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La sisnistra squadrista che mi cerca

di Piero Sansonetti - 21/06/2010




Poche sere fa, a Roma, nella sede di un centro sociale nel quartiere San Lorenzo, si è tenuta una commemorazione del poeta Edoardo Sanguineti, morto all’improvviso, un mese fa, per un malore. Conoscete, credo, Sanguineti. Era un esponente di punta del gruppo ‘63, era un intellettuale – come dire? – rivoluzionario, che aveva fatto del rifiuto della forma e della normalità il suo imperativo categorico. Gli piaceva disarticolare le idee, disarticolare il linguaggio, i luoghi comuni, l’ovvio, il semplice. Sanguineti era un poeta, un intellettuale ricco e intricato, e sicuramente era un marxista, anche se il suo marxismo aveva una caratteristica specialissima e molto molto rara: non era affatto dogmatico.

Sanguineti negli ultimi sei mesi della sua vita aveva accettato di avere una collaborazione regolare col settimanale che io dirigo, che si chiama Gli Altri. Scriveva una rubrica tutte le settimane, sempre originale, arguta, sorprendente. Il senso della collaborazione era chiarissimo: portare una voce “comunista” dentro un giornale di sinistra che – dichiaratamente – si misura con l’impresa dell’uscita dal comunismo. Avevamo proposto a Sanguineti di chiamare proprio così la sua rubrica: “Il comunista”. Invece lui aveva preferito dargli un altro nome, più generale, forse più impegnativo: “il materialista”.

Gli organizzatori della commemorazione di Sanguineti mi hanno invitato a partecipare alla cerimonia e a leggere un brano del poeta, a mia scelta. Avevo accettato, e ne ero fiero. Avevo deciso di leggere l’ultimo suo articolo scritto per il nostro giornale ai primi di maggio.

Ieri pomeriggio, poco prima della cerimonia, mi ha telefonato uno dei dirigenti del centro sociale che ospitava la commemorazione. E con toni e argomenti assai gentili e ragionarveli mi ha pregato di rinunciare alla partecipazione. Perché?

Dovete sapere che un mesetto fa – insieme ad altri giornalisti e collaboratori del mio settimanale ma anche di altri giornali e a qualche docente universitario – avevo firmato un breve appello nel quale chiedevo che alla destra radicale fosse riconosciuto il diritto a manifestare. Diceva l’appello: «Siamo molto lontani dalle idee del Blocco Studentesco, ma crediamo che a nessuno possa essere proibito di manifestare pacificamente né di partecipare a una consultazione elettorale». Avevamo firmato quel documento perché un gruppo cospicuo di docenti e di studenti aveva firmato un altro appello – opposto – nel quale si chiedeva alla polizia di vietare la manifestazione. Noi pensiamo che vietare le manifestazioni politiche sia un atto autoritario e reazionario, per questo ci opponiamo sempre.

Una parte di quelli che volevano impedire il corteo di Blocco Studentesco ci ha giurato vendetta. Due o tre volte è venuta a disturbare nostre iniziative, nelle ultime settimane: poco male. L’altro giorno questi ragazzi hanno fatto sapere a quelli del centro sociale che se io avessi parlato all’incontro su Sanguineti, loro avrebbero fatto irruzione nella sala e avrebbero fatto saltare la cerimonia. Per questo mi si chiedeva di rinunciare. Io da qualche anno coltivo una idea nonviolenta della vita e della politica. E poi proprio non mi andava di rovinare una celebrazione di Sanguineti. Per carità. Ho accettato di ritirarmi.

Però qualche riflessione vale la pena di farla. Dentro la sinistra ci sono gruppi che hanno ormai un solo valore, intorno al quale si organizzano e sviluppano il proprio pensiero: l’intolleranza. A me verrebbe da dire che sono gruppi con nette venature totalitarie e fasciste, ma l’uso della parola fascista, fuori da un contesto, non ha molto senso oggigiorno, e dunque è meglio non usarla. So che nei prossimi mesi a me sarà molto difficile apparire in pubbliche manifestazioni (come succede anche a Paola Concia, deputata del Pd che questi gruppetti hanno aggredito recentemente al grido di “lesbica isterica”, o come succede a Imma Battaglia e ad altri). Non è la prima volta che pago questo scotto alle cose che penso e dico e faccio. Mi successe tre anni fa, quando Liberazione pubblicò dei bellissimi reportage da Cuba di Angela Nocioni. Naturalmente critici con Fidel Castro. Per sei mesi la mia presenza fu cancellata da tutte la manifestazioni politiche di sinistra.

Chiedo ai tanti compagni di strada che ho avuto in questi anni, ai professori che firmano appelli “antifascisti”, ai giornalisti di giornali militanti amici: voi che idea vi siete fatta? Voi credete normale o preoccupante che esistano pezzi di sinistra così vicini, per modi di pensare e di agire, allo squadrismo? Voi non temete che questo virus si estenda? Temo che nessuno mi risponderà.