Newsletter, Omaggi, Area acquisti e molto altro. Scopri la tua area riservata: Registrati Entra Scopri l'Area Riservata: Registrati Entra
Home / Articoli / Bufera sul Kosovo: traffico d’organi, 470 scomparsi

Bufera sul Kosovo: traffico d’organi, 470 scomparsi

di Giorgio Cattaneo - 16/12/2010


Predatori di organi, espiantati dal corpo di prigionieri serbi. L’accusa coinvolge l’attuale premier kosovaro Hashim Thaci, già leader dell’Uck, ora sospettato di essere un gangster travestito da politico. All’indomani delle prime elezioni legislative del Kosovo indipendente, divenuto area-rifugio per cartelli criminali, una bomba a orolgeria si infrange sulla già contestatissima vittoria del riconfermato Thaci, accusato dal dossier che il deputato svizzero Dick Marty presentarà al Consiglio d’Europa sul presunto traffico di organi a danno di quasi 500 prigionieri di guerra. Nell’estate 1999, terminato il conflitto serbo-kosovaro, l’Uck avrebbe fatto sparire prigionieri in una località segreta nel nord dell’Albania espiantandone gli organi, dopo averli sottoposti a «trattamenti inumani e degradanti».

Secondo il clamoroso dossier svizzero, «organi furono rimossi da alcuni prigionieri in una clinica su territorio albanese, nei pressi di Ushe Kruje, per Hashim Thaciessere condotti all’estero per trapianti». Marty cita «numerose concrete e convergenti informazioni», che accusano l’Uck – e quindi il suo capo di allora, l’attuale premier Thaci – di aver ucciso in questo modo «alcuni serbi e alcuni kosovari albanesi». E’ una tragica conferma alla denuncia contenuta nel libro-inchiesta “Lupi nella nebbia”, firmato da Peppe Ciulla e Vittorio Romano e pubblicato da Jacabook nella primavera 2010: «L’amministrazione Onu, che tentò di controllare l’ex provincia serba a maggioranza albanese – raccontano i due giornalisti italiani – è stata di fatto costretta a subire lo strapotere dell’Uck: giudici Giuseppe Ciullaintimiditi e inchieste insabbiate, anche quelle sul sospetto traffico di organi».

«Il Kosovo, di cui è stata affrettata l’indipendenza – afferma lo scrittore Massimo Carlotto, esperto di strategie criminali – è ormai un “narco-Stato” nel cuore dell’Europa: nessuno lo dice, ma l’Europa è diventata la principale “lavanderia” mondiale di denaro sporco». Nello stesso libro di Ciulla e Romano, si accenna ai “misteri” della gigantesca base militare americana: secondo fonti russe, esiste una linea diretta fra Kabul e Pristina per lo smistamento “protetto” dell’eroina afghana sotto la copertura dei convogli militari della Nato, come dimostrato da una recente inchiesta della magistratura inglese. «L’Uck che oggi governa il Kosovo è in Massimo Carlottorealtà un cartello di narcotrafficanti – continua Carlotto – che agisce in sintonia con la ‘ndrangheta, la mafia calabrese». 

Oltre alla droga, nell’economia criminale del Kosovo si aggiungerebbe ora anche il traffico di organi, come segnalato già nel 2008 nel libro “La caccia” da Carla Del Ponte, ex procuratore capo del Tribunale penale internazionale dell’Aja. Un’accusa che il deputato elvetico Dick Marty, già noto per aver portato alla luce le prigioni segrete della Cia in Est Europa, si premura di circostanziare: secondo il suo rapporto al Consiglio d’Europa, l’espianto clandestino degli organi è proseguito «in alcune forme fino ad oggi», come dimostrano le indagini Eulex sulla clinica Medicus di Pristina. Un rapporto di 27 pagine, Dick Martyche descrive l’inquietante sorte che potrebbe essere toccata a mezzo migliaio di vittime.

Si tratterebbe infatti di almeno «470 persone», scomparse dopo l’arrivo in Kosovo delle truppe Nato, inquadrate nella missione Kfor scattata il 12 giugno 1999. Degli scomparsi, 95 erano «albanesi kosovari» e 375 «non-albanesi, principalmente serbi». Prigionieri di guerra, dunque, ma anche kosovari accusati di tradimento e collaborazionismo, trasferiti nei campi base Uck in Albania, quando «il confine tra Kosovo e Albania aveva effettivamente cessato di esistere», scrive il quotidiano “La Stampa”, illustrando il rapporto Marty, secondo il quale la regia di questo disegno criminale è attribuita al “Gruppo di Drenica”, la fazione Uck facente allora capo all’attuale premier Thaci.

Il capo del governo kosovaro sarebbe in realtà «un boss criminale», secondo i rapporti di intelligence citati da Marty, inclusi quelli del Sismi, il servizio segreto militare italiano, allineato con gli 007 di mezza di Europa, tra cui quelli del Bnd tedesco, dell’Mi6 di Londra e del servizio greco Eyp. Marty, continua “La Stampa”, fa nomi e cognomi dei membri del gruppo che «avrebbero dovuto essere condannati per gravi crimini», e invece «hanno consolidato la loro impuntià», riciclandosi come politici. Tra questi, spicca il chirugo Shaip Muja, nel 1999 comandante di una base medica dell’Uck in Thaci con Tony BlairAlbania e oggi «consigliere politico nell’ufficio del primo ministro, con resposabilità in materia di Sanità».

Un altro punto sensibile del rapporto è il ruolo degli «attori internazionali che scelsero di guardare con l’occhio bendato i crimini di guerra dell’Uck, offrendo invece un premio per raggiungere un certo grado di stabilità a breve termine». Dalla Nato alleata dell’Uck, alla missione Onu-Unmik «non all’altezza di gestire le indagini», a quella dell’Ue, Eulex, subentrata nel 2008, che ha «lasciato vane le aspettative di andare oltre gli “intoccabili”, dei quali un passato più che oscuro è comunemente noto». Non è certo onorevole il ritratto della Comunità internazionale in Kosovo, dipinto dal parlamentare svizzero.

Così, il Consiglio d’Europa ora raccomanderà all’Albania – che ha sempre negato l’autorizzazione a indagare nel proprio territorio –  di «collaborare senza riserve con Eulex e le autorità serbe». Anche perché Marty, aggiunge “La Stampa”, sostiene di aver trovato «un numero di credibili e convergenti indicazioni che le componenti del traffico di organi post-conflitto descritte nel nostro rapporto siano strettamente legate al caso contemporaneo della Massimo D'Alemaclinica Medicus», di Pristina, che ha portato di recente a quattro arresti da parte di Eulex.

Impegnato in “prove tecniche di democrazia”, il nuovo Kosovo – alla cui indipendenza contribuì anche il governo italiano presiduto da Massimo D’Alema, che non esitò a impiegare la forza aerea nelle operazioni militari Nato contro la Serbia – sarebbe in realtà rimasto teatro di crimini indicibili, protrattisi per almeno un decennio, con il placet del suo riconfermato premier. «Illazioni calunniose, prive di fondamento», è la difesa d’ufficio del governo di Pristina dopo le prime anticipazioni del “Guardian”. Il Kosovo annuncia azioni legali e politiche contro il dossier Marty ed esorta il Consiglio d’Europa a respingerlo, come un tentativo di screditare il premier Hashim Thaci. A Belgrado, dove Thaci venne condannato in contumacia per terrorismo nel 1997, un portavoce dell’ufficio del procuratore per i crimini di guerra, Bruno Vekaric, ha Catherine Ashtondichiarato che il rapporto filtrato attraverso le anticipazioni è una «vittoria» per la Serbia.

Chi invece prende «molto seriamente» le accuse rivolte a Thaci è l’Unione Europea, aggiunge “La Stampa”. Per bocca della portavoce dell’Alto rappresentante Ue per la politica estera e di sicurezza Catherine Ashton, l’Ue invita Dick Marty a «presentare le prove» in suo possesso alle autorità competenti. L’Unione è presente sul terreno con la missione Eulex che, tra i suoi compiti, ha anche quello di indagare sul crimine organizzato e cooperare con le autorità dei Paesi balcanici interessati, anch’essi impegnati a combattere le attività criminali nel quadro del dialogo con l’Ue. «Stiamo cercando di ottenere tutte le informazioni e le prove possibili», ha detto la Ashton, lasciando capire che Bruxelles intende indagare a fondo (info: www.lastampa.it).