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Processo brevissimo per Gheddafi...

di Claudio Moffa - 06/03/2011

Fonte: claudiomoffa


I "MAGISTRATI MATTI"
STANNO ANCHE A L'AJA
LA CORTE PENALE VIOLA IL SUO STATUTO: PROCESSO BREVISSIMO PER GHEDDAFI ...


La Corte Penale internazionale si appresterebbe a emettere un mandato di cattura internazionale contro Gheddafi e i suoi stretti collaboratori. Ma l'articolo 16 dello Statuto di questo Tribunale peraltro non riconosciuto da Stati Uniti e Israele, recita: " Art 16 (Sospensione delle indagini o dell'esercizio dell'azione penale - Nessuna indagine e nessun procedimento penale possono essere iniziati o proseguiti ai sensi del presente Statuto per il periodo di dodici mesi successivo alla data in cui il Consiglio di Sicurezza con risoluzione adottata ai sensi del Capitolo VIII della Carta delle Nazioni Unite, ne abbia fatto richiesta alla Corte; tale richiesta può essere rinnovata dal Consiglio con le stesse modalità ". Questo articolo è "ricordato" anche nel Preambolo della Risoluzione 1970 che teoricamente dovrebbe dare il via al procedimento. La risoluzione è del 26 febbraio scorso. Dunque bisognerebbe aspettare fino al 26 febbraio del prossimo anno per dare il via effettivo all'attività inquirente e giudiziaria.

Invece eccoli i magistrati dell'alta corte internazionale: con lo stesso criterio con cui un ispettore designato a indagare su un delitto in un paesino, decide di svolgere la sua inchiesta e emettere un mandato di cattura contro il presunto assassino andando nel bar del paese a raccogliere i pettegolezzi della gente, ubriachi compresi, i magistrati della Corte Penale Internazionale pretendono di sapere già tutto sulla base delle presunte verità diffuse dalla stampa internazionale, zeppa di omissioni e di contraddizioni, come peraltro rivelato da più parti. E' ESATTAMENTE LO STESSO MECCANISMO A GARANTISMO ZERO CHE IN ITALIA HA DATO IL VIA A TANGENTOPOLI E ALL'AFFOSSAMENTO DEI PARTITI DELLA PRIMA REPUBBLICA, partito repubblicano e ex PCI-autosuicidatosi in Quercia-PDS-PD esclusi. Sono i mass media lobbisti che decidono la "giustizia", impongono i tempi delle indagini e i contenuti delle sentenze. Come in Jugoslavia, come in Ruanda. Una contraddizione che rischia di accomunare ormai questo Tribunale, nei fatti, e contro le tante speranze dei giuristi e ONG al suo atto di nascita nel 2002, ai famigerati Tribunali ad hoc degli anni Novanta, riedizione del Tribunale di Norimberga ad uso e consumo del nuovo lobbismo internazionale prosionista dell'età postbipolare.

Da cui due conclusioni: la prima è che si potrebbe essere di fronte a una vendetta della CPI contro Gheddafi, duramente critico nei confronti di essa due anni fa  - vedi l'articolo del 30 agosto 2009 su claudiomoffa.it - ed oggi freneticamente impegnati a catturarlo. La seconda è che non solo il buon senso e la saggezza, ma anche il garantismo rivendicato a ragione nelle faccende di politica interna, dovrebbe essere sostenuto a livello internazionale dai diversi governi europei e occidentali. Una possibilità che dipende da una parte dalla capacità e volontà di autonomia di tali leaders, e dall'altra sui rapporti di forza internazionali fra questo Occidente malato di retorica finto-umanitaria, e l'insieme di paesi che - a partire proprio dal Medio Oriente - hanno creato una rete di solidarietà attorno ad altri essenziali ben noti capitoli di violazione del diritto internazionale.