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No all'ossessione di controllare tutto

di Massimo Fini - 15/06/2010

 

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Sull’onda emotiva di un recente fatto di cronaca (la giovane madre di Passo Corese che ha buttato dalla finestra la figlioletta di sei mesi) i ginecologi della Società Italiana (Sigo) e Antonio Picano presidente della Pia associazione strade onlus, una ong (le Ong sono più pericolose degli Omg) che intende difendere i neonati dalle loro madri, propongono di sottoporre le mamme "depresse" al trattamento sanitario obbligatorio (Tso) sulle orme di quanto è previsto dalle legge 180 per i malati di mente.
È proprio vero che le vie dell’Inferno sono lastricate di buone intenzioni. Il trattamento sanitario obbligatorio è un provvedimento del tutto eccezionale, in deroga dell’articolo 92 della Costituzione per il quale "nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario", che si applica ai malati di mente veri, psicopatici e schizofrenici, e solo quando sono, come si dice in gergo "in acuzie" cioè danno in escandescenze e c’è la certezza che stanno facendo del male a sè stessi e il concreto pericolo che lo possano fare agli altri.
Siamo nell’ambito dell’eccezionalità. La "depressione post partum" è invece un fenomeno comunissimo e direi quasi fisiologico che colpisce quasi ogni madre dopo le fatiche, fisiche e psicologiche, di nove mesi di gravidanza e il senso di vuoto che lasciano spesso le imprese portate a termine. In ogni caso sono almeno 75mila in Italia le donne che ogni anno soffrono in modo dichiarato (riferendosi cioè solo a quelle che ricorrono al medico) per "depressione post partum". Cosa facciamo? Obblighiamo 75mila donne a sottoporsi al Tso, che, come dice lo psichiatra Alberto Siracusano, "equivale alla sospensione di tutti i diritti della persona", per evitare un pericolo del tutto ipotetico? Inoltre il provvedimento non risolverebbe il problema perchè resterebbero fuori tutte le madri che, non ammettendo di essere depresse, non si rivolgono al medico, che sono potenzialmente le più pericolose, e anzi lo aggraverebbe perchè molte mamme "depresse", nel timore di essere sottoposte al Tso, non si rivolgerebbero al medico. Obbietta Picano che non si tratta di rinchiudere le madri in un ospedale psichiatrico, "basterebbero degli operatori qualificati che restano 24 ore su 24 a fianco della mamma, a casa".
A parte il fatto che la presenza permanente nella propria casa di un estraneo rischierebbe di mandare in tilt non solo la madre ma l’intera famiglia, si avverte alle spalle di questi sostenitori della "linea dura" (così essi stessi la chiamano) una delle ossessioni tipiche dell’epoca: la pretesa di controllare tutto, di assicurarsi e riassicurarsi su tutto. L’illusione delirante, che ha preso la nostra Scienza e con essa l’intera società, di poter tenere tutto sotto controllo. E questo è umanamente impossibile. L’imprevedibile, l’incontrollabile, il Caso, come sapevano bene i Greci, è sempre dietro l’angolo. E noi faremmo bene ad accettarlo come un fatto ineludibile della vita.
Solo i morti sono al riparo da tutto. Chi vive no. E non possiamo martirizzare 75mila donne, togliergli, oltre che ogni diritto, il decorso naturale della loro recente maternità, fra cui c’è anche l’umanissima "depressione post partum" (e la depressione, come sanno gli psicoanalisti, ha anche un aspetto positivo perché è una difesa e un momento di rielaborazione della nostra personalità di fronte a dei fatti nuovi), solo perchè, in linea puramente ipotetica, una o due di esse potrebbero commettere un infanticidio.