Difendi i paletti di gelso, di ontano, in nome degli Dei, greci o cinesi.
di Marco Sicco - 03/06/2006
Fonte: traccefresche
Difendi i paletti di gelso, di ontano,
in nome degli Dei, greci o cinesi.
Muori d'amore per le vigne.
Per i fichi negli orti. I ceppi, gli stecchi.
in nome degli Dei, greci o cinesi.
Muori d'amore per le vigne.
Per i fichi negli orti. I ceppi, gli stecchi.
[Pier Paolo Pasolini, "La nuova gioventù",
cit da Tavo Burat, 'Lingue corsare', su 'Frontiere' n° 1/1995]
L'inferno dei viventi non è quello che sarà;
se ce n'è uno, è quello che è già qui,
l'inferno che abbiamo tutti i giorni,
che formiamo stando insieme.
Due modi ci sono per non soffrirne.
Il primo riesce facile a molti:
accettare l'inferno e diventarne parte
fino al punto di non vederlo più.
Il secondo è rischioso
ed esige attenzione e apprendimento continui:
cercare e saper riconoscere chi e cosa,
in mezzo all'inferno, non è inferno,
e farlo durare, e dargli spazio.
[Italo Calvino, Le città invisibili, 1972]
.........facendovi parte di questo momento, 'giro' il tutto,
un abbraccio, Marco
----- Original Message -----
From: "Amos" <ms.amos@libero.it>
Newsgroups: italia.savona.discussioni
Sent: Friday, June 02, 2006 1:55 PM
Subject: Re: [ot] L'inferno dei viventi, eccetera.
In opposizione all'inferno
ecco qua una traccia di paradiso in terra,
l'incantevole Saffo, definita da Socrate
(disse Jacob Bachofen) "sacerdotessa del mistero"
poi banalizzata come spesso accade
da posteri meno rigorosi e poetici,
fatta scadere ad un immagine
pervertita (quindi da pervertiti)
del misterioso fluire dei sensi e dei sentimenti,
degli umori; e nella ricerca del bello, del vivo,
meta per lo più obliata e sconfitta
dalla volgarità normalizzante
di certi 'moderni'.
Ringrazio l'amico Fabrizio:
si è dedicato con amorevolezza ai versi della poetessa con la lira (circa 600 a.c.)
che sono lieto di presentare sul mio sito (e al gruppo di discussione savonese).
Sotto il titolo è riportata la presentazione che mi ha spedito via e-mail.
Ho apportato lievi modifiche formali solo per ragioni di presentazione della pagina:
http://www.traccefresche.info/cose/sintesi.html (cercare in basso, in ordine cronologico inverso
oppure accedere direttamente alla pagina: http://www.traccefresche.info/monografie/saffo.html).
Marco Sicco
***********************************
frammenti di Saffo
Breve raccolta di frammenti di Saffo,
tradotti nei ritagli di tempo e nell'arco di parecchi anni.
Il numero con cui sono indicati i frammenti è quello dell'edizione BUR
( ... BUR 1987, Poesie, Introd. di Vincenzo De Benedetto, Trad. di Franco Ferari, ndr),
che riprende una delle più note edizioni critiche - vedi la nota al testo che conclude l'introduzione
ecco qua una traccia di paradiso in terra,
l'incantevole Saffo, definita da Socrate
(disse Jacob Bachofen) "sacerdotessa del mistero"
poi banalizzata come spesso accade
da posteri meno rigorosi e poetici,
fatta scadere ad un immagine
pervertita (quindi da pervertiti)
del misterioso fluire dei sensi e dei sentimenti,
degli umori; e nella ricerca del bello, del vivo,
meta per lo più obliata e sconfitta
dalla volgarità normalizzante
di certi 'moderni'.
Ringrazio l'amico Fabrizio:
si è dedicato con amorevolezza ai versi della poetessa con la lira (circa 600 a.c.)
che sono lieto di presentare sul mio sito (e al gruppo di discussione savonese).
Sotto il titolo è riportata la presentazione che mi ha spedito via e-mail.
Ho apportato lievi modifiche formali solo per ragioni di presentazione della pagina:
http://www.traccefresche.info/cose/sintesi.html (cercare in basso, in ordine cronologico inverso
oppure accedere direttamente alla pagina: http://www.traccefresche.info/monografie/saffo.html).
Marco Sicco
***********************************
frammenti di Saffo
Breve raccolta di frammenti di Saffo,
tradotti nei ritagli di tempo e nell'arco di parecchi anni.
Il numero con cui sono indicati i frammenti è quello dell'edizione BUR
( ... BUR 1987, Poesie, Introd. di Vincenzo De Benedetto, Trad. di Franco Ferari, ndr),
che riprende una delle più note edizioni critiche - vedi la nota al testo che conclude l'introduzione
(ovvero Sappho et Alceus, Fragmenta, Amsterdam 1971, di Eva-Maria Voigt, ndr).
Fabrizio Ivaldo
--------------------------------------------------------------------------------
Fr. 2
Da Creta vieni a me
a questo tempio sacro,
dove si trova un amabile bosco di meli,
con altari su cui brucia l'incenso
e l'acqua fresca che mormora
fra le fronde degli alberi.
Tutto intorno
è ombreggiato dai roseti.
Dalle foglie che ondeggiano
scende un sonno carico di magia.
Dolce sospira il vento
sopra il prato, ricco di fiori primaverili,
ove pascolano i cavalli.
Qui tu, o Cipride, versa dolcemente
nelle coppe d'oro
il nettare colmo di gioia.
[Frammento di un'ode, a tratti abbastanza oscuro nel linguaggio e non facile da tradurre.
Troviamo alcuni temi classici della poesia di tutti i tempi (l'acqua dei ruscelli che mormora,
il dolce sospiro del vento, persino il sonno come magia, duemilaquattrocento anni prima della Walkiria...).
Cipride è la dea Venere.]
--------------------------------------------------------------------------------
Fr. 16
Sulla nera terra - dicono alcuni -
la cosa più bella è un'armata di cavalieri;
altri dicono di fanti, altri di navi.
Per me, invece,
è ciò che si ama.
E' facilissimo chiarirlo a tutti:
anche Elena, bellissima
fra gli esseri umani, abbandonato
lo sposo ricco di ogni virtù,
andò per mare fino a Troia
ed obliò la figlia e i genitori amati.
Cipride la trascinava via
innamorata.
Ora mi ha ricordato Anattoria
che è lontana.
Vorrei rivedere l'amabile suo incedere,
e il chiaro splendore del suo viso
molto più che i carri dei Lidi
o le armi dei fanti.
[La malinconia per la lontananza di un'allieva, andata sposa in un paese lontano,
raccontata attraverso la metafora dell'amore come la molla in grado di stravolgere ogni nostra scala di valori.]
--------------------------------------------------------------------------------
Fr. 31
Mi pare beato come uno degli dei
l'uomo che siede di fronte a te
e ti ascolta da vicino
mentre parli dolce
e ridi amorosa; e questo mi sconvolge
il cuore nel petto.
Appena ti guardo, infatti...
ecco: non posso più parlare,
la lingua mi si è spezzata; subito
sotto la pelle sento scorrere
una fiamma sottile,
con gli occhi
non vedo più, le orecchie
mi rimbombano. Sono
madida di sudore, un tremito
mi prende tutta.
Sono più verde dell'erba.
Mi pare di essere
poco lontana dalla morte.
[L'esperienza della gelosia che sconvolge.
Questa celebre poesia fu tradotta in latino, con qualche licenza, da Catullo.
Ecco di seguito la mia traduzione di questa seconda versione.
Per tradurre l'originale di Saffo ho scelto un metro libero e molto frammentato,
per cercare di riprodurre lo sconvolgimento interiore della protagonista;
mi è invece parso più indicato un metro regolare per rendere il testo di Catullo,
che nasce come deliberato "pezzo di bravura" letterario.
* Mi sembra che sia simile ad un dio
(che sia anche meglio degli dei, se è lecito)
mentre ti siede in fronte e di continuo
ti guarda e ascolta
mentre ridi amorosa, e a me tapino
ciò toglie tutti i sensi; non appena
ti guardo, infatti, Lesbia, non mi resta
più voce in bocca.
Mi si blocca la lingua, ed una fiamma
sottile scorre sotto la mia pelle,
le orecchie rombano e una doppia notte
mi copre gli occhi. *]
--------------------------------------------------------------------------------
Fr. 34
Gli astri che circondano la graziosa Luna
di nuovo celano
la loro immagine splendente
quando lei risplende piena
al culmine del suo fulgore.
[Anche questa è una metafora della bellezza: quando è troppo fulgida,
oscura tutto quanto le sta intorno.]
--------------------------------------------------------------------------------
Segue ora quella che potremmo definire una breve collezione di aforismi:
Fr. 47
Eros ha scosso il mio animo
come il vento che irrompe
contro le querce dei monti.
Fr. 50
Chi è solo bello lo è nella misura in cui
appare bello allo sguardo:
invece chi è nobile d'animo
sarà subito anche bello.
Fr. 56
Sono convinta che in nessun tempo
ammirerà la luce del Sole
una fanciulla della tua stessa sapienza.
Fr. 105
Come la dolce mela rosseggia all'estremo del ramo,
proprio nel punto più alto,
cosicché i coglitori di mele la tralasciarono;
ma in verità non la trascurarono:
solo non riuscirono ad avvicinarcisi.
[Forse un modo di consolare una ragazza non troppo bella che nessuno voleva in moglie.]
Fr. 120
Non sono in me collera e rancore:
ho l'animo quieto.
Fr. 147
Dico che qualcuno
conserverà memoria di noi.
[La poesia come lascito che vive dopo di noi e porta il nostro nome nei secoli...
Ma quanta delicatezza e quanto pudore rispetto a quanto, cinque secoli dopo,
scriverà Orazio della propria poesia:
* Ho innalzato una testimonianza più duratura del bronzo
e più imponente della mole regale delle piramidi,
che né le piogge voraci né il turbinoso vento del nord
potranno scalfire, e neppure l'interminabile
successione degli anni e il fuggire dei secoli. *]
--------------------------------------------------------------------------------
Fr. 168
La Luna è tramontata
e così le Pleiadi.
La notte
è nel suo cuore.
Il tempo fugge.
E io dormo sola.
[Il silenzio della notte occasione per un'amara riflessione sul tempo che fugge e non torna.]
--------------------------------------------------------------------------------
Fabrizio Ivaldo
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Fr. 2
Da Creta vieni a me
a questo tempio sacro,
dove si trova un amabile bosco di meli,
con altari su cui brucia l'incenso
e l'acqua fresca che mormora
fra le fronde degli alberi.
Tutto intorno
è ombreggiato dai roseti.
Dalle foglie che ondeggiano
scende un sonno carico di magia.
Dolce sospira il vento
sopra il prato, ricco di fiori primaverili,
ove pascolano i cavalli.
Qui tu, o Cipride, versa dolcemente
nelle coppe d'oro
il nettare colmo di gioia.
[Frammento di un'ode, a tratti abbastanza oscuro nel linguaggio e non facile da tradurre.
Troviamo alcuni temi classici della poesia di tutti i tempi (l'acqua dei ruscelli che mormora,
il dolce sospiro del vento, persino il sonno come magia, duemilaquattrocento anni prima della Walkiria...).
Cipride è la dea Venere.]
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Fr. 16
Sulla nera terra - dicono alcuni -
la cosa più bella è un'armata di cavalieri;
altri dicono di fanti, altri di navi.
Per me, invece,
è ciò che si ama.
E' facilissimo chiarirlo a tutti:
anche Elena, bellissima
fra gli esseri umani, abbandonato
lo sposo ricco di ogni virtù,
andò per mare fino a Troia
ed obliò la figlia e i genitori amati.
Cipride la trascinava via
innamorata.
Ora mi ha ricordato Anattoria
che è lontana.
Vorrei rivedere l'amabile suo incedere,
e il chiaro splendore del suo viso
molto più che i carri dei Lidi
o le armi dei fanti.
[La malinconia per la lontananza di un'allieva, andata sposa in un paese lontano,
raccontata attraverso la metafora dell'amore come la molla in grado di stravolgere ogni nostra scala di valori.]
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Fr. 31
Mi pare beato come uno degli dei
l'uomo che siede di fronte a te
e ti ascolta da vicino
mentre parli dolce
e ridi amorosa; e questo mi sconvolge
il cuore nel petto.
Appena ti guardo, infatti...
ecco: non posso più parlare,
la lingua mi si è spezzata; subito
sotto la pelle sento scorrere
una fiamma sottile,
con gli occhi
non vedo più, le orecchie
mi rimbombano. Sono
madida di sudore, un tremito
mi prende tutta.
Sono più verde dell'erba.
Mi pare di essere
poco lontana dalla morte.
[L'esperienza della gelosia che sconvolge.
Questa celebre poesia fu tradotta in latino, con qualche licenza, da Catullo.
Ecco di seguito la mia traduzione di questa seconda versione.
Per tradurre l'originale di Saffo ho scelto un metro libero e molto frammentato,
per cercare di riprodurre lo sconvolgimento interiore della protagonista;
mi è invece parso più indicato un metro regolare per rendere il testo di Catullo,
che nasce come deliberato "pezzo di bravura" letterario.
* Mi sembra che sia simile ad un dio
(che sia anche meglio degli dei, se è lecito)
mentre ti siede in fronte e di continuo
ti guarda e ascolta
mentre ridi amorosa, e a me tapino
ciò toglie tutti i sensi; non appena
ti guardo, infatti, Lesbia, non mi resta
più voce in bocca.
Mi si blocca la lingua, ed una fiamma
sottile scorre sotto la mia pelle,
le orecchie rombano e una doppia notte
mi copre gli occhi. *]
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Fr. 34
Gli astri che circondano la graziosa Luna
di nuovo celano
la loro immagine splendente
quando lei risplende piena
al culmine del suo fulgore.
[Anche questa è una metafora della bellezza: quando è troppo fulgida,
oscura tutto quanto le sta intorno.]
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Segue ora quella che potremmo definire una breve collezione di aforismi:
Fr. 47
Eros ha scosso il mio animo
come il vento che irrompe
contro le querce dei monti.
Fr. 50
Chi è solo bello lo è nella misura in cui
appare bello allo sguardo:
invece chi è nobile d'animo
sarà subito anche bello.
Fr. 56
Sono convinta che in nessun tempo
ammirerà la luce del Sole
una fanciulla della tua stessa sapienza.
Fr. 105
Come la dolce mela rosseggia all'estremo del ramo,
proprio nel punto più alto,
cosicché i coglitori di mele la tralasciarono;
ma in verità non la trascurarono:
solo non riuscirono ad avvicinarcisi.
[Forse un modo di consolare una ragazza non troppo bella che nessuno voleva in moglie.]
Fr. 120
Non sono in me collera e rancore:
ho l'animo quieto.
Fr. 147
Dico che qualcuno
conserverà memoria di noi.
[La poesia come lascito che vive dopo di noi e porta il nostro nome nei secoli...
Ma quanta delicatezza e quanto pudore rispetto a quanto, cinque secoli dopo,
scriverà Orazio della propria poesia:
* Ho innalzato una testimonianza più duratura del bronzo
e più imponente della mole regale delle piramidi,
che né le piogge voraci né il turbinoso vento del nord
potranno scalfire, e neppure l'interminabile
successione degli anni e il fuggire dei secoli. *]
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Fr. 168
La Luna è tramontata
e così le Pleiadi.
La notte
è nel suo cuore.
Il tempo fugge.
E io dormo sola.
[Il silenzio della notte occasione per un'amara riflessione sul tempo che fugge e non torna.]
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© traccefresche1999 -2006
Per chi volesse leggere inoltre l'appello "Dichiarazione sul suolo", lo troverebbe sul "Blog", qui: http://www.amos.splinder.com/
* Coloro che possono farti credere assurdità, possono farti commettere atrocità. * [Voltaire]