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Il nuovo piano israeliano: un furto di terra

di Jimmy Carter - 25/05/2006

 
Il nuovo Primo ministro Ehud Olmert ha annunciato che Israele provvederà, sulla base di azioni unilaterali, a stabilire i propri confini geografici nei prossimi quattro anni della sua amministrazione. Il suo piano, così come proposto durante le recenti elezioni israeliane e la formazione della nuova coalizione di governo, consentirebbe a Israele di impossessarsi all’incirca di metà della Cisgiordania e di intrappolare le aree urbane in un mastodontico muro, mentre le zone maggiormente rurali della Palestina rimarrebbero dietro un’ulteriore barriera protetta. La barriera non è stata localizzata sui confini tra Israele e Palestina, riconosciuti a livello internazionale, ma si trova completamente dentro e profondamente all’interno dei territori occupati.

L’unica divisione del territorio tra Israele ed i palestinesi riconosciuta dagli Usa o dalla comunità internazionale riguarda il 77% della terra, che è in mano alla nazione di Israele, mentre l’altra piccola porzione è divisa tra la Cisgiordania e Gaza. Quest’ultima non è che il doppio della grandezza di Washington D. C. Gaza è oggi una regione non sostenibile economicamente e politicamente, quasi completamente isolata dalla Cisgiordania, da Israele e dal resto del mondo.


La Cisgiordania sezionata

Il piano di Olmert lascerebbe con le stesse inaccettabili caratteristiche ciò che resta della Cisgiordania palestinese. Continuerebbero le profonde intrusioni nei territori, che effettivamente rimarrebbero divisi in tre porzioni. Il primo ministro ha inoltre annunciato che i soldati israeliani rimarrebbero comunque nei territori palestinesi; questi ultimi si troverebbero completamente circondati dal controllo israeliano nei suoi confini ad Est, nella valle del Giordano.

E’ inconcepibile che qualsiasi palestinese, leader arabo o membro oggettivo della comunità internazionale possa accettare questa azione illegale come soluzione permanente dei continui scontri in Medioriente. Questa confisca di terra vuole essere portata avanti senza intraprendere negoziati di pace con i palestinesi, e viola chiaramente la “Road Map for Peace”, che il presidente Bush ha aiutato ad iniziare e che ha fortemente sostenuto.

Nonostante l’ex primo ministro Ariel Sharon e il governo israeliano abbiano rigettato i punti chiave della Road Map così come proposti dal quartetto di negoziatori - Usa, Unione Europea, Nazioni Unite, Russia - sono stati invece inequivocabilmente accettati dal moderato presidente palestinese Mahmoud Abbas.

Il governo israeliano ha adottato cautamente gli accordi negoziati a Camp David nel 1978 e ad Oslo nel 1993. I leader israeliani Menachem Begin, Yitzhak Rabin and Shimon Peres hanno ricevuto il premio Nobel per la pace per questi importanti passi verso la pace, insieme alle loro controparti arabe. Anche i termini alla base di questi due accordi storici verrebbero violati dal piano di Olmert, così come violerebbe tutte le risoluzioni del Consiglio di sicurezza delle Nazioni unite su cui gli accordi si basano e sulle quali la nazione di Israele è stata fondata.

Qual è l’alternativa a questo folle movimento verso la confisca unilaterale e la colonizzazione della maggior parte della Cisgiordania?

Una via migliore e negoziati, in buona fede, dovrebbero iniziare sotto l’auspicio del quartetto internazionale con il presidente Abbas.


Recentemente, Abbas ha girato per le capitali internazionali sottolineando l’opportunità di trovare un sentiero di pace permanente in Terra santa. Anche se i neo-eletti legislatori di Hamas non riconosceranno né negozieranno con Israele finché la terra palestinese continua ad essere occupata, il primo ministro di Hamas, Ismail Haniyeh, ha espresso la sua approvazione per i colloqui di pace bilaterali tra Abbas e Olmert. Ha detto: «Il problema non è la parte palestinese o il suo consenso ai negoziati …se il capo dell’Autorità (palestinese), come presidente eletto, vuol far sì che i negoziati si muovano, noi non poniamo nessuna obbiezione. Se i risultati che Abu Mazen presenterà alla gente serviranno gli interessi delle persone, noi ridefiniremo le nostre posizioni».

Presumibilmente, questi negoziati saranno monitorati e orchestrati dagli Usa, e qualsiasi negoziato di successo nei termini della Road Map sarebbe conseguentemente approvato sia da Israele che dai palestinesi. Questo tipo di approvazione relativo a un accordo finale di pace fu un importante punto negli Accordi di Camp David.

Sarebbe uno sbaglio sottostimare le difficoltà nel trovare un mutuo accordo accettabile per entrambe le parti, ma molti rappresentanti israeliani, palestinesi e internazionali sono ormai a conoscenza dei risultati di base necessari, che devono scaturire dai colloqui. Ciò include compromessi ragionevoli sui confini basati sullo scambio della terra, e questo lascerebbe un numero sostanziale di coloni indisturbati sulla terra palestinese.

Un mutuo accordo tra israeliani e palestinesi dovrebbe sfociare indubbiamente in un pieno riconoscimento di Israele da parte di tutte le nazioni arabe, con normali relazioni economiche e diplomatiche, e pace e giustizia permanente per i palestinesi.

Un simile accordo rimuoverebbe anche una delle maggiori cause del terrorismo internazionale e alleggerirebbe in modo sostanziale le tensioni che rischiano di precipitare in un conflitto regionale o a dirittura globale.

Tratto da Usa Today. Traduzione dall’inglese di Teresa Maisano