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Afghanistan. Obama si affida ai “rambo” di Bush

di Ferdinando Calda - 12/07/2010

http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/thumb/4/47/James_N._Mattis.jpg/250px-James_N._Mattis.jpg


Se pensate che personaggi come il colonnello Kilgore di Apocalipse Now – quello che “adora l’odore del Napalm di mattina” – esistano solo nelle fantasie hollywoodiane, forse vi sbagliate. Certo, difficilmente troveremo comandanti che – come il sopraccitato Kilgore – invitano i propri soldati a surfare mentre infuriano ancora i combattimenti (se non altro perché l’Iraq e l’Afghanistan non sono il Vietnam e mancherebbero le onde da cavalcare). Tuttavia, per quanto riguarda il fanatismo nel compiere la propria missione, sembra che gli attuali vertici militari di Washington non abbiano niente da inviare agli eroi delle pellicole. E se prima i soldati statunitensi in Afghanistan dovevano fare i conti con l’asceta McChrystal – si racconta che corra quotidianamente 13 chilometri, faccia un solo pasto al giorno e dorma non più di 4 ore a notte – adesso sarà il turno del “monaco guerriero” James Mattis (foto). Un soprannome che si fa risalire a quando il generale (scapolo) passò un Natale in servizio a Quantico per permettere al suo vice di passare le feste con la famiglia.
Mattis è stato scelto da Barack Obama per guidare il CentCom, il Comando centrale Usa, al posto di David Petraeus, chiamato a sostituire McChrystal al comando delle forze Usa e Nato in Afghanistan Generale di brigata, Mattis ha una lunga carriera alle spalle e ha combattuto sia in Iraq, dove nel 2004 guidò l’attacco a Falluja, che in Afghanistan.
Ma il nuovo capo del CentCom è soprattutto “Mad Dog Mattis”, un militare duro e deciso, abituato a non andare troppo per il sottile. E che non le manda a dire. Nel 2005, di ritorno dall’Afghanistan, raccontò a una platea di San Diego di quanto fosse “dannatamente divertente sparare a certe persone”, che “hanno schiaffeggiato le donne per cinque anni perché non portavano il velo”. Aggiunse inoltre che, “effettivamente”, lo divertiva molto combattere (“è come un grido”) e “fare le risse”.
Può sembrare paradossale che il Premio Nobel per la Pace Barack Obama si serva di uomini del genere per uscire dal pantano afgano. Tuttavia, adesso più che mai, il presidente Usa ha bisogno di generali che vadano subito al sodo, non potendosi permettere di sprecare altro tempo nel tentativo (finora piuttosto infruttuoso) di conquistare “il cuore e le menti” degli afgani, come prevedeva la strategia del defenestrato McChrystal.
E così ha “rispolverato” l’apparato gerarchico del suo predecessore guerrafondaio. Per la cronaca, sembra sia stato proprio il generale Mattis a suggerire al presidente Bush di assegnare a Petraeus il comando in Iraq nel 2007.
Inoltre Mattis ha il vantaggio di essere vicino alla pensione e si può quindi permettere di accollarsi la responsabilità di decisioni impopolari.
Del resto “Cane pazzo” sembra avere le idee ben chiare sul modo di portare avanti la guerra (“Siate educati, professionali, ma mettete anche in conto di uccidere chiunque incontrate”, diceva ai suoi uomini in Iraq) e, soprattutto, è ciecamente convinto della correttezza dell’operato dei militari Usa.
“Non devo scusarmi per la condotta dei miei marines”, dichiarò nel maggio 2008 quando le truppe Usa aprirono il fuoco contro una festa di matrimonio nel villaggio iracheno di Mogr el-Deeb uccidendo una quarantina di persone, in gran parte donne e bambini. “Quante persone vanno in mezzo al deserto a una ventina di chilometri dal confine siriano per festeggiare un matrimonio a 130 chilometri dal più vicino Paese civile?”, argomentò il generale, sottolineando: “C’erano oltre una ventina di uomini in età militare. Cerchiamo di non essere ingenui”.