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La Terra non è nostra, ci sfratterà

di Maurizio Maggiani - 30/03/2011


Ieri ho passato gran parte della giornata a fare quello che hanno fatto altre migliaia di persone in questo Paese e, credo, alcune decine di milioni di altri esseri umani nel mondo: sono rimasto appiccicato al computer per sfogliare le migliaia di pagine sul terremoto e sullo tsunami che hanno devastato il Giappone. Cercando con ossessivo puntiglio le immagini più efficaci, ovvero più tragiche, le più descrittive, ovvero le più orripilanti. In preda, e sono ragionevolmente certo allo stesso modo degli altri milioni di compaesani terresti, a forti e contrastanti sentimenti. Meraviglia, sgomento, pietà, paura. Paura, sopra ogni altra cosa.

 Sorgiva, primordiale, irragionevole paura. Irragionevole nel senso innanzitutto del suo sovrastare la ragione, del venire prima del Maurizio Maggianiragionamento e occupare la mente senza lasciargli spazio alcuno. Quei filmati senza regia e senza qualità coinvolgono assai di più e più profondamente di un raffinato film catastrofico: sono la verità, sono non quello che accadrà se le cose vanno nel verso sbagliato, ma quello che è già accaduto, perché le cose prendono una brutta piega nella realtà oltreché al cinema. La paura è la bestia più crudele che ti si può mettere alle calcagna, la condizione più debilitante per la vita stessa di un uomo. Ho imparato nel corso delle epoche della mia vita a controllare, dominare, reprimere e rendere il più possibile innocue le mie paure, ma ieri le mie consolidate arti non hanno funzionato. Ho avuto paura e basta.

Paura di che? Paura di uno tsunami? No, so che non vivo in un mare adatto allo svolgersi di un fenomeno del genere. Non paura di un fatto specifico, di una calamità probabile; non paura per me o per la mia famiglia, per la mia città o il mio Paese. No, assai peggio, una paura più radicale e ancestrale: paura del mondo per il mondo. La cosa che ieri mi ha più colpito è stata una notizia del tutto secondaria: il terremoto ha spostato di 10 centimetri l’asse terrestre. Cosa significa? Niente, praticamente. Non è neppure la prima volta che accade che si sappia, visto che già per il grande terremoto del 1960 in Sud America è successo uno spostamento anche più significativo. Solo, il tsunami 4giorno non sarà più quello di ieri l’altro, ma più breve di qualche milionesimo di secondo.

Nessun orologio al polso di un umano potrà prenderne nota, ma solo quei pochi orologi nei centri di ricerca che ticchettano il tempo siderale, misurano per i millenni e oltre a beneficio di scienziati che si occupano di ciò che non vedremo e non vivremo mai. Eppure, a pensarci, è un accadimento di una forza sovrumana inimmaginabile. L’onda terrificante di uno tsunami la vedi e perciò la puoi contenere in uno spazio e in una misura: puoi fartene una ragione. Ma che la terra possa sradicarsi dal suo asse, quello proprio è al di sopra del tuo raziocinio. Ecco, il punto è questo: la Terra non è a misura dell’uomo. A meno che tu non appartenga al più candido e fervido culto creazionista e ti sia convinto che la Terra e l’Universo intero siano lì per te e solo per te, questo te lo devi ficcare bene in testa.

Alla Terra non gliene frega niente di averti sul suo groppone, non lo sa e non è nella sua natura di venirlo a sapere. La Terra non segue le leggi e le esigenze umane che formulano quelle leggi, non è né protettiva né nemica, né ragionevole né irragionevole; non è destinata a nulla, se non a far parte della catena gravitazionale che lega il sistema solare a cui appartiene, quello alla galassia, e la galassia all’Universo misurabile, e quello a un ultra, o multiplo Universo che non è ancora certo cosa sia, se non rilevabile prima o poi in certe complesse equazioni di improbabile soluzione. Abbiamo colonizzato la Terra, ne siamo una delle specie dominanti, appena al di sotto dei virus come capacità di adattamento, ma non per questo ne siamo padroni, non per questo possiamo esercitare su di lei un controllo che non sia di assoluta superficialità. Possiamo arrecare molti danni alla Terra, e ci stiamo applicando con zelo a questo, ma la Terra ha energie tali che l’esistenza della nostra specie è appesa al filo dell’assoluta casualità. No, la tsunami 5Terra non è a nostra disposizione, e noi viviamo nella stupida illusione di esserne i padroni.

C’è una qualche morale da ricavare da tutto ciò? No, come non c’è alcun rimedio né alcuna alternativa. C’è solo, volendo, da rendere più vivo, per chi lo possiede, e cercare di inculcarlo in chi non ce l’ha, il senso delle proporzioni. E, dotati di un più solido senso delle proporzioni, noi umani potremo coltivare con più spirito la pietà per noi stessi. Volerci più bene, se non sembri un’espressione troppo banale, nudi come siamo al cospetto del mondo, incapaci di difenderci dalla nostra stessa stupidità. E riuscire ad arrivare all’appuntamento con il grande Big One, che un giorno o l’altro, tra cento o mille generazioni, si presenterà, con un po’ di decoro; senza troppi, e insignificanti, atti di dolore da recitare al cospetto della Fine. Che sarà solo la fine di quel che siamo, non quella dell’Universo, che non ci contempla nelle sue priorità.

(Maurizio Maggiani, “La grande onda della mia paura”, da “Il Secolo XIX” del 13 marzo 2011, www.ilsecoloxix.it).