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La sfida della transizione: fuori dalla Casta e oltre la Rete

di Felice Fortunaci - 13/12/2010


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La lenta e rovinosa agonia del governo e la percezione diffusa dello sfacelo a cui è giunto il Paese stanno liberando in questi mesi forze e tentativi di aggregazione dal basso che sfidano lo stallo dell’attuale regime berlusconiano e della “seconda repubblica” per rilanciare un’idea nobile e partecipata della politica. Non si contano i tentativi che si muovono con raggi d’azione locali e nazionali: tante gocce, moltissime sì, ma che non sanno di essere un mare.

Le azioni che vanno in questa direzione non si coordinano ancora intorno a meccanismi che unifichino le proposte e le lotte concrete sulle idee comuni, non hanno ancora un grande progetto comunicativo condiviso, perciò non riescono ancora a prendere la forma di un’alternativa compiuta al sistema della crescita economica infinita.

In tal senso le buone intenzioni faticano a trasformarsi in progetti di cambiamento radicali e praticabili.

La carenza di una sintesi teorica dei mutamenti in corso, e la mancanza di un canale che convogli il flusso di una nuova rappresentanza politica di massa, sono tutti elementi che espongono l’intera galassia dei movimenti a dei rischi che vanno di pari passo:

1) appiattirsi nuovamente – come già fece larga parte del movimento pacifista – sulle posizioni della sinistra cosiddetta “radicale”, un pezzo di ceto politico finito in un vicolo cieco;

2) limitarsi alla pur nobile operatività sul territorio, rimanendo imprigionati in una «logica di rete» che si preclude qualsiasi accesso diretto a forme organizzate e partitiche di lotta politica, regalandole in tutta la loro efficacia ad apparati invece molto determinati a usarle con spregiudicatezza (si pensi all’apparato Mediaset-PDL, all’assetto da partito pigliatutto della Lega, all’uso delle risorse del PD, in grado di garantirgli anni e anni di mezzi organizzativi che non si azzerano nemmeno in assenza di politica);

3) rinchiudersi in uno spirito minoritario, di fatto complice dei gravi crimini a cui quotidianamente assistiamo. Questo terzo scenario non esclude gli altri due, anzi ne è complemento.

Per evitare queste trappole e costruire un nuovo luogo di aggregazione democratica, sta nascendo un soggetto politico inedito – provvisoriamente denominato Uniti e Diversi – che può contare sul contributo iniziale di alcuni nomi importanti della cultura italiana (fra gli altri ricordiamo Giulietto Chiesa di Alternativa, Maurizio Pallante del Movimento Decrescita Felice, Monia Benini di Per il Bene Comune e Massimo Fini del Movimento Zero).

Il processo costituente richiede oggi un dialogo franco e rispettoso fra persone e associazioni diverse, con lo scopo di pervenire ad alcuni punti fermi, organizzativi e programmatici.

Dinnanzi a tale processo alcuni cittadini mostrano entusiasmo e altri, legittimamente, espongono dubbi e riserve. La necessità di Uniti e Diversi, ovvero di un nuovo soggetto politico estraneo alla Casta e alternativo al “pensiero unico” dell’attuale capitalismo globale (oggi penetrato in ogni intima piega della vita sociale), non può essere colta però senza aver chiara l’emergenza che ci troviamo a dover affrontare, non solo come italiani, ma come esseri umani.

Le alterazioni climatiche, il consumo incessante del territorio e delle risorse naturali, oltre all’inquinamento e alle prospettive di guerra che si addensano all’orizzonte per l’approvvigionamento energetico, ci costringono a rilevare l’irreversibilità della crisi in corso e a promuovere un cambiamento netto di rotta, indispensabile per garantirci un futuro ancora vivibile e possibilmente a misura d’uomo.

Non sentire questa urgenza può essere spiegato solo in tre modi:

1) con l’assenza di interesse per le sorti della collettività o con la presenza di interessi particolaristici soddisfatti dall’attuale sistema economico;

2) con l’incapacità di cogliere la portata dei dati scientifici a nostra disposizione sul riscaldamento globale e sulla condizione di overshooting raggiunta dall’uomo già a partire dagli anni ’80 del secolo scorso;

3) con la mancanza di informazioni corrette e di sollecitazioni adeguate al cambiamento, volutamente occultate dal sistema mediatico internazionale, che si impegna piuttosto a diffondere stili di produzione e consumo totalmente insostenibili.

 

L’importanza di un’informazione controllata democraticamente e accessibile a tutta la popolazione è allora prioritaria e può aiutare i ceti medi e subalterni a dotarsi di “armi” concettuali adeguate per rivendicare i propri diritti e riportare la democrazia all’altezza del suo nome.

Un nuovo modo di informare e comunicare è essenziale per far comprendere a milioni di persone quali sono i rischi reali che stiamo correndo e per disinnescare un procedimento mentale insidioso che, a ben vedere, frena molti dall’aderire ad un nuovo progetto come Uniti e Diversi.

Una logica priva di dati concreti e di una corretta analisi dell’emergenza planetaria, conduce infatti a ragionamenti di questo tipo: “Se siamo in condizioni così drammatiche, perché dovrei partecipare all’ennesimo nuovo soggetto politico che ci metterà parecchio tempo prima di contare qualcosa? Nel frattempo chi posso votare, chi può rallentare il degrado?”.

È questa logica, parziale ma non folle, a irretire molti cittadini e a convincerli che sia meglio sognare un qualche «Obama bianco» interno alla casta anziché lanciarsi in un’avventura che potrebbe richiedere del tempo prima di dare risultati.

Nel frattempo però gli Obama interni al sistema non chiudono Guantanamo, non osano togliere gli sgravi fiscali ai ricchi, votano i finanziamenti alle guerre, inseguono il mito delle società opulente che prima o poi riprenderanno la corsa della crescita senza limiti. Gli Obama crollano e preparano il riflusso nella delusione e disaffezione.

Il ragionamento che porta al miraggio di leadership salvifiche va dunque smontato per contrapporre ad esso – con la forza della ragione e degli argomenti – l’urgenza di una fuoriuscita immediata dalla falsa opposizione destra-sinistra e la creazione di un soggetto politico organizzato che produca finalmente una rappresentanza degna della nostra Costituzione.

E qui entra in gioco una scelta che, prima di essere politica, è morale: rinunciare all’autosufficienza delle reti locali e alla pretesa inutile di cambiare la casta dall’interno (entrambe soluzioni sconfitte dalla storia), significa fare il grande salto e aderire al processo costituente che sarà presentato a Bologna il 18 dicembre.

Perché solo chi farà crescere rapidamente il progetto politico Uniti e Diversi potrà coltivare le buone pratiche sul territorio e influire in prima persona sulla politica delle istituzioni.

Noi crediamo anche che costruire una strategia comunicativa comune sia una questione prioritaria ed essenziale. A disposizione di tutti mettiamo i mezzi di comunicazione di cui al momento disponiamo, modesti ma in grado di raggiungere una massa critica nel sistema mediatico se i movimenti li sosterranno.

MegaChannelZero, la Web TV inaugurata da Alternativa, può trasformarsi nella piattaforma comunicativa che darà voce alle realtà oggi sparse, uno strumento utile a superare le ultime esitazioni. Ne va della vita, di tutti.