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Il cambio della guardia al vertice dello stato ucraino

di Luana Masciotra - 08/09/2010


 
Il cambio della guardia al vertice dello stato ucraino

Nelle elezioni presidenziali ucraine, tenutesi il 7 febbraio 2010, Victor Yanukovich, leader del Partito delle Regioni, ha trionfato sul suo principale avversario, Julia Timoshenko, uno dei simboli, insieme al presidente uscente Victor Juscenko, della cosiddetta Rivoluzione Arancione del 2004.

A prima vista Yanukovich sembrerebbe il perfetto interlocutore del presidente russo Dmitry Medvedev. Oltre ad essere il portatore delle istanze di quella larga fetta di popolazione lingusticamente e culturalmente legata alla vicina Federazione russa (circa il 30% della popolazione totale), Yanukovich, a differenza del suo predecessore, non ha mai sostenuto l’ingresso dell’Ucraina nella Nato e nel 2008 propose anche di concedere l’indipendenza ad Abkhatia ed Ossetia del Sud.

Nonostante questo il nuovo presidente ucraino è lontano dall’essere un pupazzo nelle mani dei russi.

Il trattato di Kharkiv: svolta nelle relazioni russo-ucraine

Il punto di svolta nelle relazioni russo-ucraine è rappresentato dagli Accordi di Kharkiv (21 aprile 2010) che prolungano  la presenza russa nella base navale di Sebastopoli fino al 2042 con una possibile estensione al 2047 in cambio di una riduzione del prezzo del gas e di un canone di affitto di 1,8 miliardi di dollari.

Il trattato di Kharkiv ha conseguenze geopolitiche importanti. Assicura alla Russia la base di Sebastopoli che è la principale infrastruttura della flotta del Mar Nero (le navi che misero il blocco alle coste georgiane salparono da qui) evitando lo shock di doverla abbandonare nel 2017. La questione di Sebastopoli non è solo militare, ma coinvolge i sentimenti più profondi del popolo russo che percepisce la Crimea come una parte staccata della Russia (il 58% degli abitanti della Crimea sono russi).

I risultati per l’Ucraina sono modesti, ottiene uno sconto sul prezzo del gas che non è altro che il riallineamento ai prezzi di mercato (anzi è più alto di quello praticato ad altri clienti di Gazprom), senza che questo risolva i problemi strutturali ucraini.

Dopo questo trattato, è ripresa la cooperazione militare tra i due paesi. A maggio 2010, durante un vertice a Kiev, sono state firmate tre dichiarazioni congiunte sul Trattato di Sicurezza Europeo, sul conflitto nella Transdnistria e sulla sicurezza nel Mar Nero. I rapporti commerciali, che erano peggiorati nell’ultimo anno della presidenza Juscenko,  si vanno normalizzando.

La politica energetica.

L’elezione del nuovo presidente ucraino comporta un cambiamento nel dialogo tra Russia e Ucraina sul problema energetico.

L’Ucraina dipende fortemente dal gas russo (importa l’80% del gas naturale dalla Russia). Anche se la leadership ucraina può essere criticata per non aver riformato il mercato dell’energia, è indubbio che la Russia ha utilizzato il monopolio di Gazprom (la più grande compagnia energetica russa monopolista in tutta l’Europa Orientale) per esercitare pressioni politiche sull’Ucraina. D’altra parte, la dipendenza russa dalle pipeline ucraine ha permesso a Kiev di avere una contro leva minacciando il blocco del passaggio del gas verso l’Europa. Juscenko e il suo primo ministro Timoshenko avevano due alternative: accettare prezzi bassissimi a discapito della loro indipendenza o accettare prezzi più alti salvaguardando la loro autonomia da Mosca. Il prezzo che l’Ucraina ha dovuto pagare alla Russia per il gas è andato drammaticamente crescendo negli ultimi anni (più di 305$ per 1000 m cubi nel primo quadrimestre del 2010). Tuttavia, almeno fino al 2007-2008 questi enormi costi venivano assorbiti da un’economia in crescita.

Oggi, la situazione che si trova ad affrontare Yanukovich è completamente diversa. Per superare la crisi economica dovrà trovare il modo di abbassare il prezzo del gas proveniente dalla Russia e dall’Asia Centrale. Comunque, ogni accordo con Gazprom dovrà prevedere un incentivo significativo per i russi per i quali gli accordi attuali (rinegoziati dopo la guerra del gas del gennaio 2009, subito rientrata perché la Russia non voleva perdere credibilità in Europa, e in parte violati da entrambe le parti) sono estremamente vantaggiosi. Yanukovich può offrire alla Russia la partecipazione al rinnovamento del sistema di trasporto ucraino del gas (GTS) a fianco di Naftogaz (la compagnia energetica ucraina) e di altre compagnie europee. I vertici di Gazprom, però, hanno già fatto sapere che non sono interessati all’operazione e che preferirebbero piuttosto avere quote di Naftogaz a basso prezzo. Yanukovich avrà non poche difficoltà a conciliare l’esigenza di breve termine di uscire dalla crisi economica con quella di lungo termine di aumentare la sua sicurezza energetica e di ridurre la sua dipendenza dalle forniture russe.

Qual è il piano ucraino?

Innanzitutto si vuole aumentare la produzione interna di gas. Inoltre, la produzione di energia da fonti rinnovabili potrebbe permettere all’Ucraina di risparmiare 18.5bcm di gas naturale all’anno, riducendo il consumo in Ucraina entro la fine del 2010 del 13.5%. L’altro obiettivo è quello di migliorare l’efficienza energetica delle industrie. In ultimo, si sta valutando l’ipotesi di costruire un impianto di rigassificazione (LNG), sempre allo scopo di rendersi più indipendenti dalla Russia.

Da parte della Russia, la sua cooperazione con l’Ucraina nel settore del gas sarà costruita in accordo con i principi della nuova strategia energetica fino al 2030. Fra gli obiettivi di questa strategia c’è quello di ridurre il rischio di far transitare l’energia russa verso i mercati di esportazione, cosa che riguarda principalmente le relazioni tra Russia e Ucraina. Per raggiungere questo obiettivo la Russia da una parte sta cercando di ottenere a livello internazionale che vengano recepiti dei nuovi principi circa i diritti di transito dei flussi energetici (coerentemente si è ritirata dall’Energy Charter) e dall’altra non ha mai smesso di  cercare un sistema per usare il GTS, cercando di ottenere una “immunità” per i suoi transiti o riuscendo ad acquisire la proprietà di Naftogaz. D’altra parte, in base alla legge ucraina nè il GTS è privatizzabile nè Naftogaz può fallire. Si sta anche sviluppando una politica di vie alternative, in particolare con la costruzione del North Stream (gasdotto nel Baltico) che permetterebbe alla Russia di bypassare il territorio ucraino e di collegarsi direttamente alla Germania.

L’Ucraina, la NATO e l’UE

L’Ucraina è molto importante per la Russia dal punto di vista geopolitico e il suo eventuale ingresso nella Nato e nell’UE sancirebbe il definitivo arretramento della Russia e porrebbe fine ai suoi tentativi di ricreare uno spazio di influenza all’interno dell’area dell’ex URSS. L’ipotesi dell’ingresso dell’Ucraina nella Nato, già poco attraente per la popolazione (solo un 25% la vedeva con favore), con l’elezione di  Yanukovich è definitivamente tramontata. Da un parte il nuovo presidente da sempre avversario di questa ipotesi, dall’altra la crisi economica e l’ondeggiante politica statunitense verso lo spazio ex-sovietico, già evidente durante  la guerra in Georgia, quando era stato chiaro che non si potesse contare su un intervento Usa o della Nato, confermata dalla linea di Obama (sospensione dell’installazione del sistema antimissile in Polonia e nella Repubblica Ceca), hanno portato il Parlamento ucraino il 3 giugno 2010 a votare una legge che stabilisce che l’Ucraina è un paese non allineato. Con ciò si esclude  l’adesione alla Nato, ma anche l’adesione ventilata alla Collective Security Treaty Organisation (CSTO, l’organizzazione che riunisce Armenia, Bielorussia, Kazakhstan, Kyrgyzstan, Russia  e Tajikistan in una alleanza militare). Questa soluzione è soddisfacente per la Russia perchè allontana il pericolo di avere la Nato in Ucraina e la non adesione alla CSTO è un piccolo prezzo da pagare.

Questa legge d’altra parte non impedisce l’adesione all’UE, che rimane un obiettivo prioritario per il governo ucraino. Infatti prosegue, seppur rallentata, la collaborazione con Bruxelles con progetti quali il recente “partenariato orientale”,  che può portare accordi di libero scambio, aiuti finanziari, maggiore sicurezza energetica e abolizione del visto per i viaggi nell’UE per Armenia, Azerbaigian, Bielorussia, Georgia, Moldavia e Ucraina. Per l’Europa, il partenariato significherebbe maggiore sicurezza e stabilità lungo i suoi confini orientali. La Russia, invece, interpreta questa iniziativa come un tentativo di marginalizzare la sua influenza in un’area che lei ritiene di sua competenza. Pur essendo questa una iniziativa di “civilian power”, la Russia teme che questa porti alla disintegrazione dello spazio post sovietico e per questa ragione sta utilizzando tutti gli strumenti in suo possesso per influenzare i partecipanti al partenariato orientale (dagli investimenti, alle rimesse degli immigrati). Il nuovo governo ucraino pertanto, pur mantenendo aperto il dialogo con l’UE, non potrà non tener conto delle esigenze russe.

Un ulteriore segnale che l’Ucraina vuole proseguire il suo cammino verso l’UE è la firma,  il  18 giugno 2010, dei due accordi per il rilascio agevolato dei visti e per la riammissione degli immigrati clandestini. Gli accordi entreranno in vigore dopo che entrambe le parti avranno completato le procedure interne di ratifica, possibilmente entro la fine dell’anno.

Conclusioni

Oggi la priorità del presidente e  del suo entourage è prima di tutto quella di assicurare la ripresa economica del paese, pur con tutte le difficoltà di una economia in mano agli oligarchi, e di  rafforzare la sua stabilità politica. Yanukovich oggi è filo-ucraino, prima e più che filo-russo.

L’altro effetto che sta emergendo in Ucraina è un tentativo di “putinizzare” lo Stato svuotando le riforme democratiche della rivoluzione arancione, come ad esempio le riforme introdotte per le elezioni comunali dell’ottobre del 2010. D’altra parte l’attenzione della popolazione è rivolta alla crisi economica e non alle problematiche democratiche o alle questioni di politica estera.

L’Ucraina resta al centro del tentativo russo di ricreare uno spazio di influenza in quella che fu l’ex URSS e dei timori che ancora pervadono gli ex stati satelliti, in primis la Polonia. Importanti ai fini dei prossimi passi del presidente Yanukovich saranno le elezioni comunali. Non dobbiamo dimenticare che il suo partito governa in coalizione e di fronte ad una sconfitta potrebbero esserci altre sorprese, a cui del resto questo paese ci ha abituato. Entro la fine dell’anno sarà più chiara la direzione che l’Ucraina prenderà.

*Luana Masciotra, laureata in Scienze Politiche (indirizzo politico-internazionale), ha conseguito un Master in Geopolitica presso la SIOI – Società Italiana per l’Organizzazione Internazionale