A quanto pare la polemica sul certificato di nascita di Obama è finita. Il presidente lo ha mostrato pubblicamente. Meglio così. La questione non era marginale:  se davvero non fosse nato negli Usa non avrebbe potuto essere presidente. Andava però sollevata per tempo ovvero al momento della sua candidatura e avanzando subito sospetti fondati.

Come invece accade troppo spesso nelle democrazie occidentali, questioni marginali, ma molto medicatiche, diventano centrali e quasi ossessive. Sappiamo tutto del divozio di Sarkozy e del matrimonio con la Bruni, delle amanti di Berlusconi, mentre l’America da tempo si interroga sul certificato di nascita di Obama basandosi sulle speculazioni di giornalisti scandalistici. E vogliamo ricordare il sexgate di Clinton? E gli scoop sensazionalisti inventati a raffica dagli spin doctor di Blair?

Il gossip vince sulla politica, anzi il gossip diventa politica. E dei problemi seri non parla nessuno; perchè annoiano, dunque non fanno audience; richiedono comprensione e analisi, dunque sforzo, mentre la politica deve saper intrattattenere, divertire, stupire, manco fosse un reality e i cittadini fossero spettatori (e/o tifosi di destra o di sinistra) anziché elettori consapevoli.

Aggiungete un aspetto che sfugge ai più: i programmi non importano più, nessuno li legge; contano poco anche le idee, i partiti sono influenti. Contano sempre di più, invece, la personalità del candidato, la sua capacità di creare empatia, di intuire e intepretare gli umori degli elettori; sempre con un orizzonte di breve periodo e infischiandosene della coerenza.

La democrazia è diventata spettacolo?