare la repressione. Alla stessa stregua con cui si bombardano le navi e si uccidono i civili che portano viveri e medicine a Gaza, asserendo che sono “armati dell’odio e della violenza”( Danny Ayalon, viceministro degli Esteri israeliano).

Insomma non si può parlare: non si può rivisitare la storia dell’ “olocausto” e non si può criticare lo Stato di Israele. Neanche per riportare giornalisticamente quanto avviene in Palestina (è il caso di “Infopal”), in quanto – dice Stefano Gatti “in quel sito non c’è un utilizzo di stereotipi anti-ebraici classici, ma attraverso la demonizzazione dello stato ebraico, si trasforma Israele in una sorte di ebreo delle Nazioni”.

Nel suo crescendo wagneriano condito da un’ evidente follia fondamentalista, Fiamma Nirenstein – che di recente ha lanciato un nuovo appello contro i filoisraeliani di ferro francesi Bernard-Henry Lévy e Alain Finkelkraut, rei di aver criticato il governo di estrema destra di Netanyahu – ha poi parlato, sempre nel corso della citata audizione parlamentare, di un “negazionismo archeologico” che metterebbe in dubbio il “legame eterno” che unirebbe gli ebrei alla Terra Santa.

Di provocazione in provocazione. E’ di oggi la notizia della nuova carneficina compiuta dagli israeliani contro un convoglio di aiuti umanitari diretto a Gaza che la signora ha così commentato: “Purtroppo la provocazione, portata a Israele da un gruppo che con un´organizzazione pacifista ha poco ha che fare, ha raggiunto lo scopo di creare una grave crisi. Quello che e´ accaduto e´ il tragico risultato di un´azione di disturbo nei rapporti internazionali da parte di gruppi simpatizzanti di Hamas”.

Ci sarebbe da archiviare senza troppi commenti il caso se non fosse che queste tesi demenziali vengono recepite e foraggiate anche in Europa da governi che si proclamano democratici e liberali, da Parlamenti che votano leggi criminali come quella sul “Mandato d’arresto europeo”, da viceministri che giustificano vergognosamente i massacri di civili; se non ci fossero persone in galera da anni per il solo fatto di aver espresso il loro pensiero “non conforme”; se non ci fosse gente costretta a vivere come schiavi nelle loro terre usurpate e gente che viene uccisa per la sola colpa di volerli aiutare a sopravvivere. Se non fosse che dietro a questi allucinati servitori non vi fossero dei capi che reggono le sorti di un mondo che, per le maggiori fortune economiche di poche lobbies, rischia ogni giorno di più di trasformarsi in un immenso crogiolo di sangue.