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Baghdad ordina e Madrid obbedisce – e se non bastano le buone maniere si ricorre a quelle forti. Molto forti.
E' stata annullata alla fine la Conferenza internazionale della resistenza politica irachena, che avrebbe dovuto aprirsi oggi, a Gijón, in Spagna, dopo la decisione del governo Zapatero di piegarsi ai diktat di quello di Baghdad, che aveva fatto pressioni perché l'evento non si tenesse.
Rimangiandosi gli impegni già presi, le autorità spagnole avevano rifiutato di rilasciare i visti di ingresso ai partecipanti iracheni, mettendo in serie difficoltà gli organizzatori - la Campaña Estatal contra la Ocupación y por la Soberanía de Iraq (CEOSI), che tuttavia non si erano arresi, e fino a ieri avevano confermato che tutto si sarebbe svolto secondo il programma – solo con gli ospiti iracheni in collegamento da Baghdad, Damasco, e Amman.
Il motivo? Il governo del premier Nuri al Maliki aveva fatto la voce grossa, utilizzando i canali diplomatici per far sapere a Madrid che la cosa proprio non gli andava giù. Quelli che avrebbero partecipato alla conferenza di Gijón erano terroristi, fiancheggiatori dei terroristi, e residui del vecchio regime - sostenevano da Baghdad. Ospitarli in territorio spagnolo avrebbe sicuramente danneggiato le relazioni bilaterali fra i due Paesi.
Dunque, niente più visti di ingresso, anzi la revoca di quelli già concessi ad alcuni degli invitati iracheni – e poco importa che diversi di loro in Spagna ci fossero già stati, addirittura ricevuti da funzionari del ministero degli Esteri e parlamentari. All'improvviso sono diventati tutti terroristi.
A rischio le relazioni economiche e commerciali bilaterali
Il governo di Baghdad ha utilizzato argomentazioni assai convincenti, facendo presente alla Spagna che rischiava di restare fuori dalla torta del business degli investimenti in Iraq – in linguaggio diplomatico, erano a rischio "le relazioni economiche e commerciali bilaterali".
Tanto è bastato per convincere il ministro degli Esteri di Madrid, Miguel Ángel Moratinos, che non era proprio il caso che la conferenza si tenesse in territorio spagnolo.
Solo che gli organizzatori erano tenaci, e avevano il pieno supporto del consiglio comunale di Gijón, la città dove si sarebbe svolto l'evento, e del principato delle Asturie, la comunità autonoma nella quale essa si trova.
Da cui la decisione: noi andiamo avanti.
Oggi l'epilogo – con l'annullamento deciso all'ultimo momento, in seguito a "minacce di morte contro alcuni membri dell'organizzazione e loro familiari e di attentati contro istituzioni dello Stato spagnolo", secondo quanto si apprende da un comunicato diffuso dalla CEOSI.
Minacce che sarebbero state trasmesse direttamente dalle autorità irachene al governo di Madrid.
Un rischio troppo grosso, che ha raggiunto l'obiettivo laddove gli altri sistemi erano falliti.
Resistenza politica
Di resistenza politica – politica – irachena non si deve parlare, evidentemente.
Non si potranno sentire così le voci dello sceicco Mohammed Bashar al Faidhi , portavoce ufficiale del Consiglio degli Ulema, sunnita, dell'Ayatollah Jawad al Khalisi, Segretario Generale dell'Iraqi National Foundation Congress, sciita che lavora da anni per superare gli steccati confessionali e portare avanti un progetto politico autenticamente nazionale.
Non sapremo che cosa avevano da dire Khudeir al Murshidi, Segretario Generale del Fronte Patriottico, Nazionale, e Islamico Iracheno, e lo sceicco Ali al Juburi, Segretario Generale del Consiglio Politico della resistenza irachena – formazione che fino a un po' di tempo fa negoziava con gli americani.
Non conosceremo il punto di vista dello sceicco Ahmed al Ghanim – Segretario Generale del Consiglio delle Tribù del sud dell'Iraq: meglio pensare che sostengano tutte il premier (uscente) Nuri al Maliki.
Baghdad li accusa di fare parte "delle reti del terrorismo internazionale" e di incitare alla violenza. Dargli spazio, si sostiene, danneggia "il processo politico" in Iraq. Meglio limitarsi alle voci che arrivano dalla Green Zone.
Il governo Zapatero ha chinato la testa: altrimenti, sarebbe stato considerato "un gesto di inimicizia" verso il governo iracheno, spiegava qualche giorno fa agli organizzatori il Direttore Generale della politica estera per il Mediterraneo, il Maghreb, e il Medio Oriente, aggiungendo che Madrid "considera che la conferenza potrebbe pregiudicare l'attuale processo politico iracheno, che ha il pieno appoggio della Spagna e dell'Unione Europea" (la Spagna è attualmente presidente di turno dell'UE).
La conferenza, che avrebbe dovuto iniziare oggi e concludersi il 21, con la presentazione del suo comunicato finale a Madrid, non si farà.
Resta in programma, per lunedì, l'incontro di una sua delegazione - composta da partecipanti spagnoli e internazionali - alla Camera dei deputati. Per spiegare quanto accaduto – e quanto sta accadendo in Iraq.
Certo, sarebbe stato meglio se a spiegarlo ci fossero stati degli iracheni. |