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Ogm, coesistere o resistere?

di lanuovaecologia - 22/05/2006


Oggi si riunisce il consiglio europeo dell'Agricoltura. Al centro dell'incontro la coesistenza fra coltivazioni biotech e convenzionali. Le anticipazioni: si deciderà per una soglia di contaminazione accidentale
«Nessuna necessità di una normativa comunitaria sulla coesistenza. E nessuna necessità di introdurre la soglia di “contaminazione accidentale” pari allo 0.1%. Si deduce che l’Unione europea si muova contro i suoi cittadini». Il pesante j’accuse arriva da Legambiente dopo essere venuta a conoscenza del contenuto delle “Conclusioni del Consiglio”
sulla coesistenza delle coltivazioni transgeniche con quelle convenzionali e biologiche. Il documento che verrà presentato a Bruxelles lunedì prossimo, 22 maggio, dovrà essere discusso e approvato dai 25 ministri del Consiglio Agricoltura.

In sostanza, la forte preoccupazione di Legambiente è motivata dal fatto che senza una normativa rigorosa che possa prevenire qualsiasi contaminazione genetica delle colture convenzionali e biologiche, non viene riconosciuto il diritto dei governi nazionali e delle regioni di istituire aree ogm-free al fine di prevenire tale contaminazione. Inoltre non si fa alcun riferimento neanche alla necessità di introdurre, sia per tutte le sementi che per le produzioni biologiche, una soglia di “contaminazione accidentale” pari al livello di rilevabilità ossia dello 0.1%.
«Grave non sentire la necessità di proteggere la maggioranza dei cittadini che si oppone agli ogm. – dichiara Mauro Albrizio, ufficio europeo di Legambiente di Bruxelles – La riunione di lunedì rappresenterà per il nuovo ministro De Castro un banco di prova determinante. E’ evidente la necessità di opporsi con forza ad una simile posizione comunitaria sulla coesistenza che, favorendo la contaminazione transgenica delle nostre produzioni tipiche e biologiche, rischia di compromettere definitivamente il futuro dell’agricoltura italiana fondato sulla qualità».

In Italia in particolar modo, sono le 15 regioni e oltre 1300 i comuni italiani che hanno già detto no alle coltivazioni transgeniche per difendere la nostra agricoltura di qualità e garantirne una maggiore competitività globale. Con 153 prodotti a marchio Dop e Igp e 353 Doc e Docg l’Italia è oggi al primo posto in Europa per produzioni tipiche (sono 4.100 i prodotti agroalimentari tradizionali), ed è anche il primo paese per le produzioni biologiche con ben 1.162.212 ettari, pari al 7% della superficie agricola coltivata. «Tutto questo – conclude Albrizio - non può essere compromesso da una politica comunitaria suicida sulla coesistenza. Il nuovo governo deve opporsi con ogni mezzo».