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Gli americani non bastano mai

di Angelo Mastrandrea - 10/06/2006



800 milioni di dollari dal Pentagono per costruire una nuova base a Vicenza. Ospiterà duemila parà, di passaggio per l'Iraq e l'Afghanistan. L'ultima parola al governo Prodi

È già scritto nero su bianco. Con tutti i dettagli: una mensa per 1.300 persone e 454 posti a sedere, 58 «suite residenziali» per i familiari del personale, centri commerciali e palestre, linee telefoniche ed elettriche, fognature e servizi telematici. Insomma, una vera e propria cittadella. Targata Esercito Usa, laddove oggi esiste un aeroporto civile. A Vicenza, Italy. Non che la notizia non sia già filtrata, tanto che un burrascoso consiglio comunale convocato in via straordinaria lo scorso 26 maggio ha spaccato la maggioranza di centrodestra, con il sindaco forzitaliota Enrico Hullweck amareggiato per il tradimento di An e Lega che non si sono pronunciati apertamente a favore come lui avrebbe voluto. E con il centrosinistra compatto contro la base, mentre un gruppo di cittadini occupava l'aula per protesta contro il progetto. Risultato: un sostanziale no agli americani e il sindaco che per cercare di riequilibrare la partita invoca un referendum tra la popolazione. Che non parrebbe però così ben disposta nei confronti degli esuberanti parà a stelle e strisce: non si contano gli episodi di ubriachezze moleste, risse da saloon, tentativi di stupro e incidenti stradali. Non proprio il massimo per una città sedotta dalle sirene leghiste e nazionalleate della sicurezza.
Ciò che non era finora noto sono invece i dettagli del progetto. Come quello per cui le aree civile e militare dell'attuale aeroporto Dal Molin saranno invertite, per consentire il «ricongiungimento funzionale» con l'altra base Usa, quella di Ederle. Che il nuovo insediamento ospiterà circa duemila soldati e che la 173esima Aerobrigata, impegnata da subito nel Kurdistan iracheno durante la guerra in Iraq, sarà così potenziata e trasformata in una non meglio precisata Unità d'azione. E che il Pentagono non baderà a spese, se è vero che ben 11 milioni e 850 mila dollari saranno utilizzati solo per la costruzione di un centro fitness, composto di una «palestra polivalente per attività sportive/addestrative singole e di gruppo, una pista di jogging sopraelevata e una piscina coperta». Sommando le varie voci di spesa, si superano abbondantemente gli 800 milioni.
Non è chiaro se il governo Berlusconi abbia firmato un accordo con gli statunitensi. In tal caso sarebbe segreto come la totalità dei trattati italo-americani dal 1954 a questa parte, nonostante le ricorrenti richieste di desecretazione e un progetto di legge a tal proposito presentato dal verde Mauro Bulgarelli. E' certo invece che il progetto è ben dettagliato e le planimetrie raccontano cosa sarà dell'intera area dell'aeroporto. O almeno dovrebbe essere. Se il parere del comune è infatti solo consultivo e le comunità locali non sono nemmeno contemplate nel processo decisionale, a rimettere in discussione tutto potrebbe essere il nuovo governo. Ed è possibile che nella contropartita per il ritiro italiano dall'Iraq, di cui il ministro degli Esteri Massimo D'Alema discuterà lunedì prossimo con il Segretario di stato Usa Condoleeza Rice, e il ben più lento abbandono americano della Maddalena potrebbe finirci anche la nuova base vicentina. Come dire, mandiamo via le truppe da Nassiryia e in cambio rafforziamo le basi logistiche fondamentali per mantenere il raccordo con l'occupazione del paese. Già ai tempi dei bombardamenti sull'Iraq e prima ancora sull'Afghanistan la caserma Ederle ha svolto un ruolo di supporto importante per gli americani: è da qui che sono partiti aerei, armi e mezzi per la guerra. Tanto da solleticare a più riprese le azioni dei pacifisti locali, che a più riprese tentarono di bloccare le partenze dei treni per l'altra base di Camp Darby, da cui i mezzi bellici sarebbero stati trasportati al porto di Livorno per essere imbarcati in direzione Iraq.
In assenza di certezze, chi ostenta sicurezza sono proprio gli americani. Che paiono aver previsto tutto nei dettagli: la base suddivisa in un'area logistica, una tattica e una terza abitativa, i lavori affidati a ditte italiane, in pole position i gruppi Maltauro e Marchetti. Nero su bianco anche i costi stimati: 13 milioni e 454 mila dollari per la mensa e «aule per attività di formazione e addestramento»; 10 milioni e 400 mila dollari per la costruzione di 58 «suite residenziali» questa volta all'interno della base Ederle, costituite ognuna da «una zona giorno/pranzo con angolo cottura, un bagno e una camera da letto»; circa 20 milioni di dollari per la costruzione di tre edifici per «officine manutenzione veicoli tattici». E così via elencando, dai due edifici per quartier generale di battaglione alla centrale telefonica per comunicazioni. Fino al sopracitato centro fitness, con tanto di «aree per addestramento fisico e da combattimento», campi da «racquetball» e da pallacanestro. Con qualche concessione di facciata al territorio su cui si costruisce, come per gli «edifici e strutture coperte per il controllo accessi», che costituiranno l'interfaccia con l'esterno della base e per questo la loro estetica «riprenderà i caratteri stilistici architettonici palladiani o tipica del nord Italia». E un cuore che più americano non si può, con due fast food e un centro commerciale made in Usa.
Fin qui il progetto, della cui fattibilità il Pentagono cerca di convincere, più che il comune sedotto, stando a voci vicentine, con una ottantina di miliardi (sempre di dollari, ovviamente) e la promessa di un po' di appalti a ditte italiane, la riluttante popolazione. Sì, perché già a Rimini lo scorso anno un analogo tentativo di trasformare l'aeroporto civile in una struttura militare Usa era finito male. «Avevano cercato un accordo tra una compagnia privata statunitense addetta al trasporto delle truppe e l'azienda mista pubblico-privato che gestisce l'aeroporto», spiega Bulgarelli. Ma il risultato era stato un grande scontro nell'amministrazione provinciale, di centrosinistra, e nella società aeroportuale. E la trattativa era saltata, nonostante il contratto fosse già stato firmato. Questa volta ci riprovano cercando un accordo istituzionale. Dovesse andar male, sarebbe già pronta la soluzione di ripiego. In Germania.