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Nato: dai virus alla guerra informatica

di Giampaolo Cufino - 29/01/2011



 
Un funzionario della Nato ha descritto la linea che divide il crimine informatico e la guerra cibernetica come “molto sottile”. “Gli hackers usano gli stessi metodi per attaccare banche oppure i server dei governi”, ha dichiarato il consigliere per la politica di difesa cibernetica, Heli Tiirma-Klaar a una conferenza organizzata dal Partito Popolare Europeo, gruppo di centro-destra del Parlamento dell’Ue. “ Gli worms, virus informatici tra i più potenti, usati per scopi criminali possono facilmente essere usati per scopi militari”, ha aggiunto.
La stessa esponente estone ha proposto che vada fatto un lavoro ben mirato nella direzione di globalizzare principi e norme per gli Stati attori circa il regolamento da rispettare nel cyberspazio. “Potremmo avere una “soft law” sulla falsariga delle norme di non-proliferazione delle Nazioni Unite”, e inoltre ha affermato che “in ogni futuro conflitto politico o in caso di disordini sociali, noi potremmo tranquillare considerare gli attacchi cibernetici come una parte naturale di tutto ciò”.
Sebbene sia stato identificato il problema degli attacchi provenienti da stati nazionali, il consigliere ritiene che il “vero problema” siano gli attacchi da parte di attori non-statali di natura terroristica con lo scopo di destabilizzare la società.
A suo avviso è molto difficile rintracciare gli hacker e le statistiche dicono che la maggior parte degli attacchi cibernetici non avvengono contro stati-nazione ma contro aziende.
Heli Tiirma-Klaar si attende quindi una più stretta collaborazione con gli stati dell’Unione europea e ha sottolineato quanto sia importante che l’Ue imponga ai propri membri di contrastare la cyber-criminalità.
Una direttiva dell’Unione Europea in tal senso è stata già proposta alla fine dello scorso anno.
Tiirma-Klaar ha messo in guardia sulle potenziali interruzioni delle telecomunicazioni globali nel prossimo futuro, che potrebbero portare a enormi perdite economiche. Ci sono stati già dei segnali di allarme nel 2008 quando dei cavi sottomarini vennero tagliati in quattro posti differenti nello stesso momento, costringendo molte persone negli Stati Uniti e in altre parti del pianeta a non poter avere accesso ai servizi IT.
Il portavoce del gruppo del PPE sui crimini informatici, Ernst Strasser, ha dichiarato che la cooperazione con i paesi come gli Stati Uniti costituisce un “must”, e ha inoltre puntato al problema dei ritardi nel passaggio delle informazioni. Ad esempio, ha riportato la notizia su una richiesta di risposta da parte del team che si occupa di emergenze informatiche che ha ricevuto un responso dopo ben sei mesi dal suo inoltro.
Sempre Strasser ha espresso disappunto sul fatto che la commissione non abbia menzionato il ruolo dei servizi segreti, ritenendo che essi debbano giocare un ruolo chiave nel combattere il crimine cibernetico.
Tunne Kelam del Parlamento europeo ha indicato che il coordinamento tra le difese cibernetiche nazionali costituisce un’area chiave, nonostante sia un’area delicata che coinvolge sia la sicurezza nazionale che i servizi di sicurezza.
Il PPE presenterà i risultati di questa conferenza ai ministri della giustizia e degli interni dei vari paesi, appartenenti al Partito Popolare Europeo.