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L’Iran in cerca di alleati

di peacereport - 16/06/2006

L’Iran in cerca di alleati
Summit della Sco, la Nato dell'Est, a Shanghai. Teheran ha chiesto di farvi parte
I sei capi di Stato della ScoL’hanno ribattezzata “la Nato dell’Est”, “il nuovo Patto di Varsavia.
L’
Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai (Sco) – che raggruppa Cina, Russia, Uzbekistan, Kazakistan, Kirghizistan e Tagikistan – si riunisce oggi nella megalopoli cinese di Shanghai per il quinto summit annuale dei capi di Stato dei Paesi membri. La scelta della città, che è anche sede del Segretariato della Sco, è celebrativa: quest’anno infatti ricorre il decimo anniversario della fondazione del gruppo dei Cinque di Shanghai, il nucleo originario della Sco al quale, nel 2001, si aggiunse l’Uzbekistan con il conseguente cambiamento di nome. E ora potrebbe essere il turno dell’Iran, per la gioia di Washington. Lo straordinario interesse verso il summit di Shanghai mostrato dai media occidentali, che normalmente non parlano mai della Sco – quasi a volerne negare l’esistenza – è infatti dovuto alla partecipazione del presidente iraniano Mahmoud Ahmedinejad.

Ahmedinejad al suo arrivo in Cina Teheran vuole il sostegno della Sco nella sfida con gli Usa. L’Iran fa già parte della Sco come “osservatore” assieme al Pakistan, all’India e alla Mongolia. Ma la differenza è che il regime di Teheran ha chiesto di poter diventare al più presto possibile “membro” a tutti gli effetti dell’ Organizzazione. Per un’ovvia ragione: rafforzare l’alleanza con le potenze cinese e russa in vista dello scontro diplomatico con gli Usa e l’Occidente. Una richiesta, quella iraniana, che ha imbarazzato tutti i governi della Sco, che infatti hanno deciso di rimandando la scottante decisione.
Kazakistan, Kirghizistan e Tagikistan hanno reagito tiepidamente. La Russia non si è pronunciata per non irritare troppo la Casa Bianca (già furiosa per la recente vendita russa all’Iran di 29 sofisticatissimi missili antiaerei Tor-M1). Evidente entusiasmo è stato invece mostrato dal regime anti-americano uzbeco di Islam Karimov, che l’anno scorso, con la benedizione della Sco, chiuse la base Usa di Karshi-Khanabad in rappresaglia alle critiche di Washington sul massacro di Andijan. Ma anche dal governo cinese, che ha un bisogno disperato del petrolio e del gas naturale iraniano, e che ha difeso a spada tratta l’Iran dalle accuse e dalle minacce statunitensi.

Donald Rumsfeld La reazione irritata di Washington e la difesa di Pechino. Quando a Washington è arrivata la notizia della richiesta d’ingresso di Teheran alla Sco, l’amministrazione Bush è saltata sulla sedia. Il segretario di Stato, Donald Rumsfeld, il 3 giugno ha tuonato contro “l’assurdità che un Paese che tutti sanno essere da tempo il principale stato terrorista al mondo, basta pensare al sostegno che ha sempre dato ad Hamas e Hezbollah, venga accolta in un’organizzazione che si prefigge tra l’altro di lottare contro il terrorismo”.
Tre giorni dopo, il Segretario Generale della Sco, il vicepremier e ministro degli Esteri cinese, Zhang Deguang, ha risposto dichiarando che “l’Organizzazione di Shanghai non tollera simili accuse dirette ai propri membri”, e affermando che “la Sco non avrebbe mai concesso lo status di osservatore a un paese che sponsorizza il terrorismo”.

Ufficialmente oggi non si parlerà di Iran. Il presidente cinese Hu Jintao, il russo Vladimir Putin, l’uzbeco Islam Karimov, il kazaco Nursultan Nazarbayev, il kirghizo Kurmanbek Bakiyev e il tagico Imomali Rakhmonov discuteranno di politica energetica e di cooperazione economica e militare. Ufficialmente l’argomento Iran non verrà nemmeno affrontato. Ma nei colloqui a margine dell’incontro, e soprattutto nel faccia a faccia tra Hu Jintao e Ahmedinejad, è chiaro che l’ingresso dell’Iran nella Sco verrà discussa.