Newsletter, Omaggi, Area acquisti e molto altro. Scopri la tua area riservata: Registrati Entra Scopri l'Area Riservata: Registrati Entra
Home / Articoli / Drastico taglio alle spese militari? No, sono un socialista antimperialista

Drastico taglio alle spese militari? No, sono un socialista antimperialista

di Stefano D'Andrea - 05/09/2011

   
   

Recentemente ho sottoscritto un appello che aveva ad oggetto cinque slogan. Uno dei cinque slogan era questo: “Drastico taglio alle spese militari e cessazione di ogni missione di guerra” (1).

Un appello si sottoscrive perché se ne condivide lo spirito di fondo e si conviene sull’utilità dell’iniziativa. Dissensi sui dettagli e magari anche su uno dei punti oggetto dell’appello non possono indurre ad astenersi dall’adesione; salvo assumere l’atteggiamento del fariseo che è disposto a servire soltanto la propria verità, atteggiamento sempre inutile e pernicioso ad ogni causa politica. In questo caso, al momento della sottoscrizione, le mie perplessità potevano, al più, cadere su altri punti, non su quello testé riportato.

In realtà, lo slogan “Drastico taglio alle spese militari e cessazione di ogni missione di guerra” si compone di due parti. Nessun dubbio si può avere sulla opportunità della “cessazione di ogni missione di guerra”. Anzi, si doveva essere anche più espliciti: cessazione della partecipazione dell’Italia alle guerre di aggressione; e disponibilità a risarcire i danni di guerra subiti dalle nazioni aggredite.

Invece, a ben riflettere, la prima parte dello slogan – “Drastico taglio alle spese militari” – pone qualche problema che la sinistra italiana non è solita sollevare e, anzi, tende a rimuovere. Vediamo di chiarire.

Se desideriamo restare nella NATO; accettiamo che sul territorio italiano siano installate basi militari di eserciti stranieri; intendiamo continuare a chiedere protezione in cambio di questa consolidata servitù; e tuttavia pretendiamo di osservare, al contrario di quanto è avvenuto negli ultimi anni, la Costituzione Italiana là dove essa vieta ogni guerra di aggressione, probabilmente la proposta del “Drastico taglio alle spese militari” è coerente con la nostra ignavia. La proposta sarebbe ancor più coerente se, pur invocando in linea astratta la protezione di diritti sociali e del lavoro in particolare, accettassimo i presupposti di fondo della ideologia globalista: libera circolazione delle merci, dei capitali e dei lavoratori. Se non ti opponi ai prepotenti e lasci aperte le porte di casa tua a chiunque voglia entrare, non hai bisogno di allarmi o di cani da guardia.

Insomma, se, da un lato, accettiamo di disintegrarci come Stato, nel senso che rinunciamo a dirigere e programmare l’attività economica che si svolge sul nostro territorio, destinato a restare parte dello “spazio globale senza frontiere”, e dall’altro consentiamo che il territorio italiano continui ad essere utilizzato dalla più grande potenza militare del nostro tempo, per il perseguimento dei suoi interessi geopolitici, forse abbiamo davvero bisogno soltanto di un esercito minimo. Il codardo, disposto a soddisfare sessualmente il padrone, non ha bisogno di allenarsi per resistere ai potenti e ai prepotenti.

Se, al contrario, un partito o movimento politico, da un lato, si pone l’obiettivo di riconquistare il diritto e il potere di programmare l’attività economica che si svolge dentro il territorio dello Stato e quindi intende sottrarre allo “spazio globale senza frontiere” quel territorio, sul quale non vigerà più il principio della libera circolazione delle merci dei capitali e del lavoro; e dall’altro intende vivere dignitosamente, senza basi straniere sul proprio territorio e senza i vincoli di sudditanza che esse implicano e comportano, allora un esercito popolare ben armato e organizzato, in grado di difendere il territorio dall’aggressione dei nemici esterni, è assolutamente necessario. Se non sei un codardo ed eviti di metterti al servizio di un padrone, sei costretto ad avere la capacità di difenderti, perché altrimenti il padrone ti distrugge (e se tu non ti prepari e ti fai distruggere te lo meriti).

Provo ad essere più analitico.

Un partito politico potrebbe proporre di attribuire ad ogni impresa e cittadino il diritto di utilizzare, sul territorio statale, tutte le possibili tecnologie senza pagare brevetti stranieri. Stabilendo una norma destinata a valere soltanto sul proprio territorio e volta ad attribuire ai propri cittadini e imprese un diritto (ma esponendosi all’emanazione di analoghe norme valide sui territori stranieri), lo Stato infligge un danno economico a imprese e cittadini stranieri. Perciò, gli Stati Uniti potrebbero sentirsi particolarmente danneggiati, posto che cittadini e imprese statunitensi hanno molti brevetti internazionali.

Un partito politico potrebbe proporre l’emanazione di una norma che crei il vincolo per i cittadini e le imprese italiane di reinvestire in Italia; e ciò sul presupposto che è assurdo che il risparmio accumulato dagli italiani sia libero di volare nello spazio senza frontiere per essere investito in un luogo, al fine di produrre in altro luogo beni che saranno rivenduti in un terzo luogo, per generare utili che saranno investiti in altro luogo ancora. La norma ipotizzata avrebbe l’obiettivo di evitare di essere costretti a distruggere il nostra sistema di tutele sociali per attirare il capitale straniero. Anche in questo caso, una norma giuridica, destinata a valere soltanto sul nostro territorio (un divieto o un vincolo all’espatrio del capitale) cagionerebbe un danno ad alcuni stati stranieri, tra i quali gli Stati Uniti d’America, che compensano i deficit di bilancio con l’afflusso massiccio di capitale da altri stati. Soprattutto quella norma potrebbe scavare un solco lungo il quale potrebbero procedere altri stati e ciò sarebbe gravemente dannoso per gli interessi dei cittadini e delle imprese statunitensi. Abbiamo visto che fine fanno gli stati che decidono di non utilizzare il dollaro. Gli Stati Uniti non consentono nemmeno che qualcuno tenti l’esperimento.

E infatti, un partito politico potrebbe anche volere che lo Stato si disfi pian piano dei dollari posseduti come moneta di riserva, consideri il dollaro carta straccia e ne vieti la circolazione per transazioni in cui è parte un cittadino o una impresa con sede principale nel territorio dello stato. Anche in questa ipotesi gli Stati Uniti non la prenderebbero bene. Anzi hanno già dimostrato che, in simili casi, la prendono molto male.

Non proseguo nell’elenco delle norme ipotetiche, che in realtà potrebbe essere infinito. E domando: un partito politico che persegua interessi come quelli tutelati dalle norme ipotizzate o da norme simili può al tempo stesso sostenere che è necessario un drastico taglio alle spese militari? I casi dell’Iraq e della Libia e ahinoi quelli che si profilano dell’Iran, della Siria e del Venezuela dimostrano che quando gli Stati Uniti hanno interesse a sanzionare un paese per una o altra ragione, lo aggrediscono militarmente. Molti altri casi storici dimostrano che gli Stati Uniti finanziano e organizzano colpi di stato per far cadere “regimi non amici”, ossia governi di stati i quali emanano norme destinate a valere sul territorio di quegli stati e che tuttavia sono sgradite agli Stati Uniti (anche la mancata emanazione di una norma che prevedesse la consegna di Osama Bin Laden in fondo è un caso, sia pure particolare, riconducibile alla regola generale).

La conclusione è agevole.

Chi si colloca dentro il nostro falso bipolarismo e vuole soltanto “migliorare” la politica del centrosinistra può anche proporre la drastica riduzione delle spese militari. Egli vuole restare sotto tutela militare straniera e non si propone di sfidare il principio della libera circolazione del capitale delle merci e del lavoro, nelle sue varie declinazioni e nei suoi corollari.

Invece, chi vuole distruggere il falso bipolarismo, riappropriarsi del potere di decidere di valorizzare il lavoro con norme giuridiche valevoli sul territorio dello stato (infischiandosene del contrario interesse degli stati-nazione dominanti) e tornare a lanciare una sfida al mondo per cospargerlo di rosso, deve possedere un esercito forte e motivato, capace di combattere per anni una guerra di guerriglia contro un esercito invasore molto più potente.

Il futuro della Libia in questo momento storico risiede nel suo esercito. Gli eserciti servono alle nazioni, non soltanto per aggredire, bensì per resistere. La resistenza normativa alla libera circolazione del capitale delle merci e dei lavoratori non vi può essere se non vi è un esercito che la presidi. E se le nazioni dominanti decidono di aggredire la resistenza nazionale, reputata, a torto o a ragione, eccessiva e fastidiosa, la forza, il coraggio, la fedeltà, e l’armamento dell’esercito e delle milizie popolari sono la fiaccola alla quale è legato il destino della nazione libera e aggredita.

Perciò, tra le migliaia di false notizie che provengono dai mercenari e dalla NATO, c’è da augurarsi che questa sia vera:

Il leader libico Muammar Gheddafi è ancora in grado di imporre le proprie forze di combattimento. Le truppe del colonnello si sono ritirate ordinatamente, ha detto Roland Lavoie, portavoce della NATO.
Secondo Lavoie, Gheddafi ha il “controllo totale” dei movimenti del suo esercito. Ha dimostrato ancora la “capacità di comandare le truppe, e di condurre l’attuazione delle sue direttive strategiche, compresa la gestione delle attrezzature militari” [Agence France-Presse]. Il portavoce della NATO ha messo in guardia contro l’idea che la forza di Gheddafi abbia preso il volo. Secondo Lavoie: “
le truppe lealiste di Gheddafi che possiamo vedere non sono allo sbando totale, sono in ritirata in modo ordinato, concedendo terreno e andando alla seconda miglior posizione da tenere per poter continuare la loro guerra (2).

Viva i popoli liberi che affrontano il rischio di essere aggrediti. Dieci popoli liberi e coraggiosi e l’impero statunitense morirà dissanguato.

*************************************************

Note:

(1) https://sites.google.com/site/appellodobbiamofermarli/

(2) http://gilguysparks.wordpress.com/2011/09/01/worlds-chronicles-1-0-1/

*************************************************