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Una svolta in Libano. Perché Hezbollah se n’è andato

di Franklin Lamb - 15/01/2011

  

“Nel caso nessuno lo avesse notato, l'amministrazione Obama ha appena regalato il Libano all'Iran. In precedenza, Washington gli aveva già donato l'Iraq, l'Afghanistan, il Golfo e il Pakistan. Potrebbe essere più chiaro di così che l'asso nella manica della strategia iraniana è l'asservimento dell'America a Israele? Per l'Iran, il cappio che Israele tiene al collo del governo americano è un dono che non cessa mai di essere gradito”. Con questo commento, il mio vicino, l'ambasciatore libanese per i diritti umani Ali Khalil, ha confermato che l'egemonia americana nella regione si trova su un terreno scivoloso e cedevole e che la manovra politica avvenuta ieri in Libano finirà probabilmente per accelerare il ritiro americano dalla regione. 
Un altro mio vicino che vive qui, nella zona a sud di Beirut, ieri sera è andato a letto presto dopo gli eventi della giornata, che hanno visto collassare l'attuale governo libanese, appoggiato dagli USA, dai sauditi e da Israele. Altri, come i miei compagni di stanza americani e libanesi, si tengono pronti per una rapida evacuazione, nel caso in cui la nostra ronda Hezbollah di quartiere dovesse bussare alla nostra porta in quel modo particolare. Due rapidi colpi e il grido “Yalla!” (andiamo via) e sarà tempo di dirigerci rapidamente verso nord senza voltarci indietro. Il motivo è che i miei vicini, come molti altri del resto, temono che Israele possa approfittare di questa nuova crisi di governo per invadere di nuovo il Libano. 
Ieri, l'elettricità erogata dal governo (nonché internet) è stata interrotta dalle 10 di mattina fino alle 2 del pomeriggio e poi ancora dalle 6 fino a mezzanotte. Almeno dieci ore giornaliere di sospensione della corrente elettrica sono la norma nelle zone a nord e a sud del distretto “chic” di Hamra, favorevole agli USA e ai sauditi, dove la corrente viene sospesa per sole tre ore al giorno o anche meno. Il dover passare molte ore a lume di candela ha probabilmente reso ancor più inquietanti alcune voci senza fondamento. “Le forze armate libanesi, Hezbollah e i suoi alleati, Turchia, Siria, Giordania, Israele e Iran sono in stato d'allerta militare. Gli americani potrebbero inviare battaglioni dall'Iraq!”, mi ha sussurrato il ragazzo che lavora nel negozio di ricariche telefoniche vicino al mio appartamento. Non ho potuto fare a meno di notare che alcuni ragazzi che si vedono normalmente in giro nel nostro vicinato sembrano svaniti. Anche il ragazzo del negozio era impaziente mentre gli chiedevo una ricarica per il mio telefono: “La prego, faccia presto”, mi ha detto, “ho un appuntamento e devo chiudere il negozio”. 

L'assassinio del Primo Ministro Rafik Hariri 

L'attuale crisi di governo trae origine dagli eventi del 14 febbraio 2005, giorno di San Valentino, data in cui il Primo Ministro libanese Rafik Hariri venne assassinato insieme ad altre 20 persone. L'amministrazione Bush diede la colpa alla Siria e approfittò dell'occasione per spingere il regime di Assad a interrompere i rapporti con l'Iran, nemesi regionale degli Stati Uniti, e a far cessare il suo sostegno alla Resistenza Nazionale Libanese guidata da Hezbollah. Uno dei legali del Segretario di Stato Condoleeza Rice propose l'idea di utilizzare il Consiglio di Sicurezza dell'ONU per creare un Tribunale Speciale per il Libano (STL) allo scopo di processare gli assassini di Hariri e costringere la Siria a mostrarsi più morbida con Israele e con i progetti americani sulla regione. 
Ciò che all'epoca non venne considerato, ma divenne più tardi una manna dal cielo per Israele e per l'amministrazione Bush, fu un'informazione filtrata dal Tribunale secondo la quale anche alcuni membri di Hezbollah sarebbero stati implicati nell'assassinio. Si può immaginare che non riuscendo a credere a tanta fortuna, Israele e USA cambiarono bruscamente programma e decisero di sfruttare l'appena costituito Tribunale Speciale per il Libano (STL) per sbarazzarsi una volta per tutte di Hezbollah, oltre che per modificare l'atteggiamento della Siria, visto che anche il governo siriano sarebbe stato indiziato. 
La pressione esercitata su Hezbollah ha costretto il partito a richiedere la condanna di coloro che esso definisce falsi testimoni e a chiedere con forza al governo del Libano di aprire un'indagine su di loro, non consentendo all'STL, che Hezbollah e altri ritengono fortemente politicizzato nell'affrettatezza dei suoi giudizi, di ricevere la cooperazione del governo libanese. Gli avversari di Hezbollah hanno invece acclamato il Tribunale, anche se ciò metteva a rischio la stabilità del Libano. Dopo aver chiesto per quasi quattordici mesi al governo di Saad Hariri di rivedere le proprie posizioni nei confronti del Tribunale, l'opposizione guidata da Hezbollah ha dato alla maggioranza un ultimatum: o si indiceva una riunione di governo il 12 gennaio 2011 per discutere la questione STL oppure i membri del governo appartenenti all'opposizione avrebbero dato le dimissioni. Ciò che Hezbollah e i suoi alleati volevano era che il Primo Ministro Hariri riunisse il governo per prendere in considerazione l'ipotesi di interrompere il contributo del 49% al finanziamento libanese dell'STL, ritirare dal tribunale i giudici libanesi, interrompere la cooperazione con l'STL e perseguire i “falsi testimoni” che sostenevano presso l'ONU il coinvolgimento di Hezbollah nell'assassinio di Hariri. 
Sottoposto a un'enorme pressione da parte di Washington, Parigi e Riad, Saad si è mostrato titubante. L'opposizione ha rassegnato le dimissioni. In base all'art. 69 della Costituzione del Libano, le dimissioni di un terzo dei membri del governo più uno porta automaticamente al collasso di tutto il governo di 30 membri. E' stata la prima volta nella turbolenta storia politica del Libano che un governo è crollato sotto la spinta delle dimissioni di un terzo dei suoi membri più uno. 
Al fine di assicurare le dimissioni dell'undicesimo membro del governo, che andasse ad aggiungersi ai dieci uomini di Hezbollah, facendo così cadere il governo filo-USA, Hussein Khalil, braccio destro del Segretario Generale di Hezbollah, Hassan Nasrallah, ha chiamato Sayyed Hussein, membro del governo nominato dal Presidente Suleiman. Khalili ha presentato a Hussein gli omaggi di Nasrallah e ha espresso la speranza che Hussein decidesse secondo coscienza come agire. Ne sono rapidamente seguite le dimissioni di Hussein e così il governo di Hariri ha avuto fine proprio mentre egli era seduto con Obama alla Casa Bianca. 

Cosa significa nel breve periodo la caduta del governo Hariri 

Gli attori nella regione hanno reagito in modo abbastanza prevedibile: gli USA accusano Iran, Siria e Hezbollah di “ricatto”, la Francia avverte la Siria che la riterrà responsabile di eventuali violenze in Libano e gli inglesi mettono in guardia contro pericoli che potrebbero insorgere sul lungo periodo. Il ministro degli esteri britannico, William Hague, ha affermato in una dichiarazione: “Si tratta di uno sviluppo estremamente preoccupante che potrebbe avere gravi implicazioni per il Libano e per la stabilità della regione”. Un diplomatico britannico ha aggiunto in serata: “Santo cielo, come faremo a risolvere in fretta un problema simile?”. Funzionari del Ministero degli Esteri israeliano hanno detto di stare “seguendo attentamente gli eventi” in Libano dopo le dimissioni di Hezbollah, affermando che “i libanesi comprendono che ogni tentativo degli estremisti di disturbare la pace potrebbe trasformarsi in una scommessa pericolosa”, secondo il canale TV israeliano Channel 10. Il Libano accusa oggi Israele di tentare di fomentare conflitti e di trarre vantaggio dalla crisi di governo. Ieri, dopo aver rapito Sharbel Khouri, un pastore di una località vicino Rmeish (rilasciato 24 ore dopo), la marina israeliana è anche entrata nelle acque nazionali del Libano, muovendosi lungo la costa. Questa sera (13-01-2011) aerei da guerra israeliani hanno sorvolato Baalbek, Nabatiyeh e Marjayoun. Queste incursioni hanno rappresentato la 7,269esima e 7,270esima violazione della sovranità del Libano da parte di Israele, da quando la Risoluzione 1701 del Consiglio di Sicurezza dell'ONU dell'agosto 2006 ordinò ad Israele di restare fuori dal Libano. Le numerose proteste dell'UNIFIL e dell'ONU non hanno avuto alcun effetto su Israele, mentre Washington resta muta sulla questione delle violazioni della sovranità libanese da parte di Israele. Jebran Bassil, che è stato Ministro dell'Energia fino a ieri, membro del Libero Movimento Patriottico e sostenitore di Hezbollah, ha accusato Washington del vicolo cieco in cui si sono fermati gli sforzi sauditi e siriani di impedire le dimissioni. “La controparte si è piegata alle pressioni esterne, soprattutto americane, ignorando i consigli e i desideri delle parti siriane e saudite”, ha detto Bassil. Da parte sua, il leader del Partito Socialista Progressista (PSP), Walid Jumblatt, sembra concordare con il LMP e accusa del fallimento dei tentativi di mediazione siriana e saudita le “forze delle tenebre”, alludendo alle principali potenze occidentali. “Sembra che le forze delle tenebre siano entrate in campo e abbiano affondato l'iniziativa siriano-saudita, grazie alla quale avremmo potuto bloccare le ripercussioni negative del processo voluto dall'STL”. Il capo delle Forze Libanesi, Samir Geagea, ha incolpato il rivale partito “8 Marzo” di mirare a ottenere ciò che egli ha definito “poteri di tipo staliniano”, accusandolo di “tentare di usurpare le prerogative del presidente e del primo ministro”. 

Qual è il futuro di Hezbollah? 

L'opposizione guidata da Hezbollah, a seguito delle ultime elezioni, ha la maggioranza nel Parlamento composto da 128 membri, cosa che le permette di presentare un proprio candidato come Primo Ministro durante le consultazioni parlamentari che il presidente annuncerà nei prossimi giorni. A mezzogiorno del 13-01-2011, il leader del gruppo parlamentare di Hezbollah, Mohammed Raad, ha annunciato che l'opposizione proporrà il nome di “una personalità con una storia di resistenza nazionale per guidare il nuovo governo”. Alcuni suggeriscono che Hezbollah potrebbe fare il nome di Omar Karami, storico leader sunnita, personaggio moderato e riservato, con un forte appoggio da parte della Siria, dei progressisti e del popolo. Qualunque cosa decida di fare, Hezbollah farà bene a prendersi il tempo necessario per valutare l'incremento di responsabilità che, se il partito dovesse decidere di governare il Libano, rischierebbe di indebolire il movimento di resistenza. Alcuni dei suoi sostenitori incitano Hezbollah ad accettare la rischiosa sfida, ad implementare il Manifesto del 2009 e la piattaforma elettorale e a porre fine alla corruzione di livello mafioso che caratterizza molti leader politici. Molte ONG libanesi chiedono a Hezbollah di fare di più per il sempre più fragile sistema ambientale del Libano, di porre rimedio una volta per tutte ai gravi problemi che il Libano presenta a livello di acqua, elettricità e infrastrutture, di lasciar decidere all'opinione pubblica se Hezbollah è utile alla sua causa e garantiscono il proprio futuro sostegno elettorale. Altri continuano a fare pressione sul partito affinché ponga fine a quella che è la vergogna del Libano e del mondo arabo in generale e garantisca ai rifugiati palestinesi i diritti civili per lavorare e possedere una casa che sono già stati riconosciuti dalla comunità internazionale. Se sarà Hezbollah a guidare il Libano, la possibilità che i palestinesi riescano ad ottenere questi elementari diritti si farà molto più forte. 

Versione originale 


Fonte: www.counterpunch.org 
Link: http://www.counterpunch.org/lamb01132011.html 


Versione italiana: 

Fonte: http://blogghete.altervista.org 
Link: http://blogghete.altervista.org/joomla/index.php?option=com_content&view=article&id=758:gianluca-freda&catid=32:politica-internazionale&Itemid=47#comments 
 

Traduzione a cura di GIANLUCA FREDA