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L’importanza del Brasile e la mancanza di strategia italiana

di Matteo Pistilli - 04/01/2011


L'importanza del Brasile e la mancanza di strategia italiana

Abbiamo avuto modo di analizzare e giudicare [1] alcune scelte di politica estera alle quali il governo attuale non si è opposto, come invece avrebbero voluto gruppi legati agli interessi trans-atlantici; gruppi di opposizione di “sinistra” (De Benedetti, opposizione), “destra” (finiani), ma anche della palude (Corriere della Sera e via dicendo), trovano sempre il tempo e sempre più forza per criticare i rapporti necessari, sovrani e molto opportuni portati avanti dall’Italia (anche tramite sue ottime aziende come l’Eni o Finmeccanica) con altri Stati sovrani e vicini come Russia, Iran, Libia. Il benessere e la pace continentale passa attraverso sovrani rapporti che aiutano i reciproci popoli e che però infastidiscono gli interessi globali della potenza Usa oggi in declino.

Abbiamo giudicato positivamente questi rapporti e proprio per questo possiamo permetterci invece di segnalare con rammarico il ridicolo comportamento del governo italiano nel caso Cesare Battisti. Andando oltre la situazione contingente, che lasciamo volentieri agli esperti, e certissimi che qualora ci sia volontà politica e ottima diplomazia si possa facilmente risolvere un problema di così scarso rilievo, per poi dare spazio a magistratura, giudici o per i più affamati alle forche o le ghigliottine, non possiamo che stigmatizzare le quasi ridicole minacce di ritorsioni economiche fatte da qualche politico italiano (maggioranza o opposizione di nuovo unite nella vergogna) al Brasile.

 

Brasile, potenza emergente (BRIC), o meglio ormai emersa, importante polo grazie al quale tutta l’America indiolatina riesce a strappare ogni giorno di più metri di sovranità all’ingombrante vicino nord americano tornato a rinfocolare truppe e flotte per controllare quello che considerava (e considera) il proprio giardino di casa. Brasile membro dell’Unione delle Nazioni Sudamericane (UNASUR), e protagonista di accordi strategici con il Venezuela bolivariano di Chavez o con la Russia. Brasile, protagonista della diplomazia internazionale (ottimo esempio possono essere i rapporti con Turchia ed Iran per risolvere pacificamente e proficuamente per tutti la questione nucleare) e importante motore economico, specialmente per noi italiani (negli ultimi anni sono aumentati vertiginosamente gli scambi e la presenza di aziende italiane), importante opportunità sulla strada dell’emergente multipolarismo.

Per questi ed altri motivi, strillare e sgomitare nel pollaio solo per fare bella figura con il proprio bacino elettorale abituato a grufolare nel porcile dell’odierna informazione, è la cosa peggiore si potesse fare. Ci auguriamo, come per altre scelte già compiute, che i rappresentanti degli italiani, chiunque essi siano, sappiano comportarsi con dignità e lungimiranza, procedendo con i buoni rapporti con il sovrano Brasile (che può permettersi di dire no, quando invece noi abbiamo dovuto rinunciare ad indagare le responsabilità Usa molte volte, per esempio nei casi Calipari o Abu Omar[2]), senza scadere nella futile polemica e ricordando che un altro mondo è ormai realtà, un mondo dove l’unipolarismo statunitense è semplicemente una palla al piede dei popoli, primo fra i quali quello europeo, e dove il multipolarismo è la maggiore garanzia di sovranità per l’Italia, l’Europa, l’Eurasia.


(1) http://www.cpeurasia.eu/1259/oltre-il-danno-la-beffa-ma-ormai-il-re-e-nudo

(2) http://www.pinoarlacchi.it/it/articoli/342-intoccabili-stati-uniti-quando-il-diritto-cede-di-fronte-al-potere