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La spesa militare USA sale ancora

di Roberto Marchesi - 08/01/2011


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Certamente il business delle armi, anche in Italia, crea qualche migliaio di posti di lavoro, ma questa argomentazione (usata recentemente anche dal ministro La Russa ad Anno Zero) non sembra essere la migliore per sostenere la necessità di produrre quantità “industriali” di armi e munizioni che poi, inevitabilmente, qualcuno finirà per usare anche quando non sarebbe strettamente necessario (vero Bush?) e che qualche altro disgraziato (a migliaia anche tra la popolazione civile) dovrà sperimentare gli effetti letali sulla propria pelle.
Quello delle armi e delle spese militari non è certo un piccolo business, anche se è un argomento tabù in televisione e sui giornali.
E’ un grande business di cui è vietato parlarne, ed è comprensibile. Infatti sarebbe imbarazzante, specialmente in un periodo di recessione come quello di questi ultimi due anni, in cui chiudono fabbriche di ogni genere e persino decine di banche grandi e piccole.
Il lavoro, già da diversi anni ormai, si sposta da ovest ad est (cioè dalle economie occidentali a quelle orientali), ma non è così però per quello delle armi, quello non si tocca. Si esportano le armi, ma non il lavoro per farle.
L’industria automobilistica americana da molto tempo non è più la prima al mondo, superata anche in casa propria dai giapponesi. L’industria delle armi invece va a gonfie vele. In questo settore gli Stati Uniti sono tuttora primissimi al mondo, e sono ancora in crescita.
Uno studio condotto dall’Istituto di Ricerca per la Pace Internazionale di Stoccolma dice che gli Stati Uniti, da soli, spendono in armamenti e spese militari tanto quanto tutti gli altri paesi al mondo messi assieme. Ovvero gli Usa spendono annualmente 663 miliardi di dollari (dato del 2009).
La Cina, che è seconda in questa classifica, spende 99 miliardi di dollari. La Gran Bretagna è terza con 69 miliardi di dollari. Seguono: Francia con 67 mld, Russia con 61/mld, Germania con 48/mld, Giappone con 47 mld., Arabia Saudita con 39 mld, Italia e India con 37 mld.
Dieci anni fa, cioè nel 2000, la spesa militare degli USA era circa la metà (377/mld). In forte crescita sono anche la Cina, che triplica il volume (nel 2000 era a 31/mld), la Russia (era 30 mld), l’Arabia Saudita (era 24 mld) e l’India (era 24 mld). l’Italia invece scende un poco (da 43 mld nel 2000 ai 37 attuali), ma son sempre troppi per le nostre necessità di difesa…
I 663 miliardi di dollari che spendono annualmente gli USA sono una cifra enorme. L’istituto di ricerca sopra citato ha calcolato che gli Stati Uniti hanno speso quest’anno per la difesa e le guerre (aggiustando le cifre per l’inflazione) più di quanto essi hanno speso mettendo insieme i costi della Rivoluzione contro gli Inglesi, della Guerra Civile, della guerra contro il Messico e di quella Ispano-Americana. Tutto questo consente ovviamente di avere la disponibilità di un esercito impressionante, in uomini e mezzi.
Infatti la “forza lavoro” americana in questo campo è decisamente da primato. Essa dispone di 560 basi militari dislocate un po’ in tutto il mondo e, solo contando i suoi “agenti segreti”, se essi fossero portati tutti assieme a Washington, supererebbero in numero quello dell’intera popolazione della capitale americana.
Però e vero, la spesa militare USA, che ha avuto un incremento del 6% anche quest’anno e ha superato persino i picchi degli anni di Bush, di fatto crea lavoro.
Non sono i cittadini americani, se non una piccola minoranza, a volere che questo sia il loro lavoro, ma dato che altro non c’è molti si adattano. Ma all’establishment americano questo interessa davvero poco. Nel terzo trimestre di quest’anno le imprese USA hanno fatto utili record, questa è l’unica cosa che conta. E i politici? Loro stanno già focalizzando sforzi, pensieri e slogan per le “presidenziali” del 2012.