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Global strike, tutti nel mirino

di Manlio Dinucci - 01/06/2006

 
Usa, missili no-nuke che colpiscono in un'ora


«Non più di un'ora»: questo il tempo che occorrerà agli Stati uniti per colpire qualsiasi obiettivo sulla faccia della terra. Lo ha annunciato ieri il gen. James Cartwright, capo del Comando strategico (Stratcom), precisando che nei 60 minuti è «compreso il tempo necessario ad avere l'autorizzazione del presidente per l'attacco» (The New York Times, 29 maggio).
A colpire l'obiettivo sarà una testata convenzionale (non-nucleare), trasportata però da un missile balistico Trident II D-5 da attacco nucleare. Il piano presentato dallo Stratcom prevede che, in ciascuno dei 18 sottomarini Trident, due dei 24 tubi di lancio saranno destinati a questi missili, ciascuno armato di 4 testate convenzionali indipendenti in grado di colpire altrettanti obiettivi.

Negli altri 22 tubi di lancio ci saranno i «normali» missili, ciascuno armato di almeno 5 testate nucleari indipendenti. Sono già pronte varie testate convenzionali per i Trident II D-5: una sparge su una vasta area freccette di tungsteno in grado di distruggere veicoli e penetrare all'interno di case e rifugi.
In tal modo, ha spiegato il gen. Cartwright, gli Stati uniti potranno attaccare anche in regioni dove non hanno abbastanza basi e forze e occorrono quindi giorni per trasferirvi aerei e navi. E lo potranno fare in tempi rapidissimi, mentre occorrono molte ore perché un bombardiere, partendo dagli Stati uniti, possa effettuare la missione. I missili balistici a testate convenzionali, spiegano al Pentagono, potranno essere usati per «attaccare campi di terroristi, siti missilistici nemici, sospetti nascondigli di armi biologiche, chimiche o nucleari e altre potenziali fonti di immediata minaccia».

Una volta individuato l'obiettivo attraverso immagini satellitari o informatori in loco, il Centcom chiederà l'autorizzazione del presidente che dovrà decidere in meno di mezzora. Darà quindi ordine al più vicino sottomarino di lanciare i missili. Le testate, una volta rilasciate fuori dell'atmosfera, vi rientreranno a una velocità di 28mila km/h colpendo gli obiettivi a oltre 7mila km di distanza in un tempo massimo di 30 minuti dal lancio. Data la loro enorme velocità, potranno distruggere gli obiettivi anche con il semplice impatto cinetico. Il Centcom potrà così agire fulmineamente, mettendo in pratica la strategia del «Global Strike», ossia dell'Attacco globale. Non a caso il suo emblema raffigura la mano corazzata di un guerriero che, dallo spazio sullo sfondo della terra, impugna tre fulmini, «simboli di velocità e letalità», e un ramoscello d'olivo per «ricordare che la missione del comando è assicurare la pace».

Ma come potranno Russia, Cina e altri paesi tenuti sotto mira dai missili nucleari statunitensi capire quale tipo di testata avranno i missili Trident lanciati dai sottomarini? Nessuna tecnologia permette di farlo. Vi è quindi, secondo diversi esperti intervistati dal New York Times, «il rischio di un confronto nucleare accidentale». Lo stesso Putin, nel suo indirizzo alla nazione l'11 maggio, ha avvertito che «il lancio di un missile di questo tipo potrebbe provocare una inappropriata risposta da parte di una delle potenze nucleari, un contrattacco con forze nucleari strategiche». Negli Stati uniti occorre quindi il nullaosta del Congresso perché il programma sia reso operativo. E il Pentagono, che ha messo a punto ogni dettaglio, sta premendo fortemente in tal senso.

Per evitare pericolosi equivoci, ha detto il gen. Cartwright, Russia, Cina e altri paesi potrebbero essere «informati quando gli Stati uniti lanciano un missile Trident II a testate convenzionali». Le rassicurazioni però non bastano: a Mosca e Pechino sanno bene che i missili balistici a lungo raggio non sono mai stati usati finora in un'azione bellica e che il loro impiego, anche con testate convenzionali, servirebbe a testarli in condizioni reali così da migliorarne le prestazioni per un attacco nucleare. Come ha precisato il gen. Cartwright, dopo un volo di migliaia di miglia le testate dei missili possono colpire in un raggio di 5 iarde, 4 metri e mezzo, dall'obiettivo. Precisione anche eccessiva, se le freccette al tungsteno possono seminare la morte in una raggio di centinaia di metri e una testata nucleare in un raggio di decine di chilometri.