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La Nato in Libia: un "universo alternativo"

di Wayne Madsen - 13/06/2011

   
   

Il Pentagono e i suoi partner della NATO sono occupati in una delle più smaccate e intense manovre di propaganda delle loro operazioni militari dal tempo in cui si stavano preparando per l’attacco della "Coalizione dei Volenterosi " contro l’Iraq. Le indicazioni secondo cui il governo di Muammar Gheddafi stia per cadere e che la vita di Tripoli è in una fase di stallo per via della campagna dei bombardamenti NATO non corrispondono alla realtà, come qualsiasi osservatore non tendenzioso che di recente è stato a Tripoli potrebbe testimoniare.

Per partecipare alla "guerra dell’informazione" della NATO contro la Libia, lo schieramento della stampa della grande finanza si è riunito a Tripoli, con la presenza dei corrispondenti di guerra del Pentagono per il New York Times, il Washington Post e il Los Angeles Times, ed è riuscito a dar voce alla propaganda del Pentagono e della NATO con la fabbricazione di report fasulli.

In un articolo da Tripoli, Simon Denyer del Post ha suggerito che il governo libico stia simulando che le vittime siano dovute alle missioni aeree della NATO sugli obbiettivi civili invece che a cause non inerenti ai combattimenti. La stessa idea è stata ripetuta da John Burns, impegnato a far salire il conto che il New York Times dovrà pagare col suo soggorno a Tripoli, che ha riportato la stessa linea di propaganda del Pentagono. Siccome sono stato all’ospedale El Khadra a Tripoli, posso testimoniare che molti individui sono stati feriti dai bombardamenti NATO, e molti avevano ferite dovute alle scheggie delle granate nelle gambe, nelle braccia e nel torso.

Mentre il Cancelliere tedesco, Angela Merkel, è stata incensata dal Presidente Barack Obama a Washington per aver impiegato le forze militare del suo paese della campagna della NATO contro la Libia, la Deutsche Presse-Agentur, un’agenzia di stampa tedesca, ha scorrettamente riportato che la vita a Tripoli, una città di 1,3 milioni di abitanti, è in una fase di immobilismo, che le scuole sono chiuse e i negozi sbarrati, e che le forze fedeli a Gheddafi sono sempre più sotto pressione, con alcuni reparti in ammutinamento.

Il mio racconto da Tripoli narra che il 6 giugno gli studenti di tutte le età andavano ancora a scuola, che i negozi erano aperti, anche se alcuni mercati alimentari più grandi hanno un orario di apertura limitato a causa delle sanzioni della NATO sulle merci importate in Libia per aereo o per nave, e che la vita a Tripoli continua normalmente. Le sanzioni della NATO hanno provocato lunghe file di auto, camion e taxi incolonnate per fare rifornimento nel momento in cui le stazioni di servizio ricevono la benzina dalla Tunisia o dalle raffinerie locali.

Le sanzioni della NATO e i loro effetti della vita dei libici che vivono nella regione occidentale, controllata dal governo centrale, sono una forma di "punizione collettiva" progettata per indebolire il popolo libico che in questa parte del paese ha sinora sostenuto il governo legittimo. Comunque, le sanzioni stanno avendo l’effetto opposto e anche le persone che prima erano favorevoli a un cambiamento di regime, ora stanno avvicinandosi ai leader del governo vedendo come la NATO cerchi di introdurre un’amministrazione neo-coloniale. Dato che l’Italia è un membro della coalizione NATO, i libici ricordano le atrocità commesse in Libia dagli italiani durante l’occupazione coloniale fascista e per questa ragione i libici sosterrano Gheddafi contro gli italiani, i francesi e i britannici che, assieme agli americani e ai canadesi, cercano di imporre un regime fantoccio a Tripoli.



La NATO ha adottato la tattica della “punizione collettiva” di stampo israeliano da infliggere sulla popolazione che vive nella zone controllate dal governo.

Le sanzioni sui carburanti hanno provocato lunghe file per il rifornimento a Tripoli, come si può notare da questi taxi (sulla destra) incolonnati dopo la consegna della benzina alle stazioni di servizio.

I libici occidentali che hanno contatti con i loro parenti a Benghazi, la città orientale sotto il controllo del Consiglio di Transizione Nazionale, hanno parlato della presenza dei gruppi dell’opposizione esiliati - da tempo supportati dalla CIA, dall’MI-6 britannico e dalla Direction General de la Securite Exterieure (DGSE) francese -, dei recenti transfughi dal governo di Gheddafi e dagli estremisti wahabiti salafiti incoraggiati e finanziati dall’Arabia Saudita, dal Qatar e dagli Emirati Arabi Uniti, e ci parlano di come la vita sia cambiata sotto i ribelli. Le donne nelle città come Derna, che è sotto il controllo dei veterani salafiti delle operazioni di "Al Qaeda" in Afghanistan e in Iraq, nelle cui fila ci sono anche alcuni detenuti liberati da Guantanamo, hanno paura di lasciare le loro abitazioni perché i salafiti hanno imposto codici di comportamento radicali alle donne che appaiono in pubblico senza velo. Sotto Gheddafi, non c’erano restrizioni su quello che le donne o gli uomini potessero indossare in pubblico. Comunque, gli uomini non possono avere la barba nelle foto dei loro passaporti. L’esistenza di passaporti libici con le foto dei barbuti leader salafiti nel movimento dei ribelli indica che le autorità ribelli di Benghazi hanno stampato passaporti falsi.

Gli impiegati del settore pubblico, tra cui gli insegnanti, che vivono nella regione orientale tenuta dai ribelli non sono stati pagati dal momento che i capi della ribellione hanno saccheggiato 900 milioni di dinari libici e di 500,5 milioni di dollari di contanti che erano nei forzieri della Banca Centrale Libica di Benghazi. Anche se il governo centrale di Tripoli volesse aiutare i cittadini libici che vivono nell’oriente, non c’è modo di trasferire il denaro agli impiegati pubblici disoccupati, così come ai pensionati e a quelle famiglie che ricevevano 500 dollari al mese grazie al programma di redistribuzione delle entrate petrolifere. Il “Ministro delle Finanze” dei ribelli libici, Ali Tarhouni, è ritenuto un agente di lungo corso della CIA ed è la persona che ha pianificato il furto dalle casseforti della Banca Centrale di Benghazi, grazie all’assistenza degli scassinatori, addestrati dalla CIA, degli Emirati Arabi Uniti.

Alcuni dei ministri libici che sono usciti dal governo per entrare nelle fila dei ribelli erano già noti per essersi opposti alle politiche redistributive di Gheddafi e erano già al tempo interessati a ingrassare i loro conti correnti bancari e i portafogli degli investimenti. Non è una coincidenza che uno dei primi obbiettivi degli attacchi aerei della NATO a Tripoli è stato condotto contro l’ufficio a cui erano attribuite le indagini sulle accuse di frode rivolte contro alcuni funzionari governativi. Molti degli ufficiali sotto indagine per frode e corruzione, tra cui alcuni ministri del governo Gheddafi, sono ora funzionari di alto livello nel Consiglio di Transizione Nazionale, che è già stato riconosciuto da Francia, Italia, Regno Unito e da altri paesi della NATO come il governo "legittimo" in Libia. Le nazioni occidentali stanno intavolando trattative con i leader ribelli per le nuove concessioni petrolifere che permetteranno di soddisfare gli interessi di Big Oil invece di quelli del popolo libico.

La buona notizia è che gli archivi delle frodi e delle corruzioni presenti nell’edificio colpito dalla NATO erano stati spostati in un posto sicuro e che questi documenti verranno utilizzati come prova per incriminare i transfughi che ora sono al servizio del Consiglio Temporaneo. Tra i ministri e i consiglieri implicati nella corruzione ci sono l’ex Ministro della Giustizia Mustafa Abdel Jalil, adesso capo nominale dei ribelli ad interim ma senza alcun potere; Mahmoud Jibril, il Ministro per la Pianificazione addestrato dagli USA e direttore del Tavolo dello Sviluppo Economico, che ha ora l’incarico di Primo Ministro della “Repubblica Libica” dei ribelli, il dottor Ali el-Essawi, il Ministro del Commercio e dell’Industria e ex ambasciatore in India che è anche membro della Fratellanza Musulmana, il Ministro degli Interni Abdul Fatah Yunis e un amico stretto di Gheddafi ed ex capo dell’intelligence libica e Ministro degli Esteri, Musa Kusa, un altro amico intimo di Gheddafi che era il punto di riferimento della CIA nelle sue "extraordinary rendition" e nel programma di rapimenti in Libia.

Ironicamente, alcuni degli estremi jihadisti e musulmani che erano nel mirino dei programmi di tortura e di sequestro della CIA ora stanno combattendo con i ribelli nell’est libico e, nel caso di Derna, hanno installato un "emirato islamico" di stampo talebano.

Per quanto riguarda il supporto francese ai ribelli libici, c’è la prova che il presidente Nicolas Sarkozy e Bernard-Henri Levy, il filosofo amico del presunto predatore sessuale e ex presidente del Fondo Monetario Internazionale Dominique Strauss-Kahn, hanno sostenuto i ribelli per permettere ad Israele di estendere la sua influenza per compensare le perdite che Tel Aviv ha avuto in Egitto. Ci sono stati dei report credibili secondo cui Levy, che ha appoggiato le rivolte fin dall’inizio, durante una recente visita a Benghazi ha convinto i ribelli di permettere a Israele di attivare una base militare dell’est Cirenaica con un contratto di affitto di trenta anni. Per ottenere la base, Israele avrebbe esercitato ala sua influenza su Washington, Londra, Parigi, Berlino e Roma per far sì che la NATO innalzasse il livello del conflitto in Libia e che Israele potesse fornire un aiuto segreto ai ribelli con l’invio di reparti scelti e con l’assistenza dell’intelligence. Dopo questo andirivieni diplomatico di Levy tra Benghazi e Gerusalemme dove ha incontrato il Primo Ministro Binyamin Netanyahu, la NATO ha utilizzato per la prima volta gli elicotteri d’assalto nella campagna libica.

Non c’è stato alcun accenno al coinvolgimento di Israele in Libia nelle pagine del New York Times, del Washington Post o del Los Angeles Times, fatto non sorprendente considerando le inclinazioni pro-Israele della proprietà di questi giornali.

Non c’è stata neppure una citazione nei media occidentali, dopo tutto lo zelo applicato alla promozione della linea del Pentagono e della NATO, che alcuni ribelli libici avrebbero accettato un’amnistia offerta dal governo se avessero restituito le armi. Dopo che i ribelli hanno reso le armi a Misurata e nelle montagne occidentali, la NATO ha incrementato i suoi bombardamenti nelle due regioni.

I "corrispondenti di guerra" dei media di regime viaggiano tutti assieme e anche se sono americani, britannici, francesi, tedeschi, canadesi o italiani scimmiottano la linea delle forze occidentali. Nel caso della Libia, i cronisti di guerra delle multinazionali esaltano i successi dei ribelli mentre i loro colleghi al Rixos Hotel di Tripoli sfruttano ogni possibilità per descrivere come sia falso il governo libico e come amplifichi la portata dei danni collaterali della NATO. Comunque, questo giornalista ha testimoniato il risultato del bombardamento NATO nel quartiere residenziale di Tripoli che ha ucciso cinque persone, tra cui il figlio di Gheddafi, Seif al-Arab Gheddafi, e tre suoi nipoti. Le case dei vicini, che sono solo a un isolato di distanza dall’ambasciata della Costa d’Avorio, sono anch’esse state seriamente danneggiate dall’attacco della NATO.



Il salotto del vicino di Saif al Arab Gheddafi dopo il bombardamento

La NATO afferma di aver bombardato solo obbiettivi militari e i media occidentali hanno ripetuto la loro propaganda con i loro dispacci da Tripoli.

Altri articoli dei media di regime a Benghazi hanno parlato delle vittorie dei ribelli nella parte occidentale della Libia, in città lungo la strada principale che collega Tripoli al confine tunisino. Avendo viaggiato su questa strada il 6 di giugno, questo giornalista può testimoniare che non c’era segno della presenza dei ribelli, e che in ogni città da Tripoli alla frontiera sventolava la bandiera verde della Jamahiriyah. Non c’erano bandiere del precedente regime monarchico feudale, quelle usate dalle forze ribelli, da Tripoli alla Tunisia. L’unico sparo sentito in questa regione è stato quello delle truppe tunisine per cercare di spaventare i lavoratori africani in fuga per i combattimenti in Libia che oltrepassavano il confine non sorvegliato nei pressi delle stazioni della dogana.

Il governo libico ha istituito un numero telefonico della Tunisia che promette ai lavoratori profughi un alloggio e un sostegno finanziario se ritorneranno in Libia. I ribelli hanno attaccato molti lavoratori di colore dei paesi sub-sahariani e del Sahel solo per il colore della pelle. Alcuni di questi lavoratori sono stati uccisi e feriti e molte donne africane di colore, comprese le mogli e le figlie dei lavoratori ospitati, sono state violentate dai ribelli. E ancora sono state diffuse bel poche notizie sulla violenza degli arabi sui neri nei media mainstream, sempre ansiosi di aggiornarci sulle iniziative del Pentagono, della CIA, della Casa Bianca e del quartier generale della NATO a Bruxelles.

Non c’è nemmeno una menzione del modo in cui vengono smaltiti i corpi delle vittime della violenza dei ribelli, ossia con un ammasso di corpi che vengono incendiati per eliminare le tracce dei crimini contro l’umanità commessi dalle forze ribelli appoggiate dagli Stati Uniti e dalla NATO.

È già stato detto che, in guerra, la prima vittima è la verità. Comunque, i giornalisti hanno il dovere di riportare la realtà dei fatti indipendentemente dalle fisime dei loro governi. Così come abbiamo visto in Libia e prima in Iraq, in Afghanistan, Pakistan, Libano, a Gaza e nei Territori Occupati, in Darfur, in Rwanda, Somalia e Yemen, i giornalisti moderni che operano in questi giorni sono solo gli stenografi dei loro padroni delle aziende multinazionali che, a turno, tirano le corde delle marionette che sono a Washington, Bruxelles, Londra, Parigi, Roma e Berlino.

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Fonte: http://www.strategic-culture.org/news/2011/06/08/natos-alternate-universe-in-libya.html


Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di SUPERVICE